L’Orchestra di Piazza Vittorio ritorna sulle scene europee con un nuovo spettacolo, prodotto dalla Accademia Filarmonica Romana e dal Festival Les Nuits de Fourviere -Officiel: Il Don Giovanni di Mozart secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio. Dopo il debutto a Lione nella scorsa estate ora approda a Roma al Teatro Olimpico dove è in scena fino al 26 novembre.
L’orchestra multietnica romana continua il suo percorso tra le opere liriche più amate e dopo Il Flauto Magico e la Carmen propone un Don Giovanni riveduto e corretto in chiave moderna, ambientato negli anni ’20 del secolo scorso, ambiguo e schivo, interpretato da Pedra Magoni.
Nonostante la rilettura del libretto di Lorenzo Da Ponte in portoghese, arabo e francese, questo spettacolo sembra evidenziare meno degli altri la multietnicità, peculiare caratteristica dell’Orchestra di Piazza Vittorio. Mancano infatti strumenti etnici anche se l’orchestra, ridotta all’osso, è composta da strumenti moderni e inusuali per una partitura classica.
Le riletture di Tronco e Leandro Piccioni sono assolutamente gradevoli e ammalianti e spaziano dal jazz al rock passando per disco music e pop, ritmi questi appartenenti però alla tradizione musicale occidentale. Il cubano Omar Lopez Valle, vecchia conoscenza degli estimatori di quest’orchestra è un Leporello virtuoso che per sottolineare la somiglianza con Louis Armstrong si diletta a suonare la tromba. Mama Marjas, artista reggae che abbiamo visto protagonista nella Carmen è Zerlina, Donna Elvira è interpretata da Hersi Matmuja, bravissima cantante lirica di origine albanese di cui certamente sentiremo ancora parlare.
Uno spettacolo comunque interessante dove il protagonista resta comunque Mozart e la sua musica che in questa nuova veste appare non solo divertente ma anche intrigante. Era certamente nella volontà degli autori presentare Mozart in chiave moderna divertentosi forse ad immaginare come questo genio della musica avrebbe composto la sua opera se fosse nato adesso.
L’ambiguità di questo moderno Don Giovanni, un po’ uomo e un po’ donna, quasi marginale ma sempre protagonista che Pedra Magoni disegna come un dandy scanzonato, mette a nudo i limiti e le fragilità dell’uomo moderno senza più ruoli sessuali definiti.
Ed è su questa ambiguità che giocano gli autori dedicando a Don Giovanni parole che nel libretto di Da Ponte vengono rivolte a Donna Anna da Don Ottavio. Una rilettura giocosa e divertente ma sempre rispettosa della sua meravigliosa unicità.
Roberta Ferruti