Intervista a Chiara Raineri autrice del picture book Piccola Pantera

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Intervista a Chiara Raineri autrice del picture book Piccola Pantera. Autrice e illustratrice, Chiara Raineri arriva in libreria con Piccola pantera, edita da Camelozampa. E’ una storia di sentimenti e sensazioni, di scoperte e di certezze che ha per protagonista un cucciolo di pantera. 

Intervista a Chiara Raineri autrice del picture book Piccola Pantera

Chiara, Piccola pantera è scritto e illustrato da te, mi racconti com’è nata l’idea del libro?

Intervista a Chiara Raineri autrice del picture book Piccola Pantera Piccola Pantera è nata durante un corso di formazione che ho seguito ad inizio estate 2020 (a fine lockdown) tenuto da Teresa Porcella e Angela Catrani. Era un corso online dedicato ai libri per bambini 0-3 anni promosso dall’Associazione Scioglilibro. Un corso sia teorico, che pratico nel senso che veniva richiesto ai partecipanti, di ideare un libro rivolto alla fascia 0-3 anni. Non avevo mai lavorato nello specifico per i bambini così piccoli e, molto incuriosita, mi sono iscritta”.

Sarà stato il periodo difficile e incerto che stavamo affrontando un po’ tutti, sarà stata la preziosità dei contenuti, il fatto è che il corso mi ha travolta (in senso buono), mi ha smosso moltissime cose. È stato come ripartire da me.

Intervista a Chiara Raineri autrice del picture book Piccola Pantera In quei giorni è nata Piccola Pantera, sia nelle parole che nei disegni. Dovendo pensare ad un libro per piccolissimi sono andata sui fondamentali: il rapporto del cucciolo con la mamma, simbiotico e di progressivo allontanamento, la conoscenza del mondo attraverso i cinque sensi e l’effetto sorpresa, che piace sempre molto ai bambini ed è uno stimolo potentissimo all’attenzione e all’apprendimento”.

Piccola Pantera storia i sentimenti e sensazioni, di scoperte e di certezze di un cucciolo di pantera

Perché la scelta è ricaduta sulla cucciola di pantera?”

Intervista a Chiara Raineri autrice del picture book Piccola Pantera La pantera è elegante, estremamente affascinante e misteriosa. È un animale raro, che esiste in ragione di una mutazione del colore del manto, una sorta di sbaglio della natura. È materna e accudente verso i cuccioli. Mi è sembrata l’animale giusto per raccontare il rapporto mamma-bambino.

E poi volevo dei forti contrasti cromatici perché le immagini fossero ben visibili e comprensibili anche dai bambini molto piccoli. Il nero è il primo colore che vede un bambino appena nato”.

Nel libro c’è il coinvolgimento dei cinque sensi, è  un gioco-indagine che conduce il piccolo lettore a una rivelazione che appartiene a tutti noi?

Il corpo è il primo e principale mezzo di conoscenza del mondo che ha un bambino. Il corpo è tutto, percepisce tutto, esplora tutto, indaga e memorizza informazioni. Il bambino molto piccolo considera il suo corpo un tutt’uno con il corpo della mamma, non c’è separazione. È la curiosità verso il mondo che lo porta ad allontanarsi progressivamente dalla mamma e quindi ad accorgersi che può esistere un distacco tra sé e il corpo materno. E un po’ alla volta ne prende consapevolezza.

Il dare voce alle diverse parti del corpo di Piccola Pantera mi è sembrato un modo efficace per rendere l’idea dell’intensità con cui un bambino piccolo conosce il mondo attraverso i cinque sensi”.

In Piccola Pantera c’è il coinvolgimento dei 5 sensi

Cuccioli di animali e bambini sono uguali. La tua piccola pantera può essere considerata un omaggio al cucciolo d’uomo del libro della giungla?

Il piccolo lettore si immedesima in piccola pantera perché sono entrambi cuccioli. La zampa di piccola pantera è la mano del bambino, così come lo sono il naso, la bocca, le orecchie, gli occhi. Il cuore. E Piccola Pantera abita proprio lì, in quella stessa giungla di Mowgli”.

Il verde e il nero sono i due colori dominanti che accomunano la pantera alla natura. Che tecnica hai usato per le illustrazioni?

Le illustrazioni sono realizzate quasi interamente in digitale. Quando ho disegnato le prime bozze di

Piccola Pantera’ il digitale era per me ancora molto sperimentale, ma mi è sembrato un linguaggio adatto ai bimbi piccolissimi, perché mi portava a realizzare illustrazioni dalle forme semplici con tinte piatte, in un modo molto più grafico rispetto a come ero solita lavorare. Ma ugualmente mio”.

Cristina Marra

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