Barriere con Denzel Washington

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Domani, giovedì 23 febbraio esce in sala Barriere di e con uno strepitoso Danzel Washington ed una Viola Davis brava che di più non si può, in una storia assolutamente da vedere e ricordare. E che per noi, nella notte di domenica 26 febbraio, potrebbe riuscire ad aggiudicarsi almeno uno dei quattro Oscar a cui è candidata, per il miglior film, attore e attrice protagonisti e sceneggiatura non originale.

Barriere, titolo originale Fences, è l’adattamento cinematografico dell’opera teatrale del 1983, premio Pulitzer per la drammaturgia di August Wilson, che oggi firma la sceneggiatura della pellicola, anche se è morto nel 2005. Infatti, in vita si è sempre battuto per la trasposizione della sua pièce teatrale in un film, a condizione però che gli interpreti principali fossero afroamericani.

Fences, il titolo del film in inglese, è il recinto antistante la casa che Troy Maxon(Denzel Washington) il protagonista,deve costruire anche se, a volerlo, non è lui ma sua moglie Rose(Viola Davis). Simbolicamente un recinto, dovrebbe poter escludere qualcuno o, al contrario, riuscire a circoscriverlo o rinchiuderlo in qualcosa.

Un recinto di legno tutt’intorno al back yard che, a sentire Jim Bono(un ottimo Stephen Hederson McKinley), il più caro amico di Troy, potrebbe significare per Rose il simbolo della protezione dai pericoli del mondo esterno, per i suoi cari.
Troy è un ex giocatore di baseball quasi leggendario ma che a causa del colore della pelle, nella poco tollerante Pittsburgh degli anni 50, non riesce a sfondare, costretto così ad accettare un faticosissimo e, per lungo tempo senza sicurezza di continuità, lavoro da netturbino. La sua vita non scorre poi così tranquilla come sembrerebbe, tormenti interiori ed ingiustizie sociali sono le sue giornaliere battaglie.

Troy non si da mai per vinto e, sotto l’aspetto del pater familias  tutto d’un pezzo, nasconde non pochi problemi. Ha infatti una moglie, un’amante e due figli che vorrebbe lo ubbidissero in toto, mentre lui, non approva le loro scelte di vita. Lyon, figlio di primo letto suona il jazz e desidererebbe tanto che il padre andasse a sentirlo, ma Troy ama e canta solo il blues.

Cory, il figlio avuto da Rose, ha bisogno che il padre incontri il reclutatore sportivo perché vuole far parte della squadra di football, ma Troy intende preservare il figlio dalle delusioni che lui ha già patito, pur essendo un campione, in un’America dominata dalle  discriminazioni razziali. Gli anni 50, come ricorderete, sono infatti il periodo caldo per il movimento dei diritti civili degli afroamericani, ma la politica, nel racconto filmico, si avverte rimanendo però solo in sottofondo.

Ed è proprio il momento della verità che distrugge i rapporti con la moglie, quando le confessa, spinto dall’inseparabile amico Jim Bono, il suo tradimento e di aspettare un figlio dall’amica. Ormai le cose sono irrimediabilmente compromesse e la vita diventa un giornaliero, doloroso abisso.

 

Due ore e venti minuti per un lavoro che certamente vi resterà nell’anima, in cui la fotografia ha un’importante ruolo da coprotagonista e su cui giustamente Washington ha puntato, in un gioco di colori che sottolineano i momenti affettivi. grigi o marroni poco luminosi per la tristezza, mentre ecco, ad esprimere la gioia, toni vivi ed una bellissima luce, come quella, più che poetica, dell’ultima scena del film.
Un film da non perdere.

Mariangiola Castrovilli

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Giornalista giramondo con scoop come le interviste al fratello dell'ultimo imperatore cinese Aisin-Gioro Puren durante la protesta di piazza Tienanmen a Pechino e al generale israeliano Moshe Dayan dopo la guerra dei 6 giorni. Per la Rai in diretta radio e tv, è stata l'unica giornalista donna al mondo a volare a due volte la velocità del suono su un tornado, correre con una Ferrari 40 a 324 Kmh sul circuito di Maranello. Inoltre è stata l'unica giornalista a bordo del MB-339 Aermacchi della pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori. É membro del SNGCI.

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