Namur è una deliziosa cittadina, adagiata su due fiumi, perché posta alla confluenza di due fiumi, il Mosa ed il Sambre. Bella la sua cattedrale, quella di San’Albano che conserva tra gli altri alcuni dipinti di Jacob Jordaens e di Antoon van Dyck, e sculture che portano la firma del fiammingo Laurent Delvoux. Molto piacevoli ed interessanti da visitare poi, in qualche pausa tra un film, una conferenza stampa e le interviste one to one, anche il Musée des Arts Anciens du Namurois ed il Musée.
Tornando al Festival, giunto ormai al suo sesto giorno, che noi abbiamo preso in corsa, e che abbiamo scoperto piacevole e ricco di pellicole e di personaggi, equamente suddivisi tra guest star e componenti della giuria, come per esempio quella dei lungometraggi presieduta dal regista francese Martin Provost, autore tra gli altri del bellissimo Sage Femme, ovvero Quello che so di lei, che abbiamo visto in Italia lo scorso marzo, con Catherine Frot e Catherine Deneuve. Con lui in giuria la regista del Quebec Annie Emond, gli attori e cantanti Issaka Sawadogo del Breturkina Faso, il francese Benjamin Siksou, e poi il belga Marc Zinga, Loubna Abidar del Marocco e la francese Christa Théret.
Due i film ci hanno colpito in questi giorni, entrambi presentati dal Quebec in Competizione Ufficiale, Tadoussac di Martin Laroche e Tuktuq di Robin Aubert. Il primo racconta di Chloé, una ragazza di 18 anni che fugge dal suo appartamento di Montreal in pieno inverno per fare l’autostop fino a Tadoussac, picolo villaggio turistico del Quebec, famosissimo però per offrire la visione straordinaria delle balene nel momento della loro migrazione. Chloé, in cambio di una stanza dove dormire, troverà un lavoro in un ostello della gioventù, ma il suo segreto pensiero sarà quello d’incontrare …qualcuno….
Tuktuq è invece la storia di un cameraman inviato dal Governo Liberale, in un villaggio inuit, a Nunavik per girare delle immagini di repertorio. Filmando filmando diventa amico di una famiglia del luogo, e, a poco a poco, inizierà a conoscere le loro tradizioni in relazione alla ricchezza del territorio. Ma dietro la storia delle immagini, si nasconde qualcosa di ben più losco… di cui lui non era certo a conoscenza…nel film ci sono attimi di commozione profonda ed è soprattutto interessante per conoscere una civiltà con cui non tutti hanno familiarità. Il consiglio è quello di andare a vedere la pellicola al suo arrivo in Italia, che, siamo sicuri, non mancherà certo di coinvolgervi.
Mariangiola Castrovilli