Ancora auguri per la tua morte

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Sono passati due anni dall’uscita del primo Auguri per la tua morte, film che recuperava in chiave di commedia horror – con una spolverata di teen movie – il vecchio tema del loop temporale. Il successo del film targato Blumhouse, esempio di intrattenimento intelligente e citazionista, rendeva quasi inevitabile la messa in cantiere di un sequel. Sequel che lo stesso regista, Christopher Landon, ha ora consegnato agli spettatori con questo Ancora auguri per la tua morte, con lo stesso cast e una diversa mistura degli ingredienti già presenti nel prototipo.

La trama muove qui dal personaggio di Ryan, che insieme ai due amici Samar e Dre si rivela responsabile del meccanismo che aveva provocato la ripetizione ad libitum della stessa giornata, intrappolandovi la giovane Tree. Al centro di tutto c’è un reattore quantistico progettato dai tre studenti, che presto porterà di nuovo la ragazza indietro nel tempo, costringendola a rivivere di nuovo, all’infinito, il giorno del suo compleanno. Ma, nel nuovo loop, ci sono delle differenze; e c’è, soprattutto, un nuovo killer, la cui identità non corrisponde a quella già scoperta da Tree.

Sicuramente non era facile dare un sequel degno a un film come Auguri per la tua morte, visto che il motivo del loop ha un potenziale che – per la sua stessa natura – viene esaurito facilmente nel giro di un film. C’era la necessità di non tradire i fans dell’originale, integrando nuovi elementi ma mantenendo alla base la stessa atmosfera scanzonata che caratterizzava il primo film, tra ammiccamenti al pubblico nerd di vecchia data e un’attenzione precipua agli spettatori moderni – quelli della serialità televisiva e del linguaggio ipercontaminato.

La sceneggiatura di Ancora auguri per la tua morte riduce all’osso l’elemento slasher/horror, che risultava invece preponderante nel film originale, per mescolare il vecchio tema del loop con quello degli universi paralleli. Il modello di partenza, come argutamente sottolineato da uno dei personaggi, è quello di Ritorno al futuro – Parte II: un sequel che vada a incastrarsi all’interno della struttura del primo film, integrandolo. Qui ci viene presentato inoltre, ed è forse tra gli elementi più interessanti del film, un diverso punto di vista su eventi e personaggi presenti nell’originale.

Così, il personaggio che nel film precedente era il killer non è più tale, ma anzi gode di un diverso rilievo e ruolo all’interno della sceneggiatura; e il sottotesto familiare che aveva già animato – pur nella sua natura ludica – la trama del primo film, si arricchisce qui di un nuovo, fondamentale, elemento (evitiamo di rivelare quale). In controluce, sempre in quanto a suggestioni introdotte nel tessuto di un film di genere, troviamo un’interessante riflessione sul tema dell’identità, e su quanto le esperienze del passato, e il bagaglio di ricordi, ci definiscano come individui.

Come il suo predecessore, Ancora auguri per la tua morte resta comunque, soprattutto, un godibile film di genere; magari un filo più cervellotico – ma era inevitabile – ma sempre animato da quell’impeto da commedia postadolescenziale (il cinema di John Hughes resta lì, dietro l’angolo) mescolata al prodotto di intrattenimento horror. I fans del genere, forse, obietteranno proprio sulla scarsa presenza dell’elemento orrorifico, nonché della stessa figura del killer Babyface. Ma, in fondo, quest’ultima non era pensata, già dall’inizio, per essere presa troppo sul serio. E le premesse per un terzo episodio, qui esplicitamente adocchiato, sono per una volta gustosissime.

Marco Minniti

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Si è laureato in Scienze e tecnologie della Comunicazione con una tesi sulla pratica del remake cinematografico. Ha collaborato con le freepress L'acchiappafilm e Leggo, oltre che con la testata web Castlerock.it in qualità di critico cinematografico. E' stato redattore per il network Movieplayer.it, ha scritto per la webzine Fuoriprogramma.net, ed è attualmente tra i collaboratori del sito di critica cinematografica Quinlan.it. Nel 2018 è stato consulente per il ciclo psico-educativo "Stelle diverse - Conoscere l'autismo attraverso il cinema", organizzato dal centro di Roma CuoreMenteLab.

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