É andato in scena al Teatro Ghione un interessante lavoro di Gianfranco Jannuzzo e di Renzina Barbera che racconta degli italiani esaminati attraverso l’uso dei vari dialetti che contraddistinguono la nostra variegata penisola.
Perché proprio i dialetti al centro dell’attenzione di Jannuzzo? L’originale ricerca che l’attore siciliano conduce ed analizza è senz’altro all’origine dell’idea in quanto secondo l’autore proprio i dialetti costituiscono il naturale mezzo di comunicazione che attraverso la grande ricchezza di sfumature che li distinguono risulta spontanea ed in grado di delineare il carattere interiore di chi ne fa uso.
L’Italia è una grande fucina di dialetti ed ogni italiano è orgoglioso del suo, ma tutti i dialetti, sottolinea Jannuzzo nel suo recital, costituiscono il mezzo per la vera unione umana del popolo italiano: un campanilismo innato caratterizza ognuno di noi ma, grazie a Dio, ancora oggi siamo tutti orgogliosi di appartenere al bel paese.
La descrive proprio così com’è: un tantino amara ma allegramente vissuta, triste per la sua ancora evidente arretratezza ma spensierata, un’isola che in ogni caso, posta com’è al centro del Mediterraneo costituisce il grande mezzo di comunicazione con i popoli del bacino, popoli di culture diverse ma umanamente a noi vicini.
Ne descrive le contraddizioni, le umiliazioni subite nel corso dei secoli passati ed anche quelle ancora purtroppo evidenti, ma lo fa con una grande signorilità, con una eleganza sommessa ma efficace che lascia stupito quello spettatore che non ne conosca anche i pregi in quanto dell’isola oggi ne vengono esaltate soltanto le contraddizioni.
Andrea Gentili