Enzo Casertano: un attore stregato… dal teatro

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Fino al 28 gennaio è in scena al Teatro Manzoni l’esilarante commedia firmata da Pino Ammendola e Nicola Pistoia, per la regia di Silvio Giordani, Uomini stregati dalla luna, che vede come protagonisti Fabio Avaro, Lallo Circosta, Giuseppe Cantore, la giovane Giulia Rupi ed Enzo Casertano, che vivacizza ancora di più la pièce.  

Enzo, parliamo di questo spettacolo che sta sempre più crescendo e divertendo il pubblico

Questo spettacolo è un cult degli Anni 90, scritto da Pino Amendola e Nicola Pistoia e allora interpretato dagli stessi autori, dal povero Vincenzo Crocitti e da un giovane Max Tortora. Oggi siamo Fabio Avaro (Ciccio), Giuseppe Cantore (Pino), titolari di una piccola osteria romana, sita sotto la tangenziale. Con loro Lallo Circosta (Massimo), un insopportabile cameriere. Tutto è pronto per la notte di Capodanno e si aspettano i clienti che hanno prenotato. Ma stranamente tutti i prenotati disdicono. L’unico presente sono io, che interpreto Nicola, poliziotto e cliente abituale che proprio quella sera ha rotto il fidanzamento decennale scoprendo il tradimento della sua compagna. Si ritrovano così da soli, ma ecco che in quella notte di luna piena arriva una bella ragazza, Francesca, misteriosa e bellissima come la luna, che farà innamorare i quattro uomini con problemi di solitudini, di sesso, di matrimonio. Insomma siamo 4 sfigati in balia di questa donna che come è apparsa all’alba scomparirà lasciando l’amaro in bocca a tutti noi”.

Quanto le somiglia il personaggio che interpreta?

Nicola mi appartiene nella sua parte bambinesca, nella sua ingenuità, nella famosa teoria del ‘Fanciullino’ del Pascoli, ma non di più. Nella pièce si evidenziano quattro solitudini, problemi con le donne, problematiche generali di tutti i giorni. Il mio personaggio è un po’ sopra le righe, su tutto esagera e coinvolge tutti nella propria crisi visto che proprio la sera dell’ultimo dell’anno ha rotto un fidanzamento decennale, scoprendo il tradimento della sua compagna”.

E lei da cosa è stato stregato nella sua vita?

Dal teatro. Da ragazzo ero molto timido, chiuso. Poi ebbi l’occasione alle scuole superiori a Napoli di fare uno spettacolo per Natale, quelle classiche recite per le feste. Ebbi molto successo e mi resi conto che sul palco vincevo la timidezza. Così sempre a Napoli mi iscrissi ad un’Accademia privata con Armando Marra, che voglio ricordare. Poi subito ebbi la possibilità di lavorare con De Filippo, Giuffrè. Il teatro nella vita mi faceva sentire importante. E anche quando venni a Roma, nel 1999-2000, mi sono ben integrato nelle compagnie romane, non solo napoletane. Grazie a Dio ho sempre lavorato e devo soprattutto ringraziare il pubblico che mi ha sempre scelto ed apprezzato. Ne sono riconoscente. Ho lavorato con Roberto D’Alessandro, Silvio Giordani, Vanessa Gasbarri”.

Si può, quindi, ritenere soddisfatto, fortunato di come sta andando la sua carriera?

Fortunatissimo, se penso che ci sono tanti bravi attori che non lavorano e aspettano la classica chiamata. Il mio nome, invece, circola sempre. Per essere considerato nel mondo dello spettacolo, devi essere nella cerchia degli attori da poter chiamare. L’importante è lavorare bene e continuare ad avere visibilità. In quella cerchia ci sono anch’io e quando c’è qualche caratterizzazione da fare, ecco che le produzioni o qualche regista dice: ‘C’è anche Casertano…convochiamolo’”.

Lei si definisce un caratterista. Quanto è importante questa figura in teatro?

La figura del caratterista è sempre stata fondamentale. Ma spesse volte il caratterista viene relegato in un ruolo secondario. Ha la faccia comica ma non può essere protagonista. Ma chi l’ha detto? Io ho sfatato questa differenza e con me, precedentemente, altri attori più importanti: il grande Salvo Randone, Ugo D’Alessio, che spesso ha lavorato con Totò, Antonio Albanese, Carlo Buccirosso”.

Far ridere oggi è più difficile rispetto al passato?

No, non ci sono grandi differenze. Il pubblico over 50 e 60 rimane legato alle battute classiche. Quello che rimane difficile oggi è portare i giovani a teatro. Magari a scuola, come è accaduto anche a me, vengono portati a vedere dei drammi che non attirano il loro interesse ed ecco che il teatro è messo al bando. I giovani, invece, dovrebbero essere abituati, educati a vedere spettacoli comici, la comicità classica fa sempre ridere. Poi magari s’appassionano anche per altri generi”.

Un pregio e un difetto? Visto che è napoletano è scaramantico?

No, nessuna scaramanzia. Sono solo ansioso prima di entrare in scena, ansietà che poi scarico appena entro sul palco. Mi convinco di essere bravo…. Scherzo. Un pregio? Sono generoso. Un difetto? Alcune volte preferisco la solitudine, isolarmi. Stando sempre a contatto con la gente, ci sono dei momenti che vuoi stare solo con te stesso”.

Un sogno, magari impossibile, che vorrebbe realizzare?

Il mio sogno maggiore? Avere una casa di proprietà solo mia, oggi è importante. Poi mi piacerebbe avere un ruolo importante in un bel film, o in una bella serie tv, per avere più visibilità e convogliare poi il pubblico che mi ha visto a teatro”.

Progetti futuri?

Ancora teatrali. Dal 1 al 18 marzo con Fabio Avaro riportiamo in scena Unpercento… Punizione ad effetto al Teatro degli Audaci. Poi dal 3 al 15 aprile, al Teatro Sette, sarò protagonista della pièce di Fabio Mureddu, 1989”.

Giancarlo Leone

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