A che servono questi quattrini al Teatro Ghione

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Il Teatro Ghione si conferma teatro di vaste e sempre più azzeccate scelte: dopo una serata dedicata a Lucio Battisti dai toni seri fa transitare in palcoscenico un lavoro che ha veramente del comico: Giuseppe Miale Di Mauro è il regista di “A che servono questi quattrini”.

 

Questa è una commedia all’italiana che vede come interpreti un bravissimo Francesco Procopio nei panni di Vincenzino, un ex dipendente comunale gettatosi per così dire “in politica”, Pietro de Silva che interpreta un personaggio stravagante a tendenza filosofica al casereccio, e due altrettanto brave (e bellissime attrici che rispondono ai nomi di Felicia Del Prete (Rachelina) e Luana Pantaleo ( Carmela ).

 

In breve: uno scalcinato e squattrinato teorico della politica, Eduardo Parascandalo, teorizza che il denaro è inutile ricorrendo a Socrate, Diogene, Plutone (così lui definisce il grande filosofo greco antico e tra le sue “conquiste” c’è Vincenzino, un ex lavoratore che per sua personale comodità e per pigrizia aderisce alle idee di Eduardo ma è in questo contrastato dalla sorella Carmela.

Vincenzino è innamorato di Rachelina – che non se lo fila neppure perché è un uomo senza un soldo, in questo sostenuta da suo fratello Ferdinando, Antonio Friello – e ne parla con Eduardo che gli suggerisce un espediente per conquistare la ragazza.

 

Inutile dettagliare le modalità dell’espediente perché riveleremmo il finale melodrammatico e non privo di una ben dosata comicità dello spettacolo, che calca le tavole del palcoscenico del Ghione fino al prossimo 13 gennaio.

 

Vi assicuriamo però, che vale la pena di assistere allo svolgimento dei fatti anche perché la commedia presenta aspetti non sottaciuti di rilevanza sociale in quanto riesce a paragonare fatti descritti al momento della sua composizione (che risale al 1940, a cura di Armando Curcio, l’editore e commediografo napoletano) con i nostri giorni: l’intrigo ed il malaffare politico sono veramente di tutti  i tempi, ma alla base di tutto c’è il denaro che apparentemente non serve ma che effettivamente domina il mondo.

 

Ben disegnate le scene, adeguata la regia, molto simpatici i dieci minuti di intervallo annunciati in maniera semplice ma nuova dai componenti lo spettacolo che, nell’occasione, fanno anche da personale addetto alla sistemazione delle scene.

Andrea Gentili

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