Pirandello e il suo berretto a sonagli

0

Anche quest’anno, come è ormai consuetudine, all’interno della manifestazione Estate Romana 2018, la Pirandelliana si conferma come appuntamento tra i più importanti. Quest’anno due classici del repertorio di Luigi Pirandello: I Giganti della montagna (tutti i martedì, giovedì e sabato) e Il berretto a sonagli (tutti i mercoledì, venerdì e domenica). La manifestazione è sempre organizzata dalla Compagnia teatrale La Bottega delle Maschere, diretta da Marcello Amici. Qui di seguito la recensione de Il berretto a sonagli.

Il regista Marcello Amici, dimostrando una conoscenza profonda della poetica di Luigi Pirandello, con una scelta oculata ha voluto che la messinscena de Il berretto a sonagli fosse preceduta dalla Novella, La verità, dello stesso Pirandello. Tra questa Novella e Il berretto a sonagli vi sono delle similitudini. Ne La verità, l’imputato, un contadino che si fa chiamare Tararà, confessa al giudice di aver ucciso la moglie, dopo averla colta in adulterio con il cavaliere Fiorica. Per spiegare il suo gesto, Tararà ammette che si è trovato costretto ad agire così per evitare le ingiurie e gli sberleffi dei suoi concittadini.

 

Nella Novella Tararà confessa che, pur avendo sospettato che la moglie lo tradiva con il Cavalier Fiorica, per anni ha preferito tacere e fingere di non vedere. Per colpa della moglie del Cavaliere Fiorica, tormentata dalla gelosia, la verità ha prevalso sulla menzogna. In questa Novella il conflitto insanabile tra verità e menzogna, tra l’essere e l’apparire è descritto ed analizzato in modo esemplare. Ne Il berretto a sonagli la vicenda drammatica ha uno sviluppo diverso. La signora Beatrice Fiorica è sposata con un ricco commerciante e vive in condizioni agiate proprie della borghesia siciliana, in un piccolo paese siciliano. Lei è ossessionata dall’idea e dal sospetto che suo marito la tradisca da tempo con la bella e giovane consorte dello scrivano Ciampa, un dipendente del Cavaliere Fiorica.

 

Nella prima parte del dramma, la signora Beatrice, parlando con la Saracena, una rigattiera, una megera che somiglia ad una femminista di adesso, le confessa che ha ordito un piano per smascherare suo marito e coglierlo sul fatto. La signora Beatrice ha ricevuto in restituzione da suo fratello Fifì una consistente cifra di denaro che gli aveva dato in prestito. Dovendo riscattare i gioielli che aveva impegnato per ottenere il prestito in denaro, la signora Beatrice fa chiamare Ciampa, collaboratore di suo marito.

 

Essendo assente il marito per lavoro, la signora Beatrice gli affida il compito di recarsi a Palermo per restituire il denaro, riavere indietro i suoi preziosi ed acquistare una collana di perle. Ciampa, un intellettuale molto avveduto e acuto, notando che la signora Beatrice è posseduta dalla gelosia, che la ossessiona e la tormenta, osserva che nella nostra mente ci sono tre corde: quella seria, quella civile e quella pazza. Se non ci fosse la corda civile nella nostra mente, la società umana non potrebbe esistere. Al momento della nascita noi tutti riceviamo da Dio il soffio divino e siamo destinati a recitare un ruolo in base alla maschera che indossiamo di fronte alla società e al mondo.

Pur non essendo la maschera che un orpello che dissimula la nostra vera identità, Ciampa fa notare che noi tutti pretendiamo che essa sia rispettata nella società dalle persone con cui abbiamo relazioni umane. La finzione e le apparenze, secondo la filosofia di Ciampa, sono l’essenza della vita umana. La signora Beatrice, sempre più determinata nel voler mettere in atto il suo piano, fa chiamare il delegato di pubblica sicurezza Spanò, al quale consegna la chiave del negozio di suo marito, che ha ricevuto da Ciampa, allontanatosi dal luogo di lavoro. Il Cavaliere Fiorica, reduce dal suo viaggio di lavoro, viene trovato in un locale del suo negozio da un funzionario della pubblica sicurezza con la moglie dello scrivano Ciampa.

Il Cavaliere Fiorica, scoperto, ingiuria il funzionario della sicurezza e viene, quindi, arrestato con la moglie di Ciampa.

La signora Beatrice, orgogliosa e felice di aver scoperto la verità e smascherato suo marito, viene raggiunta in casa da sua madre e da suo fratello, che l’accusano di avere provocato uno scandalo e messo in crisi il suo matrimonio. Ritornato dal suo viaggio da Palermo, Ciampa, appresa la brutta notizia, si reca dalla signora Beatrice. Sconvolto e addolorato, davanti al delegato Spanò e ai familiari della signora Beatrice, ammette, prima, che vorrebbe uccidere sua moglie e il Cavaliere Fiorica, perché non può sopportare questo scandalo a seguito dell’adulterio perpetrato. Il delegato Spanò, per evitare che si consumi il delitto, si accorge che nel verbale non si fa alcun riferimento all’adulterio.

Ciampa, allora, tornato razionale dopo essere stato impulsivo ed emotivo, ammettendo che la corda civile ha prevalso quella pazza, intuisce che si può trovare una soluzione. La signora Beatrice dovrà apparire agli occhi di tutti gli abitanti del piccolo paese come una donna pazza. Essa, infatti, proprio perché considerata pazza, a causa della sua gelosia, andrà in manicomio, per ricevere durante i tre mesi in cui sarà ricoverata delle cure appropriate.

Mai così attuale appare il teatro di Pirandello in questa commedia per il suo racconto della violenza contro la donna. La signora Beatrice è una moglie tradita che vuole vendetta contro il marito, ma finisce lei stessa per diventare vittima di una comunità maschilista che, per soffocare lo scandalo, preferisce farla passare per pazza.

Bravissimi tutti gli attori, a cominciare dalle superbe capacità interpretative di Marcello Amici, nel ruolo di Ciampa, che ancora una volta ci lascia stupefatti per la straordinaria intensità, carisma e capacità di introspezione nel complesso universo della drammaturgia di Luigi Pirandello. Del tutto convincenti ed emozionanti le interpretazioni di Elisa Josefina Fattori, nel ruolo di una passionale ed impetuosa Beatrice Fiorica e di Maurizio Sparano, che veste i panni di suo fratello, il bizzarro e macchiettistico Fifì La Bella. Irresistibile e brava Anna Varlese, una tenera e simpaticissima Fana, l’anziana serva di casa Fiorica.

Ottima anche l’interpretazione di Lucilla Di Pasquale, nel ruolo de La Saracena. Il momento clou dello spettacolo è il monologo del primo atto dove lo scrivano Ciampa espone in maniera dettagliata la propria visione sui generis dell’esistenza: ciascun individuo possiede tre corde d’orologio in testa, la seria, la civile e la pazza; accordando di volta in volta la corda opportuna è possibile controllare i comportamenti umani evitando che l’istinto e la passionalità prendano il sopravvento sulla razionalità. Senz’altro una commedia imperdibile, da vedere.

Giancarlo Leone

Nessun commento