Jean Dubuffet al Museo Guggenheim di Bilbao

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Il Museo Guggenheim di Bilbao dal 20 febbraio al 21 agosto2022 presenta tutto l’iter artistico dell’artista francese del primo novecento, Jean Dubuffet, celebre perché avrebbe voluto sconvolgere i canoni dell’arte classica. Commissario e curatore della mostra David Max Horowitz, assistente curatore Solomon R. del Guggenheim di New York con il patrocinio di BBL

Jean Dubuffet, La Mésentente, 1978, Acrílico sobre papel, montado sobre lienzo 241.9 x 139.4 cm, New York, Solomon R. Guggenheim Museum © Jean Dubuffet, VEGAP, Bilbao, 2022

 

 

Quando si parla di Jean Dubuffet viene subito in mente il fondatore dell’Art Brut, ma in effetti non è così e tutto l’iter artistico dell’artista verrà spiegato in questo articolo, che si avvale delle opere del Guggenheim di New York e di quelle del Peggy Guggenheim di Venezia.

 

Jean Dubuffet, Ritratto del soldato Lucien Geominne(Portrait du soldat Lucien Geominne), dicembre 1950. Olio, sabbia e ciottoli su masonite, 64,8 x 61,6 cm. Fondazione Solomon R. Guggenheim, Collezione Hannelore B. e Rudolph B. Schulhof, lascito di Hannelore B Schulhof 2012.49 © Jean Dubuffet, VEGAP, Bilbao, 2022

Jean Dubuffet in tutto il suo iter artistico ha cercato sempre di voler dare un’idea di bellezza che non fosse quella classica, rifiutando i principi di decoro e negando qualsiasi pretesa di perizia tecnica, per ispirare nel pubblico l’idea più autentica di bellezza e di ispirare la possibilità di v il bello in uniforma artistica.

Nato a Le Havre nel 1901 e morto a Parigi nel1985, quando aveva espresso la volontà di dedicarsi all’arte, essendo la sua famiglia benestante, fu mandato a Parigi a frequentare la Accademie Julian, Dopo poco però le sue idee di bellezza che non collimavano decisamente con quelle dell’insegnanti, lo spinsero a lasciare la scuola, muovendosi liberamente tra figurazione e astrazione.

Jean Dubuffet, Personnage fond noir, 1961, Tinta sobre papel, 25.4 x 34.3 cm, Solomon R. Guggenheim Museum, New York © Jean Dubuffet, VEGAP, Bilbao, 2022

 

 

La mostra al Museo di Bilbao, che ha per titolo: Jean Dubuffet: fervente celebrazione esamina i decenni decisivi della sua carriera, dagli anni ‘40 al 1984.

Dubuffet dopo aver lasciato l’Accademie Julian è stato costretto a tornare a Le Havre, dove ha lavorato  per tutti gli anni ‘20 e ‘30 nell’azienda di famiglia,  che si occupava di distribuzione di vini, senza smettere di dipingere.

 

 

Jean Dubuffet, Dada, 1984, Acrílico sobre papel, montado sobre lienzo, 99.7 x 67 cm, Solomon R. Guggenheim Museum, New York © Jean Dubuffet, VEGAP, Bilbao, 2022

A 41 anni si trasferì definitivamente a Parigi. avendo conservato negli anni l’amicizia con Raoul Dufy, Juan Gris, Fernando Léger, Andre Masson e Suzanne Valadon.

Dubuffet nella sua arte non è mai stato univoco, ha spaziato tra figurazione e astrazione, non ha mai impiegato gli stessi colori, ha praticato tutti i generi dalla pittura, al disegno, grafica fotografia, collage, muovendosi a suo agio in tutti i campi. Nel 1923 conoscendo e frequentando la pittrice spiritista spiritista  Clementine Ripoche e nel 1924  il dott. Hans Prinzhon che curava i malati mentali con l’arte, creò la cosiddetta Arte dei folli che prese in seguito il nome di Art Brut.

 

Jean Dubuffet, Miss Choléra, 1946, Óleo, arena, guijarros y paja sobre lienzo, 46 x 54.6 cm, Solomon R. Guggenheim Museum, New York, Donación, Katharine Kuh 72.2007 © Jean Dubuffet, VEGAP, Bilbao, 2022

Questa mostra è stata possibile perché il Guggenheim Museum di New York ha fatto nel tempo ben tre mostre dell’artista, Nel 1966 Jean Dubuffet 1926-1966, nel 1972 Jean Dubuffet A Perspective e nel 1981 Jean Dubuffet a A Perspective Glace Enry.

Dagli anni 1962 agli anni 1970 Dubuffet esegue il suo corpo più vasto di opere, il ciclo più importante Hourloupe. Si ratta di dipinti e sculture con trame di celle intrecciate, spesso di colore blu e bianco. Nonostante questo ciclo sia un cambiamento stilistico significativo, rimane fedele al cambiamento della visione della mente e dell’arte in modo maggiormente ampio. Questo, è il periodo di Nunc Stans del 1965 e Bidon l’Esbroufe del 1967.

Jean Dubuffet, Bidon l’Esbroufe , 11 dicembre 1967, Resina poliestere e pittura vinilica, 167 x 76,2 x 40 cm. Museo Solomon R. Guggenheim, New York, Regalo, l’artista in onore dei coniugi Thomas Messer 70.1920 © Jean Dubuffet, VEGAP, Bilbao, 2022

 

Durante l’ultimo decennio della vita, Dubuffet si concentra sui meccanismi della mente, specialmente per ciò che interessa il mondo esterno. Attirando l’attenzione su queste funzioni mentali, spera di ispirare modi di pensare nuovi e liberi.

Nella sua serie Teatri della memoria del 1975-79, l’artista stabilisce un lessico per dimostrare come la mente integra la percezione, i ricordi e le idee per cercare di dare un senso a ciò che accade e lo circonda.

 

 

Jean Dubuffet, Sight G 132 (Kowloon) [ Mire G 132 (Kowloon) ], 18 settembre 1983. Acrilico su carta, montato su tela, 201 x 301,6 cm, Solomon R. Guggenheim Museum, New York 87.3526 © Jean Dubuffet, VEGAP, Bilbao, 2022
I suoi ultimi lavori Mire del 1983-84 e Non luoghi del 1984 presenti in mostra con le opere  sopradette e Mira G 132 e Data  Donne del 1984, sono caratterizzati da grovigli di linee in cui  non si riconosce nessuna iconografia. Con questi dipinti Dubuffet analizza come sarebbe il mondo esterno senza categorie prefissate e socialmente stabilite, estendendo questa idea anche alla distinzione tra realtà e immaginazione. L’artista crede che senza queste limitazioni, la gente potrebbe accedere a possibilità nuove e illimitate con l’esperienza e la creatività.

Gli ultimi anni della vita sono dedicati alla sua utopia.

Savina Fermi

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