Il giuocatore di Carlo Goldoni. Fino al 14 aprile alla Sala Umberto di Roma, poi in tournée, è andato in scena questo spettacolo di grande spessore, con l’adattamento e la regia di Roberto Valerio.
Il giuocatore di Carlo Goldoni
Il giuocatore di Carlo Goldoni. Fino al 14 aprile alla Sala Umberto di Roma, poi in tournée, è andato in scena questo spettacolo di grande spessore, nell’adattamento e regia di Roberto Valerio. Egli ha saputo riproporre un importante autore del Settecento in chiave moderna, riuscendo a mantenere integro il messaggio goldoniano, fatto di raffinatezze linguistiche e “dialettali”, di ritmi e situazioni paradossali, dove l’improbabile e il casuale, diventano realtà accettata per il pubblico, che rimane affascinato proprio da questa speciale narrazione goldoniana; e che la regia ha saputo reinterpretare in modo egregio.
Il giuocatore – trama
La trama è piuttosto nota: racconta di un bel giovanotto veneziano, allo stesso tempo rubacuori e schiavo del vizio del gioco. Si ritrova con 3 fidanzate o aspiranti mogli, cui lui prometteva di sposarsi, ma alla fine, ridotto sul lastrico, individua la strada maestra (e forse la più conveniente!).
Ci piace, invece, parlare della interessante messa in scena: va dato atto a Roberto Valerio di aver messo in piedi un’ottima versione di questo lavoro goldoniano, nel quale si fondono toni drammatici e momenti di forte comicità. L’autore veneziano in questa commedia ci propone importanti valutazioni e riflessioni di ordine morale, mirando volutamente a fare satira impietosa su un certo modo di vivere del “giocatore” incallito, il quale, ormai schiavo del vizio, si rivela tutto sommato un individuo fragile, vittima del suo stile di vita: dissoluto, vizioso, bugiardo, ingannatore e al tempo stesso affascinante ammaliatore, con più donne che se lo contendono.
Interessante messa in scena di Roberto Valerio
Ed in questo, è bravissimo Alessandro Averone, che nel ruolo di Florindo ci regala un
personaggio dalle molte sfaccettature, capace di passare da sprazzi di brillante vivacità e momenti di drammatica disperazione. Goldoni svela anche un aspetto secondario ma non meno drammatico: l’idea del suicidio che si impossessa di alcuni giocatori seriali ridotti sul lastrico, e che pertanto pensano a farla finita, gettandosi nelle acque torbide della laguna.
La riproposizione di un importante autore del Settecento in chiave moderna
Una piacevole nota di colore, invece, viene da Nicola Rignanese che veste i panni di Pancrazio (il servo di Florindo) e che costruisce un personaggio fortemente brillante e versatile, esibendosi comicamente addirittura in una specie di Khasashok per salvare una situazione a rischio! Non solo, ma uno dei momenti più gustosi è costituito dal tango Por una cabeza (celebre successo di Carlos Gardel), che Pancrazio balla con la vecchia e ricca zia Gandolfa (di cui Pancrazio è da tempo invaghito), ruolo brillantemente interpretata da Alvia Reale. Impeccabile nei panni di Rosaura, la promessa sposa di Florindo, è Mimosa Campironi: di lei abbiamo apprezzato anche notevoli doti musicali: non a caso, sono sue anche le musiche originali.
Un cast all’altezza impreziosisce la commedia
Bella e incisiva l’interpretazione di Davide Lorino nel ruolo di Pantalone, il padre di Rosaura. Complimenti, infine, a tutto il resto della compagnia: Roberta Rosignoli che dà vita al personaggio di Beatrice, Massimo Grigò ossia il giocatore che sbuca ovunque e che simboleggia la tentazione, e Mario Valiani nel doppio ruolo del giocatore forestiero Tiburzio e di cameriere della signorina Rosaura.
La regia è certamente all’altezza della situazione
A tale proposito, risulta molto carina la scena in cui i due giocatori (in realtà due bari truffatori) sbucano da due finestrelle e alleggeriscono degli ultimi soldi il malcapitato Florindo. La regia è certamente all’altezza della situazione. Non è semplice proporre Goldoni in chiave apparentemente moderna, mantenendone intatte le caratteristiche linguistiche e soprattutto il messaggio etico.
Come ci spiega Roberto Valerio, “Goldoni si era proposto infatti il compito di rappresentare un “teatro esemplare” che “svegliasse” dalla fascinazione del gioco. E parlava, come sempre per il più umanista dei drammaturghi, per esperienza personale: egli stesso, confessa nella prefazione dell’edizione a stampa, aveva sperimentato sulla propria pelle “le pessime conseguenze di questo affannoso piacere”, frequentatore assiduo dei Ridotti, locali annessi ai teatri specifici per i vari tipi di gioco, diffusissimi nella Venezia del Settecento.”
La produzione è dei Teatri di Pistoia Centro di Produzione Teatrale
Piacevoli e gradite le trovate dell’hula-op, del tango, così come il momento del valzer finale, delicato e arioso, a suggellare la catarsi del protagonista e il lieto fine caratterizzato da una doppia cerimonia nuziale! Nel complesso, molto attenta la cura ai pur dettagli minimi, grazie anche alle scene e costumi di Guido Fiorato. Ricordiamo infine l’importante contributo del disegno luci, curato da Emiliano Pona. La produzione è dei Teatri di Pistoia Centro di Produzione Teatrale.
Uno spettacolo da vedere certamente
Lo spettacolo prosegue nella sua tournée e ci auguriamo che ritorni anche alla Sala Umberto. Certamente uno spettacolo da vedere!
Salvatore Scirè