Il ‘padrone’ che non torna

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E’ in scena al Teatro Ghione di Roma, fino all’11 febbraio, lo spettacolo scritto dalla sapiente penna di Gianni Clementi, Il padrone – L’ebreo, un testo che ci catapulta negli Anni ’50 quando il boom economico era ancora lontano e la guerra ancora troppo vicina. Ne sono protagonisti Paola Tiziana Cruciani, Paolo Triestino (che cura anche la regia) e Bruno Conti

Questa commedia, un vero gioiellino nella drammaturgia teatrale, contiene echi della seconda guerra mondiale ed ebraismo, collegato ai problemi razziali. Sembra ci si voglia ispirare al concetto di “roba” che richiama le tematiche di Giovanni Verga. Ed è proprio questa roba, consistente in un negozio di stoffe, appartamenti, soldi che una coppia romana vuole a tutti i costi conservare di fronte alla prospettiva del ritorno a casa dell’ebreo che in seguito alle leggi razziali era stato costretto ad allontanarsi dalla città e dai suoi beni, con l’accordo, però, di riprenderne il possesso alla fine della guerra. Così questo ebreo diventa per la coppia un fantasma e una vera ossessione, visto che moglie e marito si trovano a disporre di un patrimonio non loro. Tornerà, non tornerà? Teoricamente potrebbe tornare da un momento all’altro anche se tutto lascia presumere il contrario.

Qui il vero motore della vita è la donna: è lei che muove le voglie degli uomini con la lusinga del sesso elargito al marito, all’amante (un amico della coppia) o solo immaginato con l’eventuale “stalker” ebreo, motivando i suoi desideri con la soppressione fisica del padrone-ebreo, legittimo proprietario. Ma non sveliamo il finale a sorpresa, per non togliere allo spettatore il gusto di scoprirlo andando a teatro.

La pièce tragica, che odora di rivendicazioni della piccola, mediocre borghesia romana, contiene qua e là musiche e canzoni originali d’epoca Anni ’50 (L’edera cantata da Nilli Pizzi, Un bacio a mezzanotte del Quartetto Cetra, Come prima più di prima cantata da Tony Dallara, Nel blu dipinto di blu-Volare di Domenico Modugno) e spezzoni di Lascia o raddoppia?, il primo quiz-evento condotto da Mike Bongiorno, che incollava nei bar e nei cinema, nonché in poche case di fortunati che si potevano permettere un televisore, visti i notevoli costi dell’epoca, milioni di spettatori.

Ne Il padrone – L’ebreo si ride ma in maniera amara fino al finale inaspettato. Bravi e convincenti i tre attori Paola Tiziana Cruciani, Paolo Triestino (anche con la sua ottima e sapiente regia) e Bruno Conti, da rendere simpatici alla fine i canaglieschi personaggi del lavoro.

 

Attori di lunga “militanza” dell’autore Gianni Clementi, che propongono una storia inconsueta, esilarante e cattiva, poetica e graffiante, che fa riaprire gli occhi su pagine di storia dimenticate. Indubbiamente da vedere.

Ludovica Mariani

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