La scuola delle mogli al teatro Eliseo

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A prescindere dalla tipologia e dal genere di questo “moderno” lavoro di Moliere, assistendo alla messa in scena de “La scuola delle mogli”, di genere pressoché attuale che fa insorgere nello spettatore sentimenti di gioia, ma anche di dolore, di dramma e di ilarità, si matura la convinzione che certi atteggiamenti della vita che l’autore descrisse nel 1662, siano e sono da sempre, valori universali e pressoché eterni.

Attraverso espressioni che appaiono a tutta prima grottesche l’interpretazione del regista, Arturo Cirillo che si è avvalso della traduzione italiana di Cesare Garboli, arriva ad esprimere, in fondo, una matura comicità, che esprime ed esplora la natura umana, proprio come operato dal grande Shakespeare circa cento anni prima.

 

Nel lavoro in scena al Teatro Eliseo fino al prossimo 19 gennaio, si svolge una azione che vede per protagonista una bambina, Agnese (una brava ed intrigante Valentina Picello) che viene adottata da un uomo e posta sotto la sua tutela, Arnolfo (il cui interprete è lo stesso regista Cirillo che nella commedia interpreta anche la parte del signor Del Ramo) a suo tempo tradito dalla moglie, affinché potesse crescerla nell’innocenza e poterla poi sposare come sua donna ideale in quanto appositamente “costruita”.

Ma Arnolfo ha fatto i suoi conti senza calcolare il sentimento, umanissimo, dell’amore, sentimento che colpisce il figlio di un suo caro amico, Orazio il quale si invaghisce di Agnese e vorrebbe, lui, sposarla. Quando la ragazza viene interpellata da Arnolfo in ordine al suo punto di vista su Orazio, essa dichiara di apprezzarlo ed a questo punto il tutore ritiene opportuno sposarla subito, per non lasciarsela “sfuggire” e, al riguardo, le consegna un libriccino nel quale è descritto come deve comportarsi una buona moglie.

Quando il notaio incaricato di stipulare in contratto di matrimonio è già pronto, avviene un fatto imprevedibile che prevede l’entrata in scena di un altro gruppo di amici di Arnolfo…..

La morale della vicenda è che se si riesce a guardarsi dentro di noi si trae la obiettiva conclusione che non dovremmo fare altro che ridere di noi stessi, delle nostre debolezze e delle nostre indecisioni, concludendo poi che essere umani è una vera e propria iattura certamente dettata da una continua indecisione, con ciò rivelando la vera umana natura consistente, in gran parte nel dolore di dover vivere la stessa vita che in fondo desideriamo vivere meglio.

Veramente da complimentarsi con questo gruppetto sparuto composto da cinque interpreti, uno più appassionato e bravo dell’altro, dallo stesso Arturo Cirillo a Valentina Picello, fino a Rosario Giglio (Crisaldo) e a Marta Pizzigallo (Georgette) e Giacomo Vigentini.

 

La scena, una piazza che vuole rappresentare una città ideale, è progettata da Dario Gessati che si ispira a Schifano ed Angeli, mentre gli splendidi costumi sono di Gianluca Falaschi.

Andrea Gentili

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