Filumena Marturano al teatro Quirino di Roma

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E’ in corso di rappresentazione al teatro Quirino di Roma la versione firmata da Liliana Cavani della fortunatissima opera di Eduardo scritta nel 1946 ed inserita nella raccolta “Cantata dei giorni dispari”, un lavoro che accolto da numerosissimi applausi anche a scena aperta, particolarmente nel corso della prima rappresentazione avvenuta il 10 gennaio scorso alla quale ha assistito anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Anche se l’intenzione dei due protagonisti Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses oltre che della regista alla sua prima esibizione con un set di prosa, non era propriamente quella di ricalcare la mimica, le espressioni, le battute di Eduardo certamente la figura del Maestro, aleggiava sul palcoscenico in totale simbiosi con quella della regista che già a suo tempo aveva portato in scena la commedia a Spoleto con gli stessi interpreti.

E’ noto il dramma di Filumena, donna dal passato oscuro, che rifiuta di rivelare al suo amante, abituale frequentatore del bordello in cui lei ha esercitato, quale dei tre figli da lei messi al mondo sia quello suo e Mariangela D’Abbraccio, una grande Mariangela D’Abbraccio, si è immersa nella figura della ex prostituta nel modo più consono al ruolo di una donna che Eduardo stesso raffigurava come una allegoria dell’Italia, moralmente depauperata raffigurando attraverso Filumena la voglia di riscatto e di acquisire la perduta dignità.

La forza di Filumena sta tutta nella voglia di desiderare, contro la legge di allora, il riconoscimento di quelli che all’epoca in cui il dramma venne scritto, erano considerati figli “illegittimi”: e ci riesce, particolarmente nel far comprendere al borioso ma ignaro suo amante, il valore dei figli in genere (poi la legge subirà, dal Medio Evo, le variazioni che l’hanno resa così attuale); ma chissà quante Filumema avranno lottato e subito, magari in silenzio, lo stesso dramma!

Voler parlare della forza espressiva di Mariangela – Filumena è pura accademia: il personaggio è stato completamente assimilato dalla favolosa attrice napoletana che allo spettatore appare del tutto normale vivere ( non seguire, perché è poco ) la triste vicenda, mentre un eccezionale Geppy Gleijeses è il perfetto interprete del borghese padre ignaro di un figlio che conoscerà, si, ma che non saprà mai quale sia, giungendo a riconoscere nella sua compagna, prima calpestata, una eccezionale donna che finalmente porterà all’altare.

Si potrebbe dire che tutto finisce a taralucci e vino, ma questa conclusione appare riduttiva e limitativa perché Filumena è una vera donna, è una donna che riesce a rivolgersi alla Madonna con l’anima pulita, che crede nella vita della quale intende raddrizzare le storture, vincendo sulle ingiustizie, proprio come era certamente nelle intenzioni del grande Eduardo che con la regia di una Liliana Cavani assolutamente prorompente e decisamente interprete delle intenzioni del Maestro porta coraggiosamente in scena un lavoro spettacolare, bello da vedersi e bello da seguirsi perché narra, in forma di commedia, quella che è la triste realtà della vita.

Questo favoloso spettacolo resterà al teatro Quirino – Vittorio Gassman fino al prossimo 29 gennaio e la Compagnia, composta tra l’altro anche da Ylenia Oliviero, Mimmo Mignemi, Elisabetta Mirra, Fabio Pappacena, Eduardo Scarpetta, Gregorio Maria De Paola ed Agostino Pannone appare la più consona, al momento, a rappresentare quest’opera che De Filippo scrisse appositamente per la sorella Titina.

Andrea Gentili

 

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