All’Eliseo I Giganti della montagna che fanno paura

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Gabriele Lavia al Teatro Eliseo di Roma fino al 31 marzo, porta in scena il testo incompleto di Pirandello, I Giganti della montagna. Interpretando Cotrone dirige tutta la sua numerosa compagnia, tutta di buon livello.

 

I Giganti della montagna, ultimo testo incompleto di Luigi Pirandello, con Gabriele Lavia, che ne firma anche la regia, attualmente in scena al Teatro Eliseo di Roma fino al 31 marzo, che interpreta il ruolo di Cotrone, il capo degli Scalognati, si rappresenta in un teatro sventrato e, sul fondo, è coperto da un lenzuolo, fulcro delle apparizioni dei personaggi ma anche difesa per questi morti viventi con una vita particolare.

 

Una sorta di sipario per proteggere la poesia dal mondo esterno che è ottuso, materiale, dove i protagonisti sono proprio quelli che non vedremo mai, i Giganti della montagna, di cui sentiremo alla fine il pesante passo che si avvicina. Pirandello, per i suoi tempi, viveva il teatro come ultimo spazio libero nell’ottusità e nella violenza dei tempi in cui scriveva e dove noi viviamo.

I Giganti della montagna, nella messinscena di Lavia, vengono interpretati come un’opera di vitalità che si nutre di un mondo di apparizioni, di una follia di “non esserci” in quel mondo dove non ci si può riconoscere ma che è prepotentemente vicino a noi.

Con il suo copricapo alla turca, perché dice di essersi “fatto turco” per il “fallimento della poesia della cristianità”, Cotrone è il capo di questi attori, di questa brigata allo sbando di esiliati che vivono rappresentando sogni in un luogo appartato, la Villa della Scalogna. Qui ecco che appare seminuda e con i lunghi capelli sciolti la Contessa Ilse, trascinandosi al suo seguito la compagnia di attori. Una mezza pazza che ha speso tutti i beni del marito per rappresentare la sua opera, Favola del figlio cambiato – scritta da un giovane poeta che l’amava e che poi si è suicidato per lei – che incapace di vivere la vita reale, trascina con sé ala rovina i resti della sua compagnia ormai nel baratro. In questo mondo che vive sospeso a mezz’aria, lei crede di trovare ciò di cui ha bisogno: qui trova dei fantocci di carne che si animano se qualcuno li provoca, pronti a rappresentare sé stessi e la confusione di un mondo che non c’è, nel quale anche essi hanno deciso di vivere, muovendosi a scatti come marionette meccaniche.

In questo mondo particolare, confuso che cerca di sopravvivere a una non realtà, inesistente, l’unico davvero saggio è proprio Cotrone. Lui sogna che quel teatro sventrato, cadente, che quel velario-sipario che nasconde tutto ciò che sta al di là riuscirà ad aprirsi su di una sala, dove ci sia ancora qualcuno che comprenda la “favola nuova”, un teatro che non si trasformi, però, in un teatro di gladiatori.

E proprio Cotrone cerca di convincere la Contessa Ilse a mettere in scena solo per gli Scalognati la pièce teatrale, ma lei decide di abbandonare il mondo dell’Oltre e recitare nella realtà. Il bellissimo finale, incompleto per la morte dell’autore, coglie teatranti e pubblico intimoriti al minaccioso e violento scalpitio dei cavalli al galoppo, che non si vedono ma si odono, che annunciano l’arrivo dei Giganti della montagna, uomini barbari, rozzi ed ottusi, lontani anni luce dal lirico mondo sognato da Cotrone. Il sipario si chiude con Ilse che dichiara: “Ho paura, ho paura”, lo stesso panico che attanaglia noi che viviamo tempi orribili e violenti.

Gabriele Lavia mette in scena un grande spettacolo d’impatto, con una magnifica e gigante scenografia, con più di venti attori, trucchi evocativi e costumi ricercati, con ambientazioni musicali e decorative speciali. C’è molta fisicità e magistralità in Gabriele Lavia per la sua interpretazione di Cotrone; bravissima Federica Di Marino che interpreta la contessa Ilse, forse troppo nevrotica e che strizza l’occhio alle dive del cinema degli Anni ’30.

 

Una nota speciale merita la Sgricia di Nellina Laganà, donnetta raggrinzita, ma coriacea che vaneggia sulla leggenda dell’angelo Centuno. Particolari tutti gli attori che interpretano i Fantocci. Imperdibile, da vedere.

Giancarlo Leone

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