A tu per tu con Lello Arena

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Dopo aver toccato con delle anteprime alcune città, approderà finalmente a Roma, al Teatro Eliseo dal 27 dicembre, Miseria e Nobiltà, la famosa e classica commedia di Eduardo Scarpetta, riadattata questa volta per l’occasione da Lello Arena, nella parte del protagonista Felice Sciosciammocca, e da Luciano Melchionna, che ne cura anche la regia. Le tematiche portate sul palcoscenico, sia pure partendo da una farsa del 19° secolo, sono di grandissima attualità e fanno parte della natura umana. Visum ha incontrato l’attore partenopeo.

La miseria e la povertà vengono vissute quotidianamente nel mondo di oggi nei tanti Paesi del mondo, nelle strade del pianeta Terra, nelle famiglie e nelle nostre città, nelle mense dei poveri e nei ricoveri per i senza tetto. La fame, ma non solo quella da cibo, è sempre presente e viene vista con grande ironia in questa pièce.

Lello, quali sono i punti di forza di questa nuova edizione di Miseria e Nobiltà?

Miseria e Nobiltà è una vera e propria macchina da guerra che non fa prigionieri, però. Prima di arrivare a Roma – spiega Arena a Visum – abbiamo fatto delle anteprime per vedere come rispondeva il pubblico. Ha risposto bene. Prima certi temi in altre edizioni erano accennati, la pièce era più farsa che commedia. Oggi è una vera commedia, dove i personaggi sono analizzati a 360 gradi con un loro spessore. Questa volta – sottolinea – abbiamo cercato di raccontare le loro disavventure comiche con grande emotività”.

Oggi c’è ancora questa netta divisione fra poveri e ricchi?

Purtroppo oggi la separazione fra ricchi e poveri si è fatta ancora più ampia. In più c’è la tentazione in alcuni di farsi vedere per quello che non sono, oggi si finge, si ostenta la ricchezza, si comprano cose inutili solo per far vedere ad altri che hanno qualcosa in più”.

 

Perché questa pièce ancora piace?

Perché Miseria e Nobiltà è un vero classico del teatro, si adatta all’epoca e al momento, il pubblico per certi aspetti si ritrova in questa attualità spaventosa. E’ un testo universale – sottolinea l’attore – dove la fame è presente ovunque: c’è la fame di cibo, di sesso, di cultura, di riscatto, di vendetta, di amore. Anche toccando tutti questi temi nudi e crudi si riesce ancora a ridere”.

Lei è rimasto molto legato a Massimo Troisi, prematuramente scomparso. Conoscendo il suo umorismo, se fosse stato in platea a vederla recitare cosa le avrebbe detto?

Ah e chi lo sa, lo saprebbe solo lui. Certo avrebbe avuto dei bei pensieri nei miei riguardi, in fondo il mio rapporto con Massimo è sempre stato di grandissima comunicazione. Forse mi avrebbe dato dei consigli preziosi di cui debbo fare a meno con un grande rammarico”.

Perché il pubblico dovrebbe venire a vedere Miseria e Nobiltà?

Andare a teatro in generale è uno dei pochi momenti per stare insieme in un contesto sociale, per arricchire la propria esistenza. Invito a vedere Miseria e Nobiltà perché è una commedia che fa divertire ma anche riflettere. E poi su questa nostra Terra – commenta – dove i ricchi sono sempre più ricchi, grazie ai poveri che sono sempre più poveri, non ci resta che ridere…almeno a teatro”.

Progetti futuri?

Parallelamente porterò avanti la tournée di Miseria e Nobiltà, e poi da fine gennaio riprenderò per il 4° anno consecutivo la divertente commedia Parenti Serpenti, già portata in scena proprio qui all’Eliseo l’anno scorso”.

Giancarlo Leone

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