La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma rende omaggio al grande artista americano Robert Morris con la mostra dal titolo “Monuments” 2015-2018” in collaborazione con la Galleria Castelli di New York e con l’Estate of Robert Morris. E’ curata da Saretto Cincinelli.
Robert Morris artista fondamentale per l’arte USA, ritorna alla GNAM dopo la personale tenutasi nel 1980, concordata con l’artista prima della sua scomparsa improvvisa lo scorso anno. Robert Morris in sessant’anni di carriera, noto come scultore minimalista, in effetti è stato anche uno dei fondatori della Process Art e della Land Art continuando la sua ricerca senza voler essere inserito in alcun specifico movimento.
Quest’esposizione riunisce due mostre che l’Artista ha tenuto alla Galleria Castelli di New York e queste opere non sono mai state viste in Europa. Sono sculture che ineriscono la figure umana con il titolo “ MOLTINGSEXOSKELETONSSRHOUDS” realizzate in tela belga coperti da una particolare resina che gli ha permesso di essere montate su modelli dei quali hanno ripreso la forma, e “Boustrophedons” in fibra di carbonio che sono stati esposti solo alla Galleria Castelli nel 2015 e nel 2017.
I due nuclei di sculture posti in questa mostra indicano un senso di spazialità, mostrando il suo interesse per la figura umana e per l’opera dei maestri del passato, che si libera dall’ordine e dall’astrazione dell’arte americana per esprimersi in modo più chiaramente vicino al barocco allegorico. In questa mostra oltre ai richiami a Donatello, ci sono quelli all’opera di Rodin, ad alcuni disegni del Goya, alle sculture gotiche di Claus Sluter.
In effetti utilizza in questo caso materiali impiegati in pittura come il lino belga e la vernice per attuare simulacri di figure scultoree. Robert Morris crea così una dicotomia tra l’apparente presenza di sculture e la loro assenza, realizzando un’arte spaziale e i gruppi di figure interagenti tra loro in modo quasi pittorico, e tra lo spettatore e la conoscenza di ogni singola scena. Così come scrive il curatore Saretto Cincinelli: “Muovendosi in uno spazio disseminato di sculture a grandezza naturale, e prive di ogni accenno di piedistallo che a, secondo della prospettiva si mostrano contemporaneamente come figure o come vuoti simulacri, lo spettatore non può più considerare l’opera al di fuori della sua stessa relazione percettiva. Morris riafferma così la stretta interdipendenza fra oggetto, osservatore, spazio, già operante nelle sue opere minimaliste”.
Una mostra importante che merita una visita.
Emilia Dodi