Il viaggio più lungo. Il primo giro del mondo

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Nell’Archivio delle Indie a Siviglia sino al 23 febbraio e al Museo San Telmo di San Sebastian, da giugno a settembre 2020, si tiene la mostra intitolata “Il viaggio più lungo. Il primo giro del mondo”.

Cinquecento anni fa, vale a dire 5 secoli, si dava inizio a Siviglia (il porto fluviale più importante dell’epoca dell’attuale capitale dell’Andalusia) un viaggio lungamente sognato dall’uomo: raggiungere il mitico Oriente e le isole delle spezie dal lato Ovest, inesplorato dal mondo.

La storica traversata intrapresa dal portoghese Ferdinando Magellano (Sabrosa, Portogallo, 1480 – Mactan, Filippine, 1521) nel 1519 sarebbe diventato, 3 anni dopo, il viaggio marittimo più lungo dell’epoca: si trattava del primo giro del mondo concluso, dopo la morte di Magellano, dallo spagnolo Juan Sebastián Elcano (Getaria (Guipuzcoa), 1476 – Oceano Pacifico, 1526) e gli uomini della nave ‘Victoria’ nel 1522.

Dopo due anni e mezzo di preparazione, il progetto di questa mostra, curato da Guillermo Morán Dauchez e Braulio Vázquez Campos insieme al suo direttore scientifico, Antonio Fernández Torres, onora i principali testimoni di questa eccezionale impresa per scoprire, aldilà delle date, dati e numeri, il lato umano di alcuni navigatori che sognavano una rotta impossibile: partirono verso un ambiente sconosciuto, esplorarono il limite e ritornarono per trasformare il divenire della storia, definendo l’immagine e le dimensioni della terra.

Questa circumnavigazione, il primo viaggio attorno il mondo via mare, oltre ad essere la più grande avventura marittima di tuti i tempi, si avverò una traversata chiave nella storia delle esplorazioni. Un simbolo dello spirito scopritore dell’uomo di tutte le epoche di fronte a un mondo sconosciuto e della sua volontà di andare oltre nella ricerca della conoscenza.

La mostra, dunque, organizzata dall’Acción Cultural Española y Deporte de España, nasce con un obiettivo divulgativo e con una speciale attenzione verso il grande pubblico, ricordando che questa avventura è stata ben approfondita dagli storici grazie a centinaia di faldoni contenenti documenti originali conservati nell’Archivo General de Indias di Siviglia: i resoconti e diari di viaggio scritti dall’equipaggio e altre carte – lettere e cronache- custoditi nei differenti archivi e biblioteche d’Europa, come la Biblioteca Nazionale di Parigi o l’Archivio Nazionale Torre di Tombo a Lisbona.

In mostra, 106 preziosi originali come il ‘Trattato di Tordesillas’ (del 1494, che divideva il mondo al di fuori dell’Europa fra la Spagna e Portogallo), edizioni delle cronache dell’italiano Antonio Pigafetta (o Genovese) e la scultura originale della Madonna della Victoria di Triana, venerata dagli spedizionari prima della partenza e dopo il rientro, restaurata per l’occasione.

Antonio Fernández spiega: “Qui troviamo la base di tutta la storia. Siamo andati all’origine e alle fonti. L’essenziale di questo progetto è che dà voce ai diretti protagonisti …/… e trasforma lo spettatore in un altro viaggiatore insieme a Magellano ed Elcano. Da sottolineare la gioia dei 18 marinai sopravvissuti -dai 239 partiti, di diverse nazionalità- che fecero rientro a Sanlúcar de Barrameda (Cadice) in una nave malconcia, sottolinea la grande avventura di questa gesta. Da ricordare i motivi per organizzare l’Armata del Malucco, che aveva uno stretto rapporto con la pugna fra la Castiglia e il Portogallo per il commercio delle spezie. I portoghesi avevano aperto la rotta delle Indie, ma il regno di Castiglia non poteva arrivare fino a lì dovuto alla divisione stabilita dal Trattato di Tordesillas (che dividendo i due emisferi comportava un problema molto grave: anche se teoricamente tutto era chiaro, data la tecnologia dell’epoca non si poteva misurare con precisione il meridiano, la linea che va da polo a polo, e questo modo di riordinare la navigazione causerà molte tensioni fra i due paesi coinvolti e nuocerà la spedizione. Quindi, l’idea di trovare un passaggio alternativo per giungere la ‘Especieria’ da Ovest -l’obiettivo iniziale di Colombo-per evitare la zona d’influenza del Portogallo, era nell’embrione della spedizione magellanica”.

Nella prima sezione della mostraSueño’ (Sogno), il visitatore trova la scena dell’arrivo di Magellano alla Corte di Valladolid, quando nel 1518 presenta al giovane Carlos I di Spagna e V di Germania, il suo progetto per arrivare alle Molucche (Indonesia), isola conosciuta per la ricchezza delle sue spezie e con la quale il Portogallo manteneva rapporti commerciali da anni. Le ragioni di Magellano convinceranno presto il re. Magellano intuisce che il passaggio si trovava dal lato spagnolo e la presentazione del suo progetto viene approvata dalla corte di Valladolid, con la firma delle ‘Capitulaciones de la Armada de la Especieria’, documento che esprime le condizioni della concessione fatta dal re: le navi apportate dalla partecipazione economica della Corona, che, come chiarisce Braulio Vázquez: “il suo preventivo era limitato perché Carlos I in quel momento doveva affrontare molte spese per la sua aspirazione a diventare imperatore”.

Da parte sua, Guillermo Morán, riferisce: “Siviglia era allora la capitale economica d’Europa, e Sanlúcar, il suo porto marittimo da dove partivano le navi. Proprio a Siviglia si trovavano le sedi ammnistrative e l’infrastruttura, per questo motivo fu la capitale del commercio americano”.

 

E come sottolinea il direttore scientifico: “Dal Medievo si insediarono nella città i commercianti stranieri come genovesi, tedeschi o fiamminghi… e soprattutto, Siviglia contava con una istituzione fondamentale come la ‘Casa de la Contratación’ -l’equivalente all’epoca della Nasa odierna- che burocraticamente organizzò la storica spedizione”, aggiungendo: “E’ stato compiuto un grande sforzo per includere tutti i testimoni possibili. Anche se nell’immaginario collettivo prevale il relato fatto dal marinaio Pigafetta, non fu l’unico cronista, dato che Carlo V decretò la libertà di scrittura a bordo per le cinque navi: in realtà uno strumento di controllo nell’Armata da parte della Corona. Per questo, esistono tante cronache di prima mano e, perciò, l’Archivio sivigliano dispone di una infinità di testimoni sulla prima circumnavigazione della terra”.

Dopo l’ammutinamento registrato nella Patagonia, il bilancio fu di 3 navi contro due, imponendosi il bando di Magellano con la condanna a morte di 40 ribelli, fra di essi il basco Elcano, che dopo l’indulto viene degradato nell’Armata. Comunque, l’equipaggio sarà ridotto vittima di malattie come lo scorbuto e dopo la traversata del Pacifico, la mostra continua mettendo a fuoco l’arrivo alle Molucche, la meta. Poi la morte di Magellano, la promozione di Elcano a capitano della nave Victoria e l’arrivo a Tidore, documentata con “Le Paci del Malucco”.

Per quello che riguarda il rientro: “Quel tremendo ritorno che culminò il primo giro del mondo viene contestualizzato attraverso dei pezzi di grande valore come i manuali di navigazione del XVI secolo, la rotta di Francisco Albo e altri documenti della Torre do Tombo di Lisbona” indica Morán Dauchez, ringraziando la comunità scientifica del Portogallo per la sua collaborazione. Come devotamente ringraziava Elcano la Madonna de la Victoria, esposta, al suo arrivo a Siviglia.

E la nota più curiosa di questa circumnavigazione: “E’ costituita dall’epistola di Massimiliano Transilvano, segretario di Carlo V, a Matthaus Lang di Wellenburg, il cardinale di Salisburgo, che grazie al suo testo in latino, quella lettera riuscì a diffondere la gesta in tutta Europa”. La lettera di Massimiliano, che si riunì con Elcano e altri reduci raccogliendo testimonianze e ricordi, è un atto deliberato di propaganda in via epistolare, una risorsa in stile tutto rinascimentale. E’ stato il primo che fece conoscere a tutto il mondo il viaggio di Magellano ed Elcano, sebbene poi la cronaca del marinaio italiano Pigafetta abbia ottenuto più ripercussione” concludono i curatori.

Così, valendosi di risorse museografiche e di riferimenti contemporanei, l’appuntamento rende più facile al visitatore, la comprensione della sua reale portata e rilevanza nella memoria umana. Inoltre, la commemorazione in quest’anno dei cinquecento anni dall’inizio del primo giro del mondo, e dei cinquant’anni dell’arrivo dell’uomo alla luna, ci offre l’opportunità di progettare viaggi impossibili verso nuove frontiere a partire da Marte e, prevedibilmente, verso altri pianeti. Così, malgrado il largo divario tecnologico, “Il viaggio più lungo” ricollega la prima circumnavigazione alle sfide dell’esplorazione più attuale.

Carmen del Vando Blanco

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