Intervista con Monica Guerritore in scena al Teatro Quirino

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Autrice della drammaturgia, regista e cointerprete, con Francesca Reggiani, di Mariti e mogli, da martedì 5 dicembre al Teatro QuirinoMonica Guerritore si presta all’accostamento fra teatro d’oggi e sceneggiatura del film di Allen del 1992, cui la commedia si ispira. Visum l’ha intervistata.

Monica, parliamo di questo spettacolo. Qual è l’argomento che tratta?

Dell’eterna, infinita guerra fra mariti e mogli come concetto di coppia. A differenza del film di Allen, non avevamo a disposizione Manhattan, così nel mio spettacolo – spiega a Visum l’attrice –  tutto accade in una notte piena di pioggia, dove le coppie protagoniste si ritrovano prigioniere: un nubifragio fuori dal comune li costringerà a passare tutti insieme in una notte in una sala da ballo. Gli otto personaggi protagonisti faranno parte di un gioco al massacro e l’imprevisto del nubifragio farà emergere situazioni tenute nascoste, amanti compresi. E in quella notte tutto cambia: tutto sono testimoni e tutti sono protagonisti”.

Come nasce questo progetto?

Nasce da un’idea di Francesca Reggiani, che interpreta il ruolo di Judy: si era innamorata del film e mi ha proposto di adattarlo al teatro puntando su una comicità centrata sulle tematiche coniugali, ma trattata con grandissima ironia e intelligenza”.

Rispetto al film, per l’adattamento teatrale, è stata modificata la sceneggiatura?

Sì, però le dinamiche tra i personaggi sono rimaste invariate. Abbiamo dovuto ‘impostare’ un luogo unico, una sorta di ‘non-luogo’ che però risultasse realistico. Il contest – commenta – è la sala da ballo e bar dove una volta a settimana si incontra un gruppo di persone di un certo livello. Ho dovuto, poi, concentrare il tutto in una notte e non settimane come nel film. Queste persone riflettono sulla presenza o l’assenza dell’amore – sottolinea – dialogando con il pubblico per svelare ciò che sta accadendo nel loro mondo interiore”.

Orgogliosa di portare in scena questo spettacolo tratto dal film di Woody Allen?

Felicissima. E’ stato un orgoglio immenso che, per la prima volta in Italia, il genio newyorchese abbia dato a me la possibilità di trarre e di scrivere una drammaturgia dal suo celebre film. Si è convinto anche perché si potrebbe definire materia mia: per tre anni ho portato in teatro ‘Scene da un matrimonio’ di Bergman, film dal quale lo stesso Woody ha tratto ispirazione. Allen è stato molto esigente, prima di accettare ha voluto che gli spiegassero bene il progetto. Mai avrei pensato di riscrivere Allen e sono molto contenta di aver reso quella dinamica molto faticosa e vitale che è l’amore”.

Una vita dedicata al teatro: quali personaggi ricorda più volentieri?

Tutte le donne che ho interpretato fanno parte di me: Madame Bovary, Oriana Fallaci, Giovanna D’Arco, Judy Garland, personaggi che non muoiono mai, rimangono dentro di te”.

 

Un pregio e un difetto?

Come pregio l’umiltà, so riconoscere gli errori. Come difetto, l’impulsività”.

 

 

Il complimento più bello che ha ricevuto?

Di essere mutevole, di assumere i contorni delle donne che interpreto. Ho resistito alla chirurgia estetica, mi hanno sempre detto che ho un viso che si modella sul personaggio che sto interpretando”.

 

Tre aggettivi che la identificano

Guerriera, testarda, razionale, nel senso che cerco di frenare la mia passionalità attraverso lo studio, razionalizzando il tutto”.

 

Prossimamente dove la vedremo oltre che in teatro?

Al cinema. Il 14 febbraio 2018 per Medusa uscirà il film Matrimonio italiano, diretto da Alessandro Genovesi: faccio da contraltare a Diego Abatantuono, sono sua moglie e lo caccio di casa perché non accetta l’unione di nostro figlio con un altro uomo. Si tratterà il tema delle unioni civili fra due persone dello stesso sesso”.

Giancarlo Leone

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