Antologica di Vincenzo Agnetti

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Vincenzo Agnetti Ritratto di uomo 1971 cm.75x100 Courtesay

Con il titolo “Agnetti a Cent’anni da adesso” il Palazzo Reale di Milano celebra fino al 24 settembre 2017, Vincenzo Agnetti (1926-1981), artista milanese portabandiera dell’arte concettuale. La mostra prodotta da Palazzo Reale Cultura con l’Archivio Vincenzo Agnetti è curata da Marco Meneguzzo ed è a Ingresso Libero. 

Vincenzo Agnetti
La luce era la più lenta perchè il vuoto riusciva a frenarla 1971 cm.180×80 Courtesy Archivio Agnetti

Milano non ha mai dimenticato questo suo figlio così all’avanguardia e iniziatore con Piero Manzoni dell’arte concettuale tanto che di recente ha avuto due mostre sempre nella città. Questa a Palazzo Reale, in luogo istituzionale, serve a riscoprire il valore di quest’ artista -poeta che partendo dalla parola l’ha trasformata in arte e poi in poesia. I maggiori critici italiani hanno dedicato ad Agnetti scritti importanti citandolo nei loro testi.

Vincenzo Agnetti
Autoritratto 1971 cm.129×80 Courtesy Archivio

 

Le opere esposte sono più di 100 create dal 1967 al 1981 e danno conto della sua ricerca che pur con diversi materiali è stata sempre molto coerente e non mutata. Il suo concettuale non ha nulla a che vedere con quello americano, inglese o europeo poiché come scritto dal curatore Marco Meneguzzo, “quello di Vincenzo Agnetti ha un risvolto metafisico e letterario, pieno della nostra cultura, vorrei dire mediterranea, se oggi questo aggettivo non apparisse riduttivo”. 

 

 

Vincenzo Agnetti
Surplace 1979 Courtesy Archivio Agnetti

 

L’artista pur nella sua breve vita, ha praticato l’arte con tanta foga che non è stato facile trovarne le tracce totalmente e questo spiega perché il suo nome non è conosciuto come dovrebbe. I maggiori artisti dell’epoca come Manzoni, Castellani, Melotti, Parmiggiani, Colombo e Scheggi si sono affidati a Lui per gli scritti e la collaborazione. Scheggi poi ha firmato con Agnetti l’opera Il trono, lavoro a quattro mani, che è esposto per la prima volta dopo la mostra di Roma di quasi cinquant’anni fa.

 

 

Vincenzo Agnetti
Ritratto di uomo 1971 cm.80×120 Courtesy Archivio Agnetti

 

La ricerca sul tempo che Agnetti ha praticato ci porta a citare le opere dal Trecento al Novecento, una di queste sulle quali l’artista è intervenuto con scritti davvero dissacranti, è un ciclo di quattro affreschi del XIV secolo. Nella stanza dedicata all’Amleto politico con le bandiere di tutto il mondo, si vede come l’Amleto di Agnetti arringa la folla. Proprio con la sua voce l’artista fa parlare i numeri a mò di discorso creando un’opera di teatro statico, così come nella Macchina drogata.

 

 

Vincenzo Agnetti
Prospetto per un Amleto politico 1973 (Mart) Courtesy Archivio Agnetti foto Vincenzo Licitra

E’ una calcolatrice Divisumma 14 della Olivetti i cui numeri sono stati cambiati con altrettante lettere dell’alfabeto in maniera che il risultato divenisse privo di senso logico e supporto d’intonazione. Il suo ritratto che è un feltro grigio inciso a fuoco intorno a altri feltri porta la scritta “quando mi vidi non c’era”. E ancora Il libro dimenticato che è il più incisivo della serie della memoria e della dimenticanza. E ancora altre serie come quella dei numeri scritti con acrilico bianco su bachelite nera e l’opera Apocalisse veramente un’installazione particolare.  Ci sono anche opere create con la fotografia alcune note, altre meno che raffigurano i Paesaggi della mente, nonché una stanza con quattro grandi sculture che riguardano la performance La lettera perduta. Una mostra per conoscere veramente il pensiero dell’artista.

Emilia Dodi

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