L’inizio della stagione teatrale del Teatro della Cometa è quest’anno certamente scintillante, quanto meno estroso, certamente intriso di originalità in quanto ad interpretazione di un personaggio reso mitico dal mondo dell’operetta di Franz Lehar, capolavoro della Vienna fine ‘800: Hanna Glawari, la Vedova Allegra.
Non solo la celebre vedova è al centro dell’esibizione di un grande dell’one man show del calibro di Gennaro Cannavacciuolo ma anche personaggi collaterali alla protagonista resa celebre da una cospicua eredità pervenutale dal marito ( per la verità non proprio immune da conosciutissime “esibizioni” extra coniugali della movimentata consorte) quali il conte Danilo, il Barone Zeta, il Njiegus vengono abilmente parodiati dal versatile attore che vestendo i panni a volte da Vedova, a volte da amante di lei, altre dando vita ai personaggi dell’operetta di Lehar, è il vero ed unico padrone della scena.
Due bravi ballerini, Giovanni Di Domenico e Fulvio Maiorani, lo affiancano nell’opera di critica procace e severa del mondo che ruotava intorno agli anni ’20 del secolo scorso evidenziando episodi e tragedie che hanno caratterizzato la Belle Epoque, la prima guerra mondiale, le deportazioni.
Il tutto narrato, fuori campo, quasi vissuto, da Lous Treumann (il primo ad interpretare il personaggio del conte Danilo nell’operetta di Lehar nel 1905) che finì tragicamente la sua vita proprio in un campo di sterminio: gli orrori e le poche ma intense bellezze di quell’epoca vengono descritte in forma realistica ma tuttavia satireggiante per rievocare come la Germania nazista abbia pesantemente influito nella formazione del panorama mondiale anche attuale.
La storia ha fatto si che oggi possiamo soltanto permetterci, con uno spettacolo denso di virtuosismi interpretativi che, cosa rara nell’ambiente teatrale italiano di oggigiorno, vengono accompagnati da due musicanti (Dario Perini al pianoforte ed Andrea Tardioli al violino ) che si esibiscono in tempo reale, di affrontare quei tristi problemi anche in forma non proprio comica ma alquanto “ allegra “ proprio per ricordare, attraverso la libera espressione teatrale, periodi storici che ognuno di noi, magari non avendoli vissuti, intenderebbe dimenticare.
Lo spettacolo, assai interessante per la sua originalità interpretativa che vede Cannavacciuolo simile ad un novello Fregoli, per la regia dello stesso virtuoso interprete e di Roberto Croce, terrà il palcoscenico del teatro romano di Via del Teatro di Marcello, fino al 4 novembre prossimo con le scene di Alessandro Chiti e le coreografie di Roberto Croce.
Andrea Gentili