Sylvie Pialat, una delle più importanti produttrici del cinema francese indipendente, è qui, alla trentaduesima edizione del festival di Mardelplata per una Charlas con Maestros, una retrospettiva di suo marito il celebre regista Maurice Pialat che mancò nel 2003, ed alcuni dei film da lei prodotti nel corso degli anni con Les Films du Worso la sua la famosa casa di produzione.
Elegante in un leggero completo nero, e con scarpe aperte, perchè tutti sanno che qui, siamo ala fine della primavera che è fredda e ventosa con rovesci di pioggia ogni cinque minuti, esattamente come da noi il peggior principio dell’inverno, Sylvie parte subito all’attacco “i registi che nel corso degli anni hanno realizzato film seri e magari austeri, adesso si allontanano dai vecchi codici, creando la una rottura di certi schemi cinematografici. E, nonostante le difficoltà della produzione, gli autori oggi si sentono più liberi, meno incasellati, e, soprattutto, molto meno ingessati…E questo, è senza dubbio, un momento di costruzione e di libertà”.
Insignita già due volte del Premio Daniel Toscan du Plantier come miglior produttrice, Sylvie, donna grintosa e diretta, è arrivata per la prima volta in Argentina e qui a Mardelplata, perchè “era già da un pò che Thierry Frémaux, il direttore del Festival di Cannes che tra l’altro arriva domani il 22(per presentare il suo documentario Lumiere!L’aventure Commence,ndr),innamorato da sempre dell’Argentina mi diceva che venire in questo Paese, era un must”.
Pialat dal suo punto di vista della produzione, come vede la situazione filmica adesso in Francia? C’è un ritorno al cinema d’autore?
“Credo proprio di si. Mi sembra che oggi ci sia una nova generazione di registi che si allontanano discretamente da tutto quello che era La nouvelle Vague e i suoi successori.. ripeto, questo è un momento di transizione, in cui stanno cambiando molte cose, dal metodo di finanziamento delle pellicole a tutta l’organizzazione dei diritti. C’è una rivoluzione in corso in cui si stanno instaurando nuove regole. Appaiono infatti parecchi giovani registi che vedono ed approcciano la produzione in una maniera totalmente diversa”.
Mariangiola Castrovilli