Intervista a Iacopo Bruno

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Iacopo Bruno è un illustratore di fama internazionale che ha illustrato Pinocchio edito da Rizzoli. Visum lo ha intervistato. 

Dopo Il canto di Natale scegli Pinocchio, la copertina è il tuo fiore all’occhiello sempre ricca e preziosa, comprensiva di tutti personaggi e un doppio albero. Quanto è impegnativo riuscire a sintetizzare  una storia in una sola tavola per la cover?  

Disegnare il Canto di Natale è stato per me un grandissimo onore e quando l’editore mi ha chiesto di scegliere un secondo classico da illustrare, non ho potuto fare a meno di scegliere il classico dei classici Italiano: Pinocchio. Con molto timore e un pizzico di adrenalina ho affrontato questa sfida cominciando proprio dalla copertina. Non è mai semplice armonizzare molte informazioni, all’interno dello spazio ridotto di una copertina senza creare confusione. Negli anni ho capito, che affrontando una copertina come un unico disegno che racchiudesse tutto, poteva essere la soluzione che mi avrebbe permesso di poter realizzare immagini complesse pur mantenendo un’immediatezza di lettura”.

“La copertina di Pinocchio nasce proprio così – continua Bruno –  come si può vedere meglio in alcuni schizzi pubblicati nella postfazione del libro. Titolo, autore, editore, soggetto principale e personaggi fanno parte di un unico disegno che diventa il fuoco della copertina. Gli elementi che compongono questo disegno centrale, hanno naturalmente dei pesi diversi come la scritta Pinocchio o il volto di pinocchio, rispetto agli altri personaggi presenti sulla copertina. L’albero in questo specifico disegno, diventa l’unica grande  struttura decorativa centrale che contiene e avvolge tutti gli elementi della copertina”.

 

L’albero e il suo tronco. E’ da lì che nasce la vita e nasce Pinocchio. Che ruolo hanno gli alberi nella storia?

Penso che Collodi abbia dato agli alberi un ruolo centrale a partire dal fatto che Pinocchio è parte di un albero. Un pezzo di legno da catasta da bruciare nella stufa o nel camino ma che racchiude in se la vita. Dal mio punto di vista, come dicevo prima, ho deciso che l’albero sarebbe stato l’elemento principale della mia copertina, e da subito o scelto di rappresentare un albero che contenesse i due più significativi nella vita di Pinocchio. Per questo motivo ho disegnato l’albero degli zecchini d’oro da una parte, e la quercia alla quale Pinocchio viene impiccato dall’altra”.

“Ho illustrato l’albero degli zecchini d’oro anche all’interno. Una volta appare a Pinocchio in sogno – sottolinea Bruno– proprio come un’illusione, mentre dorme nella Locanda del Gambero Rosso. L’ho disegnato, anche in una tavola al tratto rossa come un ramo che si attorciglia e attraversa la pagina da un lato all’altro e avvolge Pinocchio che si lascia trasportare, come fosse catturato da un’allucinazione. Sempre nelle illustrazioni interne, ho disegnato il ramo della grande quercia alla quale Pinocchio viene impiccato e non ho potuto non rappresentare i cipressi, che sono così fortemente legati all’immagine della Toscana di Collodi”.

Nella tua interpretazione gli ambienti interni e esterni restano invisibili, perché questa scelta?

Pinocchio è un romanzo complesso, ricco di vicende, situazioni diverse, personaggi, oggetti, animali, tantissimi animali! Ogni breve capitolo ci catapulta da una parte all’altra, in luoghi che ho preferito lasciare alla fantasia dei lettori, perché penso che la scrittura di Collodi riesca, con pochi tratti, a farci vedere il paese dei balocchi o il ventre del pescecane senza che fosse necessario fermarli con un’immagine. Ho preferito dare spazio alla moltitudine di oggetti animali e personaggi che si animeranno nelle scenografie mentali dei lettori”.

 

Nel libro disegni tanti animali, il grillo, il colombo, il granchio, il ciuco. Quale ti ha divertito di più e quale emozionato di più?

È stata una vera scoperta rileggendo Pinocchio con maggiore attenzione accorgermi di quanti siano gli animali che si avvicendano nella storia. Cani, faine, galline, pesci, conigli neri, rapaci, serpenti, insetti, lumache senza dimenticare naturalmente il Gatto e la Volpe o il Grillo Parlante che nel nostro immaginario sono diventati dei veri e propri personaggi perdendo un po’ la loro essenza animale ma che in realtà sono un gatto, una volpe e un grillo. È stato piacevole e divertente rappresentarli tutti e spero di non aver dimenticato nessuno. La presenza di così tanti animali mi è sembrata una caratteristica davvero molto forte nel racconto di Collodi e forse un po’ trascurata”.

Per quanto riguarda l’illustrazione più toccante penso che sia Pinocchio riverso sul cadavere di Lucignolo, ancora ciucchino. È un passaggio che scorre veloce nelle parole di Collodi ma penso che meritasse di essere enfatizzato dall’immagine. Qui Pinocchio ha già imboccato la strada giusta per trovare la sua anima e diventare bambino e incontra Lucignolo ancora ciucchino che morirà davanti ai sui occhi. Questa penso sia stata per me l’illustrazione più emozionante legata ad un animale e spero che possa scaturire lo stesso sentimento al lettore quando la incontrerà”.

Lo dedichi a tuo padre che alla nascita ti ha paragonato al grillo parlante. Aveva ragione?

Penso di proprio di si. Naturalmente lui si riferiva al mio aspetto dato che per le vicissitudini del parto sono nato un con il naso schiacciato e il viso un po’ tumefatto. Immagino prendesse come riferimento visivo il Grillo Parlante di Walt Disney che oltre ad essere verde, come forse ero anch’io, aveva il naso completamente schiacciato. In ogni caso penso che abbia avuto una buona intuizione cogliendo anche parte della mia essenza e personalità dato che, se proprio devo proiettarmi in uno degli animali della storia di Pinocchio, probabilmente sceglierei, per affinità caratteriale, proprio il Grillo Parlante anche se dovrò aspettarmi che prima o poi qualcuno mi tiri un martello in testa”.

Dopo Dickens ti confronti con un autore italiano che appartiene all’infanzia di tutti noi, quanto ti sei sentito vicino alla storia?

La storia di Pinocchio, come dicevo prima, mi appartiene in qualche modo dalla nascita. Nel mio primo concorso di disegno, aperto a tutte le scuole elementari, ho disegnato proprio Pinocchio addormentato con i piedi nel camino. Anch’io, come mio padre, avevo preso evidentemente degli spunti Disneyani dato che nel Pinocchio di Collodi non c’è nessun camino dove infilare i piedi. Il camino nella casa di Geppetto è disegnato su una parete per dare un’illusione di calore e Pinocchio si addormenta con i piedi tra le braci di un caldano. Rileggerla e interpretarla da adulto è stato un vero salto nella mia infanzia tra le paure e il fascino che Collodi ha saputo infondere nel mondo di Pinocchio”.

 

Che tecniche hai usato per le illustrazioni?

Rispetto al Canto di Natale che era interamente realizzato ad olio su carta per Pinocchio ho scelto di aggiungere alle illustrazioni a colori, realizzate sempre a olio, anche delle illustrazioni al tratto virate rosso per accompagnare la lettura. Penso che i disegni rossi oltre a rimanere più freschi e meno invadenti sulla pagina durante la lettura, mi abbiano permesso di raccontare tanti piccoli particolari di questa straordinaria storia”.

 

Il libro si conclude con un inzio, cioè con una postfazione con bozzetti e schizzi . E’ un invito ai lettori a proseguire da soli sulla strada dell’immaginazione?

Apparirà chiaro da questa mia intervista che la scrittura non è esattamente il mio mezzo espressivo. Quindi vi lascio immaginare l’agitazione nella quale sono piombato, quando l’editore mi ha chiesto di scrivere una postfazione di Pinocchio. Per fortuna, come ho scritto nei ringraziamenti, c’è sempre Francesca Leoneschi che mi tira fuori dal buio del ventre del pescecane, che in qualità di Direttore artistico di questo progetto, e inseparabile compagna di vita e di lavoro, ha avuto l’idea di realizzare una postfazione illustrata. Penso che sia uno strumento utile per chi volesse entrare più a fondo nel processo del mio lavoro, per capire meglio come nascono le mie illustrazioni e come sono realizzati i disegni preparatori. Insomma una postfazione in qualche modo molto intima che sono certo arriverà ai lettori molto più delle mie parole”.

Cristina Marra

 

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