Riflessi Autoritratti allo specchio nella storia

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Riflessi Autoritratti allo specchio nella

Con il titolo” Riflessi Autoritratti allo specchio nella storia” a Palazzo Attems di Petzesntein di Gorizia, c’è sino al 2 ottobre 2022 una grande mostra con circa settanta opere, provenienti da musei e collezioni private austriache, tra le quali il Belvedere di Vienna.

Riflessi Autoritratti allo specchio nella storia a Gorizia

La mostra è curata da Johannes Ramharter e Raffaella Sgubin, con la collaborazione di Lorenzo Michelli e Vanja Strukelj.

Riflessi Autoritratti allo specchio nella Le settanta opere esposte vanno dalla metà del ‘500 al contemporaneo. Questa mostra si inserisce nel più ampio progetto del ritratto e autoritratto d’artista promosso dall’ERPAC sul territorio del Friuli Venezia Giulia, a Trieste con la mostra fotografica  Io, lei, lo sguardo dell’altra Ritratti e autoritratti fotografici di donne artiste, a Gorizia con la mostra che stiamo illustrando, a cui si è aggiunta nel mese di giugno a Trieste al Museo Revoltella, l’esposizione intitolata Attraverso il volto, contente una selezione dei prestigiosi ritratti del museo.

Queste quattro mostre intendono interrogare gli artisti ,protagonisti dell’arte cercando di dare voce, alle loro ambizioni, alle loro illusioni, alle loro sconfitte, attraverso la loro memoria, attraverso il ritratto, l’autoritratto. Il tutto per “guardare l’artista con il suo occhio”. Come detto il percorso di questa mostra si svolge con circa 70 opere in otto sezioni, che vanno dalla metà del 500, fino al contemporaneo. Proprio questa prospettiva storica consente di fare luce, sulla forza dei modelli iconografici  che vengono presentati nei secoli , ma anche le profonde trasformazioni che ci sono, a volte anche nelle varianti.

Una mostra a Palazzo Attems Petzesntein di Gorizia

Riflessi Autoritratti allo specchio nella Il percorso espositivo si svolge nelle prime sale del museo, dove ci sono le opere che ineriscono l’autoritratto con la raffigurazione dell’uomo come gentiluomo. Con la Sezione dedicata all’Osservatore si entra nel vivo del “dispositivo” dell’autoritratto, in cui il gioco degli sguardi diventa centrale: quello del pittore che si guarda allo specchio, del “ritrattato” che guarda lo spettatore o altrove, in un complesso e ambiguo meccanismo che pone al centro la stessa questione della “visione”. Lo splendido autoritratto di Federico Barocci (1600 ca), con il volto in primissimo piano e lo sguardo fisso sull’interlocutore, si conferma un modello di riferimento di grande forza ed efficacia.

 

Il punto focale della mostra è l’Autoritratto

Riflessi Autoritratti allo specchio nella Il punto focale della mostra è l’Autoritratto ma è anche rappresentazione, dei grandi capolavori del passato, come quello di Goya del Belvedere di Vienna. Accanto a questo, altre splendide e imponenti tele di Franz Anton Maulbertsch e Carl Peter Goebel il Vecchio, in cui la rappresentazione è ancora legata al modello del “gentiluomo di corte”, l’Autoritratto (1828) di Ferdinand Georg Waldmüller, che non a caso è stato scelto come immagine guida della esposizione.

Questa immagine, dialoga perfettamente con l’Autoritratto con il fratello Francesco di Giuseppe Tominz, una delle opere più significative conservate nella Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia.

 

Riflessi Autoritratti allo specchio nella La mostra diventa anche l’occasione per mettere in luce gli strettissimi legami della cultura visiva del territorio del Friuli Venezia Giulia con gli esiti della ricerca austriaca e viennese, con relazioni e scambi che si intensificano nei primi decenni del Novecento e vanno ben al di là della caduta dell’impero austro-ungarico. Ne è esempio la formazione viennese di Timmel, qui presente con un autoritratto del 1910 proveniente dal Museo Revoltella di Trieste, la cui inquieta pittura trova significative connessioni con quella di Richard Gerstl, di cui l’intenso Autoritratto (1906-7) è una magnifica testimonianza.

I stretti legami tra cultura visiva friulana e quella austriaca

A manifestare la crisi profonda che investe l’individuo, e allo stesso tempo il ruolo stesso dell’artista nel Novecento, sono gli autoritratti di Kolo Moser e Max Oppenheimer che espongono il corpo, ieratico o sofferente, riprendendo a modello Dürer, fonte anche dell’opera di Arturo Nathan.

Riflessi Autoritratti allo specchio nella

 

Ma gli artisti si raffigurano spesso anche in famiglia o in ritratti di gruppo, e queste rappresentazioni, al di là della loro carica affettiva, parlano di una rete di rapporti artistici e intellettuali. La sala dedicata ad Anton Zoran Mušič, con gli autoritratti dell’artista accanto a quelli del suocero Guido Cadorine della moglie Ida Barbarigo, vuole far riflettere il visitatore sulla ricchezza di questi interscambi, ma soprattutto proiettarlo nel progetto futuro di Gorizia/Nova Gorica 2025.

 

Il percorso si chiude con un dipinto di forte impatto, Imperial Elke

Il percorso si chiude con un dipinto di forte impatto, Imperial Elke (1999) di Elke Krystufek, in cui l’artista viennese, si ritrae nuda mentre si osserva allo specchio scattando una foto con il cellulare: un quadro che apre a urgenti e stimolanti riflessioni.

Anna Camia

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