Il caso Tandoy al Teatro Quirino- Recensione

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Il caso Tandoy al Quirino

Il caso Tandoy al Teatro Quirino. Un famoso scrittore ed autore decide di mettere in scena la storia vera, ma dagli aspetti palesemente assurdi di un omicidio, commesso negli anni sessanta ad Agrigento, che generò all’epoca una serie di situazioni a cavallo tra l’intrigante ed il passionale. Il tutto senza voler dare concreto corpo a sospetti di natura diversa, che probabilmente coinvolsero, la politica ed altre organizzazioni di genere locale.

Il caso Tandoy al Teatro Quirino

Il caso Tandoy al QuirinoE’ questo il leitmotiv dello spettacolo che Michele Guardì ha scritto, Il caso Tandoy, e che porta in scena, anche da regista, al Teatro Quirino, fino al al 16 ottobre con la bella interpretazione di Gianluca Guidi nei panni dell’autore che vuole scrivere il soggetto del lavoro, che intende preparare per il palcoscenico e di Giuseppe Manfridi che interpreta il discusso procuratore della Repubblica incaricato delle indagini sull’omicidio.

Il caso Tandoy al Teatro Quirino scritto e diretta da Michele Guardì

Il caso Tandoy al QuirinoMagistrato inquirente che interpretando a suo modo, anche in maniera cervellotica, quasi da psicoanalitica, una serie di fatti e circostanze, assurdamente evidenziatesi nel corso dell’istruttoria, avviata per tentare di identificare autore e mandanti dell’omicidio di un commissario di polizia ( il commissario Tandoy, appunto, interpretato da un eccellente Robero Iannone ), in realtà affossa in pratica l‘indagine sull’omicidio, di un commissario di P.S. in procinto di essere trasferito, in seguito ad una più o meno meritata promozione.

Il caso Tandoy al QuirinoLa struttura della commedia appare inizialmente un tantino farraginosa, a causa della sua indubbia originalità, ma man mano che la stessa si snoda appare chiara, non solo la sua drammaticità, ma anche il senso dell’ironia, insita nella persona dell’autore che intende mettere in scena il dramma. Evidenti le allusioni ad intromissioni di ordine anche politico, e la “incapacità” del magistrato incaricato di indagare, il quale dirige il suo lavoro verso motivazioni evidentemente non connesse, se non marginalmente, all’omicidio.

Il caso Tandoy al Teatro Quirino con Gianluca Guidi

Il caso Tandoy al QuirinoMotivazioni quali i rapporti sentimentali incrociati tra le coppe formate dal commissario e da sua moglie, e quella di un famoso medico del locale ospedale psichiatrico e sua moglie, che vengono tutti accusati nientemeno che di tribadismo, con dispiego di “carnificazioni” reciproche, che tanto effetto ebbero all’epoca sulla popolazione siciliana, ma che sembrarono essere utili soltanto a deviare ben altri sospetti.

 

 

Il caso Tandoy al Teatro Quirino con Giuseppe Manfridi 

Il caso Tandoy al QuirinoInutile dire che il debole ed assurdo impianto accusatorio inscenato dal procuratore, venne facilmente smontato in sede processuale, con la conseguente assoluzione di tutti gli imputati che, comunque, ebbero a soffrire di ingiustificata detenzione in carcere prima del processo.

 

Michele Guardì registaAlla fine della commedia, il colpo di scena, come era naturale prevedere, ma dopo che l’Autore, lasciando raccontare ai protagonisti ingiustamente accusati, lascia esprimere al Primario del manicomio ingiustamente anch’egli imprigionato, la sua verità attraverso la esposizione di un cartello che reca la frase seguente: “Qui non tutti ci sono e non tutti lo sono”, riferendosi ovviamente al suo luogo di lavoro..

Andrea Gentili

 

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