Fino al 3 ottobre 2021 alle Gallerie Nazionali d’Arte Antica nella sede di Palazzo Barberini nelle Sale al pianterreno, viene presentata una mostra dedicata al Tempo Barocco con opere che provengono anche da grandi musei mondiali. Da un’idea di Francesca Cappelletti ed è curata da Francesca Cappelletti e da Flaminia Gennari Sartori.
Roma è stata veramente la culla del Barocco, arte seicentesca e l’idea di una grande mostra era nata a Francesca Cappelletti già nel 2017, e che la stessa ha sviluppato in questi anni. Flaminia Gennari Sartori, ha dichiarato: “Costruire insieme questa mostra con la quale inauguriamo il nuovo spazio per le esposizioni temporanee è stato veramente interessante. Ora che Francesca dirige la Galleria Borghese, questa mostra diventa una magnifica occasione per dare avvio ad una riflessione e ad un confronto proficuo tra due musei, che con il loro patrimonio sono certamente tra i più rilevanti nel racconto di un’epoca e della storia dell’arte, nel contesto razionale internazionale.
La mostra è inaugurata al piano terra di Palazzo Barberini nello spazio dedicato alle mostre temporanee, unitario delle arti a Roma nei primi decenni del XVII secolo che a Palazzo Barberini, trova una splenda volta con l’affresco del Trionfo della Divina Provvidenza di Pietro da Cortona con tutta la sua teatralità, ridondanza, meraviglia e elaborazione libera e inventiva del classico. In mostra ci sono 40 opere dei maggiori artisti del periodo da Gian Lorenzo Bernini, a Valentin de Boulogne, da Anton Van Dyck a Domenichino, da Andrea Sacchi a Guido Reni, per citarne solo alcuni.
L’arte barocca ha come caratteristica la continua ricerca nella figura in movimento. Le raffigurazioni mitologiche si trasformano con una teatralità ricca di patos e inventiva nella composizione con un effetto di drammaticità molto accentuato e in questa mostra si evidenzia anche il concetto del tempo, indagato in tutte le sue forme e declinazioni, da artisti che nel seicento hanno vissuto a Roma. Questo fattore nel Cinquecento diventa protagonista. Il tempo con il suo scorrere, diventa protagonista con la produzione intensa di nature morte, delle opere di importanti artisti dell’epoca. Non a caso anche i suntuosi orologi dell’epoca, sono adornati da personificazione del tempo, associate a chi ne trae beneficio, o ai suoi antagonisti: come la Verità, la Bellezza, l’Amore e la Morte.
La mostra si divide in 5 sezioni: Il mito del Tempo- Il Tempo e l’Amore- Il Tempo tra calcolo e allegoria-Il Tempo e Vanitas. Le prime tre sezioni sono dedicate alla raffigurazione del tempo come figura mitica, solitamente rappresentato da Saturno nella raffigurazione classica e rinascimentale, ricavate anche attraverso la raffigurazione di metafore della poesia antica: le età dell’uomo, i rapporti di Crono con l’antagonista Cupido; Le personificazioni delle Ore e delle Stagioni; metafore del tempo calcolabile e quelle della Bellezza e della Verità, della Sapienza e dell’Occasione e dell’Eredità. Queste tematiche sono trattate in dipinti affreschi, stucchi e orologi che scandivano nei palazzi il tempo e gli eventi più importanti.
La quarta sezione parla del tempo interpretato in modo differente che è quello della vanitas, dove sono protagonista tesori, clessidre, orologi, frutti ammassati, fiori appassiti che fanno comprendere la precarietà della vita umana.
La quinta sezione è dedicata agli aspetti della teatralità e della meraviglia, degli gli artisti che vivevano a Roma nel periodo del Seicento e che avevano in particolare, questo aspetto presente nelle loro opere evidenziandone la drammaticità.
La mostra è ben illustrata dal catalogo dell’Officina Libraria che presenta l’introduzione di Francesca Cappelletti, Emilio Russo, Antonio Lomellini e Aura Valerio nonché le schede delle opere in mostra.
Una mostra altamente didattica e interessante da non mancare.
Savina Fermi