Intervista ad Andrea De Carlo autore di “Il teatro dei sogni”

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Per il suo ventunesimo romanzo l’occhio attento e scrutatore della realtà sociale di Andrea De Carlo si sofferma sulla paradossale situazione del sovraccarico di notizie, dello smoderato uso dei social e della cattiva gestione della politica e dell’ambiente. Visum l’ha intervistato.

Con “Il teatro dei sogni” edito da La nave di Teseo, la scena narrativa è quella di un palcoscenico tanto fittizio quantomai reale in cui si muovono quattro attori-maschere, due uomini e due donne, Guiscardo Guidarini, Veronica Del Muciaro, Annalisa Sarmani e Massimo Bozzolato, sopraffatti dai condizionamenti sociali, dal potere mediatico, dalla corruzione politica, dall’assenza di etica ma anche da sogni sopiti, verità nascoste e bisogno di comunicare.  Andrea De Carlo si riconferma un grande narratore e dosa realtà e umorismo lasciando uno spiraglio di speranza del cambiamento.

Mala politica e informazione d’assalto, le scandagli, le denunci e le deridi. Da osservatore attento dei mutamenti e delle mode sociali sei ottimista?

Non è facile esserlo, perché di questi tempi né la politica né l’informazione si stanno esprimendo al meglio, anzi. Le sfide del mondo sono sempre più serie, dal cambiamento climatico alle degenerazioni populiste e sovraniste, alle disparità sociali sempre più accentuate. Però per natura sono ottimista, e continuo a sperare in sorprese positive”.

 

Nel romanzo emergono l’incompetenza ma anche l’incomunicabilità. Nel periodo dei selfie, dei droni e dei social, quanto è diventato più difficile comunicare davvero?

Viviamo in una situazione paradossale, perché siamo sommersi di informazioni come mai nella storia umana, e le nostre possibilità di comunicazione con gli altri sono incredibilmente rapide, alla portata di un click. Eppure tutto questo rende ancora più arduo distinguere le notizie vere da quelle false, e comunicare con le persone in modo sincero e senza filtri (in tutti i sensi)”.

Il romanzo inizia a Capodanno, questo in corso è un anno difficile, quanto o in che modo il lockdown e la paura della pandemia hanno influito sulla tua scrittura?

Ho cominciato a scrivere Il teatro dei sogni mesi prima della pandemia, e quando è arrivata mi ha messo seriamente in crisi, facendomi sembrare insignificante la mia storia rispetto a quello che stava succedendo. Poi mi sono reso conto di quanto un romanzo possa essere importante per capire il mondo di cui facciamo parte, e per capire noi stessi. La storia e i suoi personaggi mi hanno incoraggiato ad andare avanti, a scrivere di loro, di noi”.

Sei stato il regista di quattro protagonisti, come è stato calarti nei panni e entrare nelle teste di personaggi così diversi e soprattutto parlare col loro linguaggio?

E’ una specie di esperienza medianica, uno dei miracoli più sorprendenti della scrittura: hai la possibilità di abbandonare il tuo io per assumerne altri, sperimentando dal di dentro prospettive, modi di pensare e di essere diversi dai tuoi abituali. E’ un’esperienza illuminante, intensa, e anche molto divertente”.

Il territorio ambientale devastato e aggredito “e la sua salvaguardia ritornano anche in questo romanzo. Che luoghi sono Cosmarate e Suverso?

Sono un piccolo centro e una città capoluogo situati in un nord Italia immaginario ma che corrisponde a molti luoghi reali, prosperi dal punto di vista economico e devastati da quello paesaggistico. L’archeologo Guiscardo Guidarini, uno dei protagonisti del romanzo, è particolarmente sensibile al deturpamento dei colli cosmaratesi, ed esasperato dal fatto che le sue denunce continuino a cadere nel vuoto”.

Nel romanzo ci sono tre cani e un cavallo. Anche il cavallo Nuno e quindi i nostri animali subiscono una snaturalizzazione?

Certo, tendiamo a trasferire ai nostri animali gli stessi vizi e squilibri che rovinano le nostre vite, dai disordini alimentari alle ossessioni comportamentali, imponendogli abitudini e ritmi che non appartengono affatto alla loro natura. Basta parlare con un veterinario per scoprire che cani e gatti ormai soffrono di quasi tutte le patologie umane, dal diabete alla depressione”.

Nella nostra società perché si è smesso di sognare o di credere ai sogni?”

Perché da un lato sono venuti a mancare i progetti di grande respiro della politica, la capacità di immaginare un’evoluzione della nostra società verso un ideale, e dall’altro i sogni personali sono stati sostituiti da desideri di beni materiali facilmente acquistabili, e da un appagamento dell’ego tramite i social”.

Recitare un ruolo e una parte cuciti addosso per adeguarsi e conformarsi è l’andazzo sociale. Secondo te scenderemo da questa giostra virtuale e frustrante?

Chissà. Io spero che si arrivi a un punto di saturazione e le persone la finiscano di contemplare e mettere in mostra la propria immagine (alterata) sullo schermo dei loro dispositivi elettronici”.

 

Quattro protagonisti e poi c’è Agnese, è lei il personaggio che fa da ago della bilancia?

“Sì. Mi piaceva l’idea di avere un riferimento un po’ defilato rispetto ai punti di vista dei quattro protagonisti, raccontati in diretta con tutte le loro emozioni e pensieri. Agnese è fondamentale per l’equilibrio di Guiscardo, ma lo è anche per l’equilibrio del romanzo nel suo insieme

Risate e ironia: possiamo considerare il tetro dei sogni una commedia amara che però lascia uno spiraglio ai sentimenti?

“Volevo ridere e fare ridere su aspetti anche parecchio preoccupanti del mondo, perché sono convinto che l’ironia possa essere più efficace di un’analisi severa, pur essendo altrettanto implacabile. E sì, i sentimenti d’amore e d’amicizia sono la luce che ci può risvegliare e guidare attraverso la nebbia di questi tempi confusi”.

Cristina Marra

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giornalista pubblicista, si occupa di critica letteraria da diversi anni con particolare riferimento alla narrativa giallo-poliziesca. È stata direttore artistico di numerosi festival tra Festival Lipari Noir, Arena Faletti di Ombre Festival, Calabria Noir Festival, Bologna on the road, le strade del noir, Festival del Giallo di Cosenza. È organizzatrice di diverse rassegne letterarie e ha scritto racconti noir presenti in diverse antologie.È Direttore della collana noir Emozioni d'inchiostro noir e Piccoli noir dell'editore Laruffa.

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