Intervista a Claudia Fachinetti. Questa scrittrice è l’autrice del romanzo intitolato Lasciami andare, edito da Il battello a Vapore. Visum l’ha incontratata.
Intervista a Claudia Fachinetti. Questa scrittrice, che è giornalista e biologa marina, è appassionata di natura e animali e a loro dedica, romanzi rivolti principalmente a giovani lettori. “Lasciami andare” edito da Il battello a vapore, è la storia dell’arrivo di un gruppo di orche nei pressi del porto di Genova a dicembre del 2019 a suggerirle il racconto di un approdo che presto diventerà una nuova partenza, di una famiglia unita e disorientata che nell’amore trova il suo faro, di una ragazza coraggiosa e fragile che sa ascoltare e non si arrende al dolore.
Il romanzo è la storia dell’arrivo di un gruppo di orche nei pressi del porto di Genova a dicembre del 2019
Claudia, i tuoi libri partono sempre da storie vere. Dopo il riccio e il gatto stavolta dedichi un romanzo alle Orche. Quando hai incrociato la loro storia? Come ti sei documentata per scriverla?
“Sì da giornalista mi piace scrivere partendo da fatti di cronaca e storie vere. La storia delle orche l’ho seguita in diretta perché da ex biologa marina sono ancora in contatto con molti ricercatori che studiano balene e delfini in Mediterraneo quindi ero costantemente aggiornata. In quel periodo stavo scrivendo Vito il gatto bionico e tra questo e la pandemia inizialmente non ho avuto modo di pensare che la vicenda delle orche di Genova potesse diventare un libro. Poi, un anno fa, ho capito che era il momento giusto e ho ricontattato tutti i biologi che in quei giorni hanno lavorato per aiutare e studiare le orche con i quali ho ripercorso passo passo la storia”.
Alaska è la 14enne protagonista. Quanto la sua passione per i cetacei la aiuta nella sua formazione alla vita e al dolore?
“Secondo me, studiare la natura e seguire le sue regole, aiuta a vedere con più distacco e onestà anche la vita umana. Spesso tendiamo a metterci al di sopra di tutto, ma in fondo siamo anche noi creature animali di questo mondo. In generale poi, occuparsi di qualcun altro aiuta a distogliere l’attenzione dai propri problemi e alleggerirne il peso”.
Lasciare andare significa anche ricominciare?
“Esattamente. La vita è fatta di saliscendi, di ostacoli da superare e non accettare un evento che ci genera sofferenza, ci impedisce di andare avanti. L’accettazione è la parte più dolorosa e difficile di un lutto, di una difficoltà, ma per andare avanti dobbiamo necessariamente attraversare il dolore e viverlo, solo così si ricomincia a vivere davvero”.
Giganteschi, eppure le orche sono anche animali fragili?
“Le orche sono i rappresentanti più grandi della famiglia dei delfini, hanno una società e socialità complesse e tecniche di caccia altamente specializzate, non hanno nemici naturali e possiedono una grande intelligenza e adattabilità, eppure la loro vita dipende dall’ambiente in cui vivono. Per cui l’inquinamento e la riduzione delle prede può mettere in pericolo intere popolazioni. In Canada, per esempio, la pesca eccessiva dei salmoni ha messo in crisi la popolazione di orche residente nell’area e che si nutriva di questi pesci”.
Il romanzo ha la prefazione della biologa Marina Lanfredi. Ti sei ispirata a lei per il personaggio di Caterina?
“Assolutamente sì, lei è Caterina anche se la sua parte è romanzata e in quei giorni non si è dedicata realmente alla faccenda delle orche come, al contrario, hanno fatto Sabina Airoldi, Alessandro Verga, Alessandro Violi e Guido Gnone, anche loro protagonisti nel libro e anche nella realtà”.
La storia familiare delle orche si intreccia con quella di Alaska. Quanto ci insegna la forza dell’unione familiare delle orche?
“Gli animali cosiddetti sociali danno spesso grandi insegnamenti di solidarietà tra membri di un gruppo o di una famiglia. Per sopravvivere l’aiuto e il sostegno reciproco sono fondamentali così come dovrebbe essere anche per noi ma spesso facciamo prevalere l’egoismo e gli interessi personali”.
Nel romanzo ci sono anche i sentimenti di amicizia e amore. Diego è un personaggio chiave nella storia di Alaska?
“Sì, Diego è un personaggio chiave della storia e aiuta Alaska a mettere a fuoco i suoi obiettivi e a liberare le sue emozioni. Condividono una grande passione per i cetacei e questo inevitabilmente li unisce. Per una ragazza chiusa e in trasformazione come Alaska questo legame è fondamentale per crescere, per assaporare sentimenti mai provati”.
Le orche nuotano in un mare a loro sconosciuto. La loro storia le accomuna ai migranti e ci esorta ad accogliere e comprendere?
“Mi sembra un paragone corretto. Non deve essere affatto semplice trovarsi lontano dal proprio mondo, in balia delle correnti e in contatto con individui sconosciuti magari con abitudini molto diverse dalle nostre. Lo è stato per le orche e lo è per le persone costrette a fuggire da guerra e povertà con la sola forza della speranza”.
La storia è intervallata da schede sulle Orche chi ti ha supportata?
“A parte il box sul catalogo delle pinne per l’identificazione, per gli altri box è stato sufficiente approfondire con articoli scientifici e di cronaca quello che già sapevo. Le orche sono da sempre i miei animali preferiti e ho sempre letto e studiato molto su di loro anche se talvolta scopro cose di questi incredibili animali che ancora mi stupiscono”.
Cristina Marra