Un vero e proprio arrampicatore sociale: monsieur Jourdain, l’eclettico protagonista di questo lavoro che Moliere scrisse nel 1670, è l’immagine onnipresente dell’arricchito, del nuovo borghese che pensa di poter comprare attraverso la sua potenza economica cultura, educazione, finanche rispetto. In scena sino al 30 aprile al teatro Quirino di Roma.
In effetti, il protagonista, magistralmente interpretato nella attuale messa in scena del Teatro Quirino Vittorio Gassman da uno splendido Emilio Solfrizzi, è invece un semplicione, un ambizioso, un uomo addirittura ciecamente tendente ad imitare chi, invece, la cultura la ha acquisita in tutt’altra e più appropriata maniera.
La pièce, una satira sferzante che vede come protagonisti una coppia di coniugi arricchiti, si snoda lungo il parallelismo comportamentale che Moliere ha tracciato tra la coppia stessa ed un’altra coppia, sicuramente di rango inferiore ma più furba: i loro due servitori che in chiave assolutamente comica vorrebbero dimostrare che “siamo tutti uguali”.
E lo fanno attraverso un percorso apparentemente complesso ma facilissimo da seguire, che evidenzia quanto la società possa rendersi addirittura ridicola ricorrendo ad artifizi, matrimoni combinati, dipendenza, nel caso specifico, nientemeno che da Re Luigi XVI che viene qui inteso come un vero e proprio buffone, avendo creato proprio quel tipo di società che Moliere aspramente ma elegantemente critica.
Una trama semplice costituita da persone che ronzano intorno all’arricchito per piaggeria e per ottenere facili guadagni: un maestro di musica, uno di ballo, un altro di filosofia ed anche uno di scherma che tra di loro lottano per imporsi come portatori di beni primari, ognuno per la sua materia, o per l’arte che rappresenta.
Ed inoltre, una ambiziosissima moglie che, conscia della smanie di grandezza del marito, cerca di contrapporglisi all’idea di far sposare la loro figlia ad un “nobile”, un vero e proprio cretino del quale però il marito è fortemente e ciecamente sponsor.
In mezzo a tante trame sballate, a tante adulazioni, farse chiassose ma coloratissime e veramente molto gradite dal pubblico in sala che applaude anche a scena aperta, il borghese ambizioso resta beffato, nemmeno rendendosene conto, e continuando a sognare la realizzazione di quella che lo stesso Moliere definisce una folle utopia.
Insieme ad Emilio Solfrizzi, grande e grandemente azzeccato nella sua parte, vale la pena di segnalare il restante coro di personaggi: la moglie (Anita Bartolucci), il servo Coviello (Cristiano Dessì), i Maestri di musica (Nico Di Crescenzo), di ballo (Elisabetta Mandalari), di scherma (Roberto Turchetta, anche nella parte dell’innamorato di Lucilla), di filosofia (Simone Luglio) oltre a tutti gli altri da Viviana Altieri nella parte di Lucilla, figlia di Jourdain), e di tutto l’apprezzabilissimo staff che ha curato la scena di Andrea Taddei, i costumi di Sandra Cardini e le musiche di Antonio Sinagra.
Splendida e molto appropriata la regia di Armando Pugliese.
Si replica fino al 30 aprile prossimo dal martedi al sabato in serale, il giovedi 20 ed il mercoledi 26 in pomeridiana alle ore 17 ed infine il sabato anche in pomeridiana alle 17.
Andrea Gentili