Venere in pelliccia al teatro Belli – Recensione

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Venere in pelliccia al Belli. In questo teatro, solo per tre giorni, è andato in scena lo spettacolo Venere in pelliccia, tratto dal celebre testo di David Ives, dove si esplorano i seducenti meccanismi del metateatro e del rapporto tra realtà e finzione. 

Venere in pelliccia al teatro Belli

Al Teatro Belli di Roma, solo per tre giorni, è andato in scena lo spettacolo Venere in pelliccia, tratto dal celebre testo di David Ives, dove si esplorano i seducenti meccanismi del metateatro e del rapporto tra realtà e finzione. Protagonisti Patrizia Bellucci e Alessio Caruso per la regia di Fabrizio Catalano.

 

 

 

Venere in pelliccia al teatro Belli

La storia è quella rappresentata al cinema nel film del 2013, diretto da Roman Polanski

La storia, rappresentata al cinema nel film del 2013, diretto da Roman Polanski, con Emmannuelle Seigner e Mathieu Amalric, è nota. Un regista teatrale, Thomas, cerca di adattare Venere in pelliccia di Leopold von Sacher-Masoch. Egli sta per lasciare il teatro dopo una giornata di disastrose audizioni, disgustato da centinaia di ragazzette indegne di impersonare la protagonista del romanzo. A quel punto fa la sua entrata in scena Vanda.

 

Sì, Vanda all’anagrafe, come l’eroina di Sacher-Masoch. E si rivela presto perfetta, insostituibile. Tra regista e attrice, vittima e carnefice, inizia un vertiginoso scambio di ruoli. Cos’ha Vanda di speciale rispetto alle altre? Sicuramente qualcosa di più carismatico e sensuale che colpisce il regista. Vanda incarna tutto quello che Thomas detesta. E’ volgare, un po’ vanesia e non si fermerà davanti a niente pur di ottenere la parte. Praticamente costretto, Thomas decide di lasciarla provare e con stupore vede Vanda trasformarsi.

Non solo la donna ha portato con sé oggetti di scena e costumi, ma capisce perfettamente il personaggio che ha il suo stesso nome, di cui conosce tutte le battute a memoria. L’audizione si prolunga e diventa più intensa l’attrazione di Thomas che si trasforma in ossessione.

Venere in pelliccia pièce con continui scambi di ruoli

Dal momento in cui i protagonisti cominciano a leggere il copione insieme, inizia una scomposizione infinita dei ruoli, al punto che sembra di essere nella sala degli specchi del film “La signora di Shangai”.  Vanda diventa – Vanda Thomas – diventa – Severin Vanda – diventa – Severin e Thomas – Vanda. I rapporti di dominio si sovvertono, sia durante l’interpretazione del testo di Masoch, sia nel duetto tra regista e attrice: Thomas passa dall’avere il ruolo dominante del regista a essere sedotto e soggiogato da Vanda.

 

 

 

Lo spettacolo nonostante l’ora e mezza di durata non tradisce l’attenzione del pubblico. Nel testo così vengono fuori le nevrosi e le aspettative di due individui contemporanei, che si comporteranno quasi in maniera analoga ai due personaggi ottocenteschi descritti dall’autore austriaco.

 

 

Il regista non vuole riconoscerlo, anche se poi viene attirato dal desiderio di sottomissione nei confronti della donna e così in maniera sottile e coinvolgente verrà attratto nella tela del ragno. Il regista non se ne accorge e si ritroverà schiavo, come il protagonista del romanzo che decide di donare tutto sé stesso a Vanda che per magia teatrale della recitazione non è più quella donna sboccata e apparentemente superficiale.

 

Venere in pelliccia in scena con magistrali attori

Magistrali gli attori, in primis Patrizia Bellucci, ancor più terribilmente sensuale rispetto alla precedente edizione, andata in scena nell’ottobre del 2020. Alessio Caruso, è ben compenetrato nel suo ruolo di regista: insieme formano una coppia ben assortita, dotata di un particolare feeling, ben diretti dalla valida regia di Fabrizio Catalano. Belle le musiche originali, curate dal Maestro Fabio Lombardi, che fanno da sottofondo all’intera pièce.

Giancarlo Leone

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