Al MIC di Faenza con il titolo “Alfonso Leoni Genio Ribelle” nel quarantenario della morte si celebra questo giovane artista scomparso a soli 39 anni, con un’antologica della sua opera dal 12 ottobre 2020 al 19 gennaio 2021, a cura di Claudia Casali con catalogo-libro di Silvana Editoriale.
Quest’antologica è un omaggio che il MIC di Faenza dedica all’artista faentino morto molto giovane per la leucemia. Riunisce gran parte delle opere del maestro anche quelle non pertinenti la ceramica, per mostrare in toto l’aspetto della sua arte. Genio ribelle, nonostante tutta la celebrità acquisita nella sua città con molti premi vinti, ha voluto sperimentare altro come grafica, scultura e pittura dove lui, uomo degli anni ’60-70, ha messo tutto il suo ingegno.
In quel periodo prendeva piede l’astratto sostituito poi dall’informale, arte pop, il nouveau realismo, l’happening e la performance e tutte le nuove teorie. Aggiornandosi sull’arte contemporanea prese suggerimento dalle opere di Fontana e Leoncillo e nello stesso momento guardò all’arte giapponese. Comprese che l’imperfezione come filosofia buddista è un pregio e si gettò a interpretare la sua arte con la materia preferita l’argilla.
Enrico Crispolti grande critico lo prende sotto la sua protezione scrivendo: ”Interessava a Leoni il gesto più che il prodotto”. Sono da notare le sue azioni di protesta, le performance presentate al Premio Faenza del 1974 e 19676 dove nella prima espose le sue opere coperte da un telo come gesto critico verso la giuria e nella seconda distribuì ai visitatori argilla cruda mentre lui distrusse con un martello le sue vecchie opere per poi impastarle nella sua grande sfera.
E infine le “macchine celibi” una serie di grandi cardi armati eseguiti a contatto nel 1972-73 segno di contestazione contro la guerra, molto simile a quella presentata da Damine Hirst alla Biennale di Venezia nel 2017 e poi il modo molto comune oggi, di realizzare opere con materiali di scarto. Infine Alfonso Leoni si dedicò
al design applicato all’industria per le Manifatture Faentine e con la Ditta tedesca Villermo & Bosch e la collaborazione durò poco a causa del progredire della leucemia.
Genio, perché con ila sua ricerca aveva precorso di molti anni i tempi, iniziando con la ceramica passando attraverso vari stadi della sua ricerca, è tornato alla ceramica che ha creato in modo informale.
Giusto che il MIC di Faenza, anche se dopo 40 anni, gli dedichi quest’esposizione. ( foto 5)
Savina Fermi