Al Quirino in scena, con “Amadeus” la vita angosciata di Salieri

0

Con grande impegno e ricambiato dal pubblico in sala, Geppy Gleijeses, diretto dal grande Andrei Konchalovsky, esprime in questo lavoro di Peter Shaffer, tutto il rancore di Antonio Salieri verso uno dei più grandi compositori del ‘700, Wolfgang Amadeus Mozart; e lo fa con la sua solita arte facendo intendere il messaggio sotteso che l’autore lancia al mondo: la morale, intesa come critica all’altrui operato, ha valenza universale.

Amadeus” è il titolo del lavoro che al Teatro Quirino Vittorio Gassman tiene il palcoscenico dal 19 novembre al 1° dicembre prossimo, un titolo accattivante, di grande richiamo perché, a tutta prima, evoca la mai accertata rivalità tra il compositore austriaco e quello italiano ma che, in effetti, volge lo sguardo da una parte diversa da quella che la leggenda ha nel tempo trasmesso al grande pubblico: il desiderio di Antonio Salieri di diventare un grande compositore, un desiderio che egli espone a Dio porgendo in cambio una vita irreprensibile,  da giusto, da grande uomo d’arte (quale effettivamente fu).

Le vicende della vita del compositore veronese, però, furono tali che egli passò alla storia, nell’immaginario collettivo, oltre che per le sue notevoli opere musicali, anche per una presunta rivalità verso il Mozart, che peraltro, più volte dette segni di ammirazione nei suoi confronti.

 

E’ ormai dimostrato come la pretesa invidia di Salieri verso Mozart fosse del tutto infondata per due motivi: sia per il fatto che Salieri divenne famoso nel corso stesso della sua carriera, sia perché la fama di Mozart raggiunse il suo culmine dopo la morte dell’austriaco.

A dare corpo all’astio dell’italiano verso Mozart contribui lo stesso compositore del dramma, Peter Shaffer, che riproponendola, ne ravvivò la presunzione. Gleijeses padre, interpretando Salieri, sostanzialmente “smentisce” “la teoria dell’antagonismo tra i due grandi” perché concentra nell’episodio del giuramento a Dio, in cambio della fama, la parte essenziale della rappresentazione: prendendo atto che a Mozart la vita concesse molte più fortune che a lui nel suo animo sorge, quasi umanamente giustificabile, una sorta di ribellione verso il Signore. Deve, e con lui lo spettatore, prendere atto che neppure ribellandosi a Dio potrà essere più famoso del suo concorrente che, però, non viene da lui trattato da avversario, ma da compositore stimato.

In tal modo la scena si snoda lungo il percorso della fatica esistenziale di vivere nell’insoddisfazione di una tale portata da provocare addirittura la morte, con le interpretazioni degli attori in scena che appaiono assai adeguate alla vicenda che Shaffer ha inteso descrivere, con un molto bravo Lorenzo Gleijeses nella parte di Mozart, del quale riesce ad esaltare ogni qualità artistica e/o fisica oltre che psicologica. E di un altrettanto bravo Geppy (suo padre nella vita) che domina la scena in maniera completa, convincente.

 

Complimenti anche alla brava Roberta Lucca (Costanza, la moglie di Mozart) ed a tutti gli altri numerosi interpeti: da Giulio Farnese a Giuseppe Bisogno, a Gianluca Ferrato, Anita Pititto, Bruinella De Feudis, Elisabetta Mirra, Agostino Pannone e Dario Vandelli che coralmente, danno vita ad un cast affiatato in grado reggere la fatica di circa due ore di durata dello spettacolo, del quale si apprezzano anche le scenografie di Roberto Crea (ben adeguate alla vicenda) e le musiche di Matteo D’Amico.

La traduzione dall’opera omonima di Peter Shaffer è di Masolino D’Amico che non tralascia alcun particolare per rendere magicamente assimilabile il lavoro dell’autore.

Andrea Gentili

Nessun commento