Un accendino per scoprire nuove dimensioni

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Imprevedibile, graffiante, dissacrante la commedia scritta da Greg e da Riccardo Graziosi, L’accendino magico, in scena fino all’11 ottobre al Teatro Golden di Roma, dove proprio Greg potrà esprimere tutta la geniale creatività che da sempre lo contraddistingue.

E’ in scena al Teatro Golden di Roma, fino all’11 ottobre, il nuovo spettacolo, scritto da Claudio Gregori, in arte Greg, e da Riccardo Graziosi, L’accendino magico. Una commedia leggera, fatta di continui colpi di scena, rocambolesca, intelligente, magica. Come l’accendino che dà il titolo a questo divertente spettacolo. La “chiave” della storia sta tutta in questo fantomatico accendino dotato di poteri magici preservati nei secoli.

 

La trama. Siamo in una villetta sul mare, dove ci sono due coppie di coniugi che stanno trascorrendo alcuni momenti di relax in piacevole compagnia: Alex (Greg) con Vania (Vania della Bidia) e Riccardo (Riccardo Graziosi) con Claudia (Claudia Campagnola). A inizio di commedia c’è subito l’invidia di Vania per la lussuosa villetta di proprietà di Claudia e Riccardo, che si rafforza quando i due coniugi mostrano loro l’album del viaggio di nozze che li ritrae in un paradisiaco posto medievale che hanno visitato: una suggestiva abbazia dove Riccardo rubò un accendino ad uno dei monaci.

Senza saperlo, sembra che questo accendino avvia dei poteri magici in quanto trasporta da una dimensione all’altra, un po’ come la saga di Harry Potter, solo con altri effetti un po’ più inusuali perché chiunque utilizzi l’accendino ha il potere di mutare la propria condizione di vita così come quella degli altri. Così quando Alex lo usa per la prima volta, si rende conto, con sua grande sorpresa, di essere un esperto giocatore di tennis e di aver promesso a Riccardo che gli avrebbe insegnato a giocare.

Tutto ciò però si complica quando l’accendino inizia a passare di mano in mano, così quando è Riccardo ad utilizzarlo i ruoli si invertono: Riccardo diventa il marito di Vania e Alex il marito di Claudia. Poi è la volta di Vania: una volta acceso di nuovo l’accendino, ecco che Alex e Claudia sono fratello e sorella, Vania è nubile e Riccardo è gay, perdutamente innamorato di Lallo (Lallo Circosta).

Ma il tutto seguita: man mano che si passa da una dimensione ad un’altra e man mano che i protagonisti si scambiano l’accendino, questi cambieranno più volte il proprio status sociale, subendo una metamorfosi che li trasformerà da gente vip a gente gretta e volgare, in uomini di malaffare che gestiscono traffici poco puliti, da servi diventeranno padroni, le loro compagne si trasformeranno da mogli ad amanti, da assistenti sociali a serial killer da prostitute russe a vecchie signore.

E tutto questo succederà ogni volta che azioneranno l’accendino magico. Dovranno poi vedersela con un ladro, un maggiordomo, un boss, un manager e un medico (personaggi tutti interpretati da Lallo Circosta) e con il monaco derubato (Roberto Fazioli) che torna dal passato, o meglio dall’altra dimensione per riappropriarsi di quell’accendino magico. Tutto ciò ad un patto: Alex e Riccardo gli ridaranno, sì, l’accendino magico, trovando però la loro giusta dimensione che li soddisfi entrambi. Hanno fatto però o conti senza l’oste: quando si abusa di una cosa spesso questa può sfuggire di mano, diventando inevitabilmente vittima delle circostanze.

Cosa insegna questa commedia? Che il segreto per raggiungere la felicità in questa vita non sta nell’entità del proprio conto in banca, nel lusso della propria casa o della propria auto e nemmeno nella bellezza della propria moglie, ma nel riconoscere il valore impagabile di ciò che si ha, piuttosto che invidiare ciò che manca. Si vuole anche far riflettere lo spettatore facendolo divertire, senza mai stancarlo.

L’accendino magico è una divertentissima, brillante e sagace commedia degli equivoci, che il pubblico ha apprezzato sin da subito perché ha il potere di far ridere e riflettere con molta leggerezza ed ironia.

Lo spettacolo presenta anche un interessante gioco intermediale, con un maxischermo alle spalle dei protagonisti, che integra quanto si vede sul palco e che avvicina il modello teatrale a quello cinematografico. I richiami alla commedia all’italiana cinematografica sono abbastanza evidenti, soprattutto nell’uso dei vari dialetti. I personaggi nel viaggiare tra le dimensioni, non solo cambiano ruolo sociale, ma anche la loro provenienza, cominciando a parlare con un incedere quasi sconosciuto.

Buon testo questo de L’accendino magico, avvalorato anche dalla presenza in scena dei due autori, ma soprattutto di Greg che già di per sé è una garanzia di riuscita dello spettacolo, avallata ancor più dalla bravura degli altri cinque attori presenti, sempre ben compenetrati nei loro ruoli continuamente pronti a mutare in pochi secondi, e dall’intero lavoro della compagnia che, per l’appunto, ha saputo accrescere ancor di più il successo dello spettacolo, senz’altro da non perdere.

Giancarlo Leone

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