Eccezionale, la rievocazione della regia di Giorgio Strehler del lavoro di Brecht, “L’anima Buona di Sezuan” che ha fatto una grande Monica Guerritore, al teatro Quirino di Roma.
Cosa è la morale? E che cosa è la bontà? E qual è il rapporto che intercorre tra le due cose? Non solo filosofi di tutti i tempi hanno provato ad esaminare, senza definitivamente risolverlo, questo rapporto, a volte fatuo a volte misterioso, ma Brecht, utilizzando tre metaforiche figure di altrettanti dei scesi in terra in cerca di “un’anima buona”, sembra risolvere il problema confrontandoli con la figura di una prostituta della regione cinese del Sichuan che, diversamente da tante altre persone, particolarmente da un ambiguo mercante di nome Wan che intendeva accaparrarsi i favori degli dèi dei quali aveva saputo la venuta, li accoglie, senza manifestare interesse alcuno, nella sua casa.
La scoperta della donna buona, fantastica anche per i tre dei, viene da loro ricompensata in favore di questa donna con una grossa somma di denaro e la prostituta, divenuta ormai ricca, abbandona il suo mestiere per dedicarsi al commercio, modificando si il suo status ma non il suo carattere, perché resta buona nell’animo e, come quando era sfruttata come femmina viene ora sfruttata per la sua bontà.
Ma Shen Te, questo il nome della prostituta alla quale da la sua figura una straordinaria Monica Guerritore che, peraltro interpreta anche la parte di uno spietato uomo d’affari, è nel frattempo maturata, si è infurbita ed ha aguzzato il suo ingegno raffinandolo e per ripararsi in maniera onorevole, dalle continue richieste economiche dei suoi “amici” si finge un uomo d’affari particolarmente duro di carattere e privo di affetti, anzi particolarmente cattivo, Shui Ta. Il cambiamento della donna é evidente ed ella riesce in tal modo a tenere lontani i suoi interessati adulatori.
Ma quando Shui Ta (che non è altro che Shen Te travestita da uomo di affari) propone alla donna di maritarsi ella, accetta e si affida all’uomo perché le cerchi un marito. Quando sta andando a conoscerlo avviene l’imponderabile: incontra un aviatore che vuole suicidarsi e lo soccorre, innamorandosene poi.
Da questo momento la vita della donna si stravolge ancora una volta perché l’aviatore non è, neanche lui, una persona onesta; la storia si ripete ed appare del tutto evidente che ogni tentativo di ravvedersi è inutile perché, e questa è la morale brechtiana, al mondo non esiste la bontà.
Anche i tre dei, invocati dalla povera donna, affermano di non poterla aiutare
Dal punto di vista della simbologia, l’atteggiamento di Shen Ten intende evidentemente evidenziare, non soltanto la sua personale situazione, ma quella universale composta da buoni e da cattivi, da imperiosi a soggiacenti, come gli abitanti del villaggio nel quale i tre dei sono scesi ma soprattutto evidenzia che neppure ricorrendo al divino si può trovare conforto perché ogni forza, umana o materiale che sia, pensa soltanto alla sua personale utilità.
Ottimo il supporto degli altri componenti il cast che collabora con la Guerritore, a partire da un molto convincente Matteo Cirillo (l’aviatore che vuole suicidarsi) ad Alessandro Di Somma che insieme a Francesco Godina e Diego Migeni interpretano i tre dei scesi sulla terra in cerca di bontà; molto pregnanti anche Vincenzo Gambino (l’uomo che aveva saputo anticipatamente l’arrivo degli dei e voleva accaparrarseli) e Nicolò Giacalone che con Lucilla Mininno, sostengono la parte di una qualunque coppia del villaggio nel quale si svolge la vicenda).
Lo spettacolo, lungo per la complessità della storia narrata (due ore e quaranta intervallo incluso), terrà il palcoscenico fino al prossimo 10 novembre.
Lo spettacolo, dichiaratamente un omaggio a Giorgio Strehler del quale ricorre tra qualche mese l’anniversario della morte, è opera di Bertold Brecht e la regia della Guerritore è ispirata a quella operata dal grande regista scomparso nel 1981.
Andrea Gentili