Dopo Caravaggio il Seicento napoletano

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Massimo Stanzione San Giovanni Battista con l’agnello 1630 ca., olio su tela cm. 180x151,5 Collezione Fondazione De Vito

A Palazzo Pretorio di Prato c’è dal 14 dicembre 2019 al 13 aprile 2020 una grandiosa mostra dedicata a “Dopo Caravaggio Il Seicento napoletano nelle Collezioni di Palazzo Pretorio e della Fondazione De Vito”, organizzata da Comune di Prato in collaborazione con la Fondazione De Vito. Curatrici Lidia Jacopino e Nadia Bastogi.

Giovanni Battista Caracciolo detto Battistello
Noli me tangere 1618, olio su tela cm.123×142 Collezione Palazzo Pretorio di Prato

Il Comune di Prato conserva uno dei più importanti nuclei di opere di artisti del Seicento napoletano e altrettanto validissime risultano quelle della Collezione De Vito, quindi era naturale che riunissero le due collezioni per dare vita a una grandiosa mostra su questa tematica. La Collezione De Vito creata negli anni ’70 del Novecento da Giuseppe De Vito studioso, conoscitore e collezionista del Seicento napoletano, si configura come la più importante di proprietà privata dedicata a questo argomento, così come quella di Palazzo Pretorio che fa conoscere la profonda influenza che Caravaggio ha avuto sugli artisti dell’epoca.

Maestro dell’Annuncio ai pastori
Giovane che odora una rosa 1640-1645 olio su tela cm.104×79 Collezione Fondazione De Vito

 

Le opere delle due collezioni unite si fanno assolutamente ammirare partendo da Palazzo Pretorio con il Noli me tangere dl  Gian Battista Caracciolo detto il Battistello unita a quella di Mattia Preti Il Ripudio di Agar, così come il Buon Samaritano di Nicola Malinconico, mentre in quella della Collezione De Vito si possono contare opere del Battistello, Giuseppe De Ribera, Massimo Stanzione, Giovan Battista Recco, Bernardo Cavallini, Giuseppe e Giovan Battista Spinelli, Pacecco De Rosa e altri artisti importanti.

 

Mattia Preti
Ripudio di Agar 1635-1640, olio su tela cm. 185×280 Collezione Palazzo Pretorio Prato

Il percorso della mostra prende le mosse attorno all’opera di Palazzo Pretorio Noli me tangere riconosciuto capolavoro del Battistello, erede del naturalismo luministico del Caravaggio che dialogano con quelle della Collezione De Vito seguendo un percorso cronologico. Qui ci sono le opere dello Stanzione e di Paolo Finoglio. Si incontra poi il secondo gruppo di dipinti che girano attorno alle opere del Ribera, artista spagnolo che fu determinante per lo sviluppo del gruppo della pittura caravaggesca con lo sviluppo più integrale. Di quest’artista è esposta un’opera poco nota e importante per la collezione stessa.

Jusepe de Ribera
Sant’Antonio abate 1638 ( datato ) olio su tela cm.71,5×65,5 Collezione Fondazione De Vito

 

 

Palazzo Pretorio sempre del Ribera presenta un dipinto di soggetto biblico che replica un famoso dipinto fatto per l’Escorial. In condizioni pessime è stato restaurato al meglio, come solitamente, dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Qui della Collezione De Vito ci sono tre tele del Maestro dell’Annuncio ai Pastori, molto importanti, nonché una tela del Antonio Francanzano del 1640. Questo gruppo si unisce a dipinti raffiguranti donne, sante, martiri, con le tele di Artemisia Gentileschi, quelle del Cavallini e di Andrea Vaccaro.

 

Probabile replica da Jusepe de Ribera Giacobbe nel deserto post 1632, olio su tela c.182×234
in rstauro Opificio Pietre Dure di Firenze

Il successivo gruppo interessa le opere di Mattia Preti, in dialogo con il dipinto della Collezione De Vito Scena di carità con tre fanciulli.  Preti a Palazzo Pretorio è presente con la grande tela Il ripudio di Agar, nella quale è protagonista una figura femminile. Unito a questo è il bozzetto di Preti del San Marco Evangelista che affresca la cupola dl San Biagio di Modena. Dell’epoca nella quale Preti si trasferì a Malta, nella Collezione De Vito è presente la Deposizione dalla croce. In Palazzo Pretorio come secondo Seicento c’e la tela ormai barocca di Luca Giordano. Con questo si chiude il Seicento napoletano arrivando al Settecento dove ha avuto importanza Francesco Solimena.

Una mostra altamente scientifica del Seicento napoletano.

Emilia Dodi

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