Intervista a Sebastiano Vilella per Lontano Lontano. Questo Autore, ha recentemente pubblicato questa racconto grafico, frutto di una riflessione sulla sua attività quasi quarantennale di illustratore dedicata al fumetto. E’ un graphic novel onirico dalle atmosfere noir. Visum l’ha incontrato.

Intervista a Sebastiano Vilella per Lontano Lontano

Lontano lontano già dalla copertina si presenta come un’opera sul doppio. E’ il tuo modo di vedere la realtà che diventa finzione e viceversa?

Intervista con Sebastiano VilellaQuesto racconto grafico nasce come forma di riflessione sui tanti anni, quasi quaranta, di attività dedicati al fumetto, ma se penso che in realtà non c’è un momento della mia vita che non possa associare ai fumetti, mi rendo conto che il tempo che prendo in considerazione è assai più ampio. Una riflessione è in sè una meditazione su quanto si cela in ciascuno di noi”. 

“E’ quella parte di noi ribaltata verso l’interno, che potremmo considerare ‘un doppio’, che si svincola da ogni regola, da ogni inibizione e si moltiplica, si sfaccetta all’infinito, come fosse specchio riflesso in uno specchio. Nel mio caso, molta parte di me è costituita dalle mie fantasie, dai miei racconti disegnati e dai miei personaggi ammonticchiati nell’arco di una esistenza. In sostanza anche io, come chiunque, sono la summa di ciò che si sa e si vede all’esterno, ma anche di ciò che si nasconde all’interno e che qualche volta libero attraverso l’esercizio creativo, nei miei racconti a fumetti e in generale nel mio fare artistico. Quella di creare storie disegnate, la considero una condizione personale ineliminabile, oltre che una attitudine forse anche un talento, ma è anche e soprattutto un offrirmi, soprattutto con questo libro, a chi ama seguire le mie fantasie a quadretti.  Questo racconto, come è chiaro dalla dedica finale “ A te” è dedicato soprattutto ai miei lettori, che hanno voluto seguirmi, e vivere con me le mie fantasie, in tutti questi anni. Lo faccio perciò attraverso una vicenda insolita ed enigmatica, forse la più eccentrica che ho mai realizzato, che vede coinvolti, molti dei miei personaggi a me più cari”.

 

Il doppio è anche il passato che torna nel presente? Ritornano tutti i tuoi protagonisti da Grimaldi a Satie, sono appunto il tuo passato.

Intervista con Sebastiano VilellaIn qualche modo è così. Questi personaggi sono parte del mio percorso di autore, del mio passato, ma si affacciano continuamente nel mio presente e forse si aspettano di poter far parte anche di un prossimo futuro. Però è tutto così fluido, non c’è alcuna certezza nella loro incorporea esistenza che, a ben vedere non è poi tanto dissimile dalla mia, da quella di ognuno di noi, è la “materia dei sogni”. Succede infatti che il protagonista, l’autore della storia, che potrei essere io piuttosto che qualsiasi altro, si blocchi o si rifiuti di continuare la sua normale esistenza e nello specifico la sua attività di autore di storie a fumetti. Non è nel suo caso una crisi creativa, neanche un moto di ribellione nei confronti della dura realtà, che lo spinge all’inerzia inattiva, piuttosto l’illusione di avere raggiunto un equilibrio interiore che si manifesta attraverso uno stato di quiete perenne, una sorta di Nirvana catatonico in grado di allontanarlo e proteggerlo dalle esigenze creative, quegli impulsi vitali che hanno fino ad allora mosso la sua esistenza ed hanno anestetizzato la vera realtà. Sembra che tutto smetta di avere un senso  e non rischi di farsi travolgere dalla spaventosa tempesta che non accenna a placarsi, anzi si intensifica, che si scatena fuori dalla sua piccola abitazione nel cuore di una labirintico e sterminato parco”.

 

Il vento accompagna le storie, è un vento vorticoso che rimescola fogli da disegno e vite da vivere?

Intervista con Sebastiano VilellaGli elementi naturali, soprattutto il vento e la pioggia, investono spesso le mie storie, sono il riflesso di moti interiori che agitano i miei personaggi e gli ambienti in cui si muovono e in cui affrontano le loro vicende. In questa ultima storia sembrano scatenarsi con furia maggiore, sono lo specchio di una inquietudine diffusa che mi si è riversata addosso dal vivere quotidiano, dalle tensioni sociali, dall’instabilità del presente, dai conflitti collettivi e personali, dalle incertezze diffuse. Ma a tutto questo, il personaggio inerte e lontanissimo che è il vero motore della storia, reagisce con la più totale imperturbabilità, è calmo e immobile, sembra aver raggiunto uno stato di personale beatitudine, come avesse raggiunto il Centro Sacro del suo vorticoso labirinto esistenziale. Non è un caso, nella storia, per riflesso, è proprio in un misterioso punto dell’immenso parco, che uno dei personaggi, Pietro Sartorio alias MiticOperaio, in fuga perenne da se stesso e dal mondo, si ferma per sorprendersi ed incantarsi difronte ad una quiete assoluta e scoprire un essere prodigioso e ultraterreno, che con la sua semplice presenza darà una svolta inattesa e rivelatoria all’intera vicenda”.

 

Gli unici animali sono la gatta di Grimaldi e un cervo. Ti diverte inserire gli animali nei tuoi libri?

 

Intervista con Sebastiano VilellaGli animali sono portatori di un profondo mistero universale, sono gli esseri più vicini alla natura e in molti di loro, più facilmente riusciamo a riconoscerci. Noi ci illudiamo di identificarci in loro, cerchiamo di adattarli ai comportamenti umani, cerchiamo di addomesticarli, ma restano distinti e distanti da noi, votati alle semplici necessità, all’essenza del vivere, sono esseri puri, oserei dire superiori perché più vicini allo stato di natura. Amano e odiano in modo esplicito, desiderano o rifiutano in modo inequivocabile. Vivono, o meglio vivrebbero, in piena sintonia con la natura e sarebbero ben felici di farlo con noi, ma anche senza di noi. Sono gli uomini la parte più complicata e debole della natura, anche la più orribilmente invasiva e incontrollabile, quella che vorrebbe cambiarla, scrutarla fin nelle zone più remote dell’universo, controllarla. Non è un caso che più o meno consapevolmente, siano gli uomini a minacciare l’equilibrio naturale”.

Fatto questo ampio e forse non necessario “spiegone”, nelle mie storie, in questa in particolare, gli animali si direbbero testimoni stupiti e persino imbarazzati, dei comportamenti dei vari personaggi. E tenendosi prudentemente lontani, conservano intatto il loro mistero. In una delle pagine iniziali, il vecchio commissario viene osservato a lungo dalla sua gatta e quando si accorge di lei le si rivolge emettendo un “meoow!”. E’ come se l’uomo provasse a comunicare qualcosa alla gatta in un improbabile linguaggio animale, ma questa si limita a guardarlo andar via, lo vede prepararsi, uscire e poi rientrare per prendere una pistola. La cosa gli è del tutto indifferente, sono comportamenti che a lei non appartengono”.

 

L’atmosfera è molto cupa, usi molto i toni del verde, che tecnica hai usato?

 

Intervista con Sebastiano VilellaIl verde è il colore della tempesta, lo abbiamo visto nel capolavoro del Giorgione, una delle opere pittoriche più profonde ed enigmatiche della storia dell’arte. Il verde è un colore dominante nei cieli metafisici di de Chirico, che peraltro è uno dei protagonisti di questa storia. E’ un colore che annuncia intensi cambiamenti, ma di contro dà anche il senso dell’attesa. La tecnica che ho usato nella realizzazione delle tavole è un insieme di matite, tempere ad acqua e inchiostri”.

 

Quanto tempo ti ha assorbito il volume?

 

E’ stata una lavorazione piuttosto lunga, ma non problematica. La storia fu concepita e scritta rapidamente, come sotto dettatura, subito dopo la realizzazione de L’Armadio di Satie (Coconino Press, 2017). Avevo deciso di non dedicarmi più ai fumetti, pensavo di aver detto e fatto il necessario, di potermi occupare di altro, di tornare alla pittura e all’illustrazione. Ma i miei personaggi hanno cominciato a farmi visita, mi chiedevano risposte a domande che non potevo intendere. Non volevano pirandellianamente essere nuovamente protagonisti di nuove stranezze a fumetti, ma percepivo la loro presenza ovunque, nei miei pensieri e nei miei sogni. Dovevo venirne fuori e raccontare un nuovo enigma in forma sequenziale, rappresentarlo almeno. Risposte io non sono in grado di darle, neanche ai miei personaggi. Posso solo evocare domande attraverso il disegno e la scrittura. Ho aspettato che maturasse in me l’esigenza di realizzare questo racconto, ci è voluto qualche anno, ma alla fine è qui sotto i vostri occhi e i miei. Sapevo che per me sarebbe stato necessario dedicarmici, con pazienza e convinzione. Ci ho messo più di due anni a disegnarlo più uno per vederlo pubblicato. Non è poco, ma a ben vedere per me neanche tanto, però è ciò che volevo, quasi come lo immaginavo. Per me c’è sempre un “quasi””.

 

Il tuo volto appare in una tavola, come ti sei sentito a essere il reale protagonista del libro?

Intervista con Sebastiano VilellaSi, un personaggio che sembra assomigliarmi appare più volte nella vicenda, ma è avvolto perennemente nell’ombra o si vede in controluce, la sua silouette si staglia sulla luce dell’esterno, davanti ad una finestra, sul parco investito dalla tempesta. Potevo benissimo inventarmi un volto e un personaggio con delle fattezze adeguate al racconto, con più fascino, magari il volto di un celebre attore, come spesso succede nei fumetti per cercare di accattivarsi il pubblico. Ma a che pro? Se questa stravaganza a fumetti è stata concepita dal sottoscritto, tanto valeva che ci mettessi io la faccia, così è stato, non mi dispiace

 

Tra tutti i personaggi ne hai uno a cui sei più legato?

 

Tutti i miei personaggi, rappresentano per me qualcosa, sono legato a tutti. Non si tratta di dare loro importanza, spesso non sono troppo importanti, sono semplicemente parte del mio percorso, della mia vita. In LontanoLontano dei miei tanti personaggi inventati, ce ne sono alcuni, non tutti, manca Spasmox per esempio, che ho preferito non inserire per non rendere la storia più inquietante e tenebrosa, in realtà non vuole essere così cupa, anzi: credo sia questa tra quelle da me realizzate, in cui c’è più ironia, anzi tanta autoironia. Lo si capisce dai dialoghi del commissario con il suo attendente creduto trapassato, oppure con Erik Satie che è già divertente di suo. Ma soprattutto dalla presenza di una irruente dark lady che ricorda la celebre Krudelia disneyana. Poi manca il mio amato Friedrich, protagonista de Lo Sguardo Infinito ( Oblomov, 2019) per il semplice fatto che la sua storia l’ho realizzata dopo avere scritto questa. No, non credo di essere più legato a qualcuno dei miei personaggi, mi rendo conto che, il commissario Grimaldi o il MiticOperaio o il mio de Chirico, forse saranno rimasti più impressi nella memoria di qualche lettore, ma non ne sono troppo sicuro, mai. Può sempre succedere che accada che qualcuno dica: “Grimaldi, chi?” proprio come succede all’ex funzionario di polizia, quando cerca di comunicare con il commissariato di zona, in questo Lontano Lontano”.

Cristina Marra

 

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