La vita davanti a sé al Quirino-Recensione

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La vita davanti a sé al Quirino

La vita davanti a sé al Quirino. In questo teatro è attualmente in scena, questa pièce tratta da un romanzo dello scrittore Romain Gary, con Silvio Orlando, qui anche in veste di regista.

La vita davanti a sé al Quirino con Silvio Orlando

La vita davanti a sé al QuirinoLa vita davanti a sé al Quirino. In questo teatro è attualmente in scena, questa pièce tratta da un romanzo dello scrittore Romain Gary, con Silvio Orlando in grande forma, che ne ha curato la riduzione in forma teatrale e  abilmente la regia.

 

 

La vita davanti a sé – trama

La vita davanti a sé al QuirinoMolto originale, ma anche sostanziale per la riuscita dello spettacolo, l’accompagnamento musicale del Maestro Simone Campa, direttore dell’Ensemble dell’Orchestra “Terra Madre” composta da Maurizio Pala alla fisarmonica, da Kaw Sissok al kora ( una specie di arpa liuto ) ed al djembe ( un tamburo di origine africana ), da Marco Tardito alclarinetto ed al sax, oltre che dallo stesso Simone Campa alla chitarra battente ed alle percussioni, che appare in grado di ben interpretare, l’ambiente all’interno del quale si svolge la vicenda.

La vita davanti a sé al Quirino con Silvio Orlando in veste di regista 

La vita davanti a sé al QuirinoL’attore napoletano interpreta la figura di un bambino arabo, Momò, che vive in un ambiente nel quale vengono “curate” alcune prostitute che nell’esercizio della loro attività, sono rimaste vittime di “incidenti sul lavoro”. Una interpretazione al limite dell’ironico, attraverso la quale il nostro Orlando riesce a descrivere in forma assolutamente delicata, ma incalzante, il dramma del bambino che ha appena dieci anni e che vive, suo malgrado la drammatica convivenza tra culture religiose, e modi di vita assai diversi tra loro, come si confà al nostro tempo.

Molto delicato, pur tuttavia assillante, il modo di affrontare il problema dei grandi flussi migratori inseriti ( e che forse generano ) la profonda crisi economica che attualmente attanaglia il nostro continente, e che porta il protagonista a chiedersi, all’interno della sua anima, se e come il “Teatro”, quale forma di recitazione possa in qualche modo rendersi utile. Non tanto per risolvere un problema che almeno a breve termine appare irresolubile, ma quanto per almeno raccontare storie del genere di quella che il bravissimo interprete di Momò, porta sulle tavole del palcoscenico del teatro Quirino.

Il finale della pièce

L’abbraccio clamoroso, che unisce il bambino Momò con la conduttrice della casa di appuntamenti che lo ospita, è il trionfo sulle ostilità che tutti e tutto frappongono, a quella unione ideale di sentimenti e di sensazioni che, sole, potrebbero unire l’intero genere umano all’insegna di un sistema di vita, che può condensarsi nell’unica ed impossibile frase “volersi bene, senza se e senza ma”.

Andrea Gentili

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