
Meret Oppenheim, opere in dialogo. Da Max Ernst a Mona Hatoum
Meret Oppenheim, Ritratto con tatuaggio, 1980. Fotografia con intervento a pochoir, 29,5 x 21 cm. (Collezione privata, © VG Bild-Kunst, Bonn, 2013)
Al LACMuseo d’arte della Svizzera italiana dall’11 febbraio al 28 maggio 2017 c’è l’esposizione “Meret Oppenheim, opere in dialogo Da Max Ernst a Mona Hatoum” nella quale l’artista è messa vicino a grandi surrealisti, dadaisti e artisti di rilievo nell’arte contemporanea. E’ curata da Guido Comis e Giuseppina Di Monte con catalogo Skira.

Meret Oppenheim ( 1913-1980) è stata un’importante artista che ha percorso con la sua arte tutto il Novecento creando opere che sono divenute iconiche del suo periodo. E’ in mostra accanto ai suoi più cari amici dadaisti e surrealisti come Man Ray, Marcel Duchamp, Max Ernst, Giacometti, Magritte e altri, con i quali ha condiviso negli anni ’30 la scena artistica.

La mostra presenta circa cento opere che mettono il punto su tutta la sua ricerca artistica dal primo periodo parigino degli anni ’30 fino alle opere non figurative degli anni settanta-ottanta. Un’artista il cui pensiero si è evoluto ed è stata sempre a passo col tempo tanto che in mostra ci sono opere di artisti contemporanei come Mona Hatoum. I curatori sono Guido Comis curatore del MASI di Lugano e Maria Giuseppina Di Monte direttrice di tre musei romani e studiosa della Oppenheim.

Le opere esposte mostrano come l’artista si sia avvicinata ai più importanti nomi del surrealismo proprio perché questo movimento era il più vicino alla sua sensibilità. Le sezioni della mostra sono tematiche e ciascuna di queste mette in luce la sua creatività partendo dalle opere dadaiste e surrealiste, arrivando a quelle astratte dell’ultimo periodo.

La mostra quindi si apre con le opere della giovane Oppenheim messe a paragono con quelle dei suoi celebri amici e mentori come Marcel Duchamp, Man Ray, Jean Arp e Max Ernst per citare solo quelli che fanno presa sul grande pubblico.
Prosegue poi con mostrare oggetti come tazze, scarpe, guanti, boccali che l’artista considerava avessero un vita propria, quindi con comportamenti che gli avvicinavano alle persone.

E poi il periodo nel quale la Oppehein si raffigurava come un personaggio legato al mito o alla terra come ben dimostrano le tele della donna serpente, la donna uccello, la donna di pietra. A queste tele si contrappongono quelle legate al cielo e agli astri con aspetti premonitori o visioni che parlano del destino finale dell’uomo.

Una sezione è dedicata ai ritratti e agli autoritratti della Meret e dei suoi colleghi surrealisti con le modifiche che proprio questo movimento intendeva dare alla personalità di ciascuno.

E infine la sezione dedicata alla maschere create dall’artista e dai suoi compagni. Si tratta di sculture, dipinti e maschere creati per i periodi di Carnevale che si svolgevano a Berna e Basilea e servivano per mostrare o celare alcuni particolari aspetti dell’animo di coloro che le indossavano. Infine ci sono le opere di artisti contemporanei nelle quali si evidenzia quanto l’opera della Oppeheim sia stata da loro recepita.
Una grande e importante esposizione.
Anna Camia