Alle Terme di Caracalla le sculture essenziali di Mauro Staccioli

0

E aperta fino 30 settembre “Mauro Staccioli Sensibile Ambientale” la prima ampia retrospettiva dell’artista da poco scomparso. Un omaggio doveroso a chi ha saputo esprimere una nuova idea di scultura a dimensione ambientale. Le rovine delle Terme, i resti sontuosi di pavimenti musivi, gli sfondi imponenti delle strutture murarie costituiscono il palcoscenico ideale delle opere. L’antico e il contemporaneo protagonisti.   

La prima grande retrospettiva dedicata a “Mauro Staccioli Sensibile Ambientale”, scomparso a gennaio scorso a ottant’anni, non poteva trovare ambientazione migliore delle Terme di Caracalla. Promossa dalla Soprintendenza Speciale di Roma guidata dall’architetto Francesco Prosperetti, in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, che conserva tre opere dell’atista fra cui Roma 2010 il grande portale in Via delle Belle Arti, l’Archivio intitolato all’artista ed Electa cui si deve il catalogo, ripercorre le diverse fasi creative dello scultore attraverso pezzi che vanno dagli anni settanta fino alla morte. Il titolo Sensibile ambientale posto accanto al nome sta a indicare il forte rapporto che Staccioli ha sempre stabilito fra la sua opera e il luogo in cui viene esposta, che non è mai casuale, né ininfluente.

 

Le “sculture intervento” di Staccioli incidono sul contesto e sono un’occasione per rileggerlo in modo nuovo. A queste proposito le testimonianze di chi ha avuto la fortuna di lavorare con lui non mancano. In Calabria nel 2011, dove nel Parco di Scolacium si confrontava con l’archeologia, girava col metro in mano per trovare la soluzione migliore, ricorda Prosperetti.

E’ un omaggio doveroso a un artista molto noto in Italia e all’estero, ma ancora sottovalutato, precisa Alberto Fiz curatore della rassegna. Ad accogliere il visitatore della mostra (che sarà in cartellone fino al 30 settembre) è la Diagonale Palatina, un plinto lungo 24 metri che attraversa le mura romane, con un doppio punto di vista. E’ visibile infatti sia dall’interno delle Terme che dal lato che si affaccia verso la città e così rimarrà anche dopo.  E’ l’ultima opera dello cultore, già esposta nel 2017 alle Arcate Severiane per la mostra della collezione di Tullio Leggeri che si tenne sul Palatino. Di fronte Seneffe 14, la gigantesca ruota in acciaio tubolare verniciato ideata nel 2013 per il progetto di installazione a Villa Aruch di Firenze, che prende il nome dal Castello di Seneffe in Belgio dove venne temporaneamente collocata.

Varcata la soglia d’ingresso e imboccato il viale delle Terme il visitatore è invitato a passare sotto un imponente portale  che ha un’insolita forma triangolare  a punta. E’ il Portale 14 in rosso acciaio corten e raggiunge i dieci metri di altezza, un portale beneaugurante. E via via seguono le altre sculture. Sono in tutto 26 selezionate da Fiz, grande amico e studioso di Staccioli, poste in relazione con i paramenti murari, con il verde dei prati e l’azzurro del cielo. Posizionate con la massima attenzione.

Quella cura che era propria di Staccioli capace di instaurare un rapporto speciale fra la sua opera e il luogo destinato ad accoglierla. “E’ curioso – osserva Marina Piranomonte responsabile delle Terme – come senza saperlo abbiano collocato le opere negli stessi punti in cui si trovavano i grandi gruppi scultorei nel 216 d. C. quando vennero costruite, una grande Scilla, il Toro Farnese.   E anche tenendo conto del peso delle strutture, visto che sotto il terreno c’è in gran parte il vuoto.

I maestosi resti di questa spa lussuosissima della Roma imperiale, gli ampi spazi verdi delimitati da siepi di bosso e ombreggiati da alti pini e cipressi, sono la quinta ideale su cui si stagliano le sculture di Staccioli, molte di grandi dimensioni, tanto da sembrare lì da sempre.  Una soluzione che lo avrebbe mandato in fibrillazione, sapendo di esporre in uno spazio di tale forza e impatto, ma il dialogo fra antico e contemporaneo lo avrebbe reso felice, ha ricordato la figlia Giulia presentando la mostra.

Le Terme di Caracalla non sono nuove a contaminazioni del genere. Si veda a questo proposito Il terzo paradiso, l’opera che Michelangelo Pistoletto ha realizzato in una delle aiuole del giardino delle Terme (delineato da Rodolfo Lanciani nel primo decennio del Novecento), utilizzando 109 reperti fra marmi e mosaici trovati all’interno delle stesso parco.

L’esposizione ripercorre l’intero arco della produzione di Staccioli, dagli inizi a cavallo degli anni sessanta, settanta all’ultimo periodo, dall’anno della svolta nel ’72 con la mostra Sculture in città nella sua città natale Volterra in cui per la prima volta le opere uscivano dai musei (in mostra alle Terme ci sono quattro sculture), al provocatorio Muro alto otto metri che ostruiva la visuale e impediva l’accesso al Padiglione Italia,  costruito nel ’78 per la Biennale di Venezia (reso celebre dal film di Alberto Sordi  Le vacanze intelligenti). Poi la crescente attenzione internazionale quando negli anni ottanta viene chiamato in Germania, Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, quindi gli anni novanta, l’uso dell’acciaio corten esteticamente più seducente del cemento e la realizzazione dei primi anelli quasi metafisici che sfidano le architetture dei palazzi. Per giungere all’ultimo periodo che l’ha visto attivo fino alla fine con una serie di installazioni in Italia e all’estero.

Le creazioni di Staccioli richiamano forme geometriche essenziali, il cerchio, il triangolo, mantenendo però un margine di devianza, una sfida alla geometria, all’architettura, non prismi ma prismoidi, ellissi verticali, cerchi imperfetti. I più famosi sono gli anelli giganti in acciaio corten, ma ci sono barriere in ferro e cemento, piramidi in cemento e ferro, covoni dipinti in materiale plastico e cemento, dischi in ferro e cemento rosso, ellissi, sinusoidi. Tutto l’alfabeto di segni e simboli dell’artista si ritrova sgranato lungo il percorso non cronologico delle Terme, passando per il frigidarium, il calidarium, la palestra per culminare infine nei sotterranei eccezionalmente visibili per l’occasione. Sotterranei che costituivano, come ricorda “la padrona di casaPiranomonte, il cuore pulsante delle Terme, con una rete di grandi gallerie carrozzabili. Tutti gli impianti di servizio e idraulici, i depositi di legname per alimentare forni e caldaie si trovavano nei sotterranei.

Terme di Caracalla, viale delle Terme di Caracalla, 52 Roma. Orario: dalle 9.00 alle 19.15 fino al 31 agosto; dalle 9.00 alle 19.00 dal 1 al 30 settembre; dalle 9.00 alle 14.oo tutti i lunedì. Fino al 30 settembre. Informazioni: tel. 06-48020217 e www.coopculture.it

Laura Gigliotti

 

Condividi
Articolo precedenteLa Roma dei Re
Prossimo articoloIl teatro Sistina presenta i suoi assi nella manica
Senese di nascita e romana d’adozione. Iscritta all’Ordine Nazionale dei Giornalisti di Roma dall’81, ha pubblicato in modo continuativo per quotidiani e riviste cartacee: da “La Voce Repubblicana” a “Mondo Economico”, a “ Il Tempo”, “il Giornale”, “Il Sole 24 Ore”. E per giornali online come “Visum” e “Quotidiano Arte”. Senza contare interventi saltuari in numerose pubblicazioni fra cui “Le città” e il “Corriere della Sera”. Sempre di cultura e società in senso lato e in modo specifico di archeologia, architettura, arte e musica. E di libri, di Roma e del Vaticano.

Nessun commento