Come una farfalla che si posa sulla testa

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Come una farfalla che si posa sulla testa

Come una farfalla che si posa sulla testa. E’ andato in scena fino al 26 marzo, al Teatro Cometa Off di Roma, questo particolare spettacolo di Alessandro Capezzuoli

Come una farfalla che si posa sulla testa

Come una farfalla che si posa sulla testaE’ andato in scena fino al 26 marzo, al Teatro Cometa Off di Roma, il particolare spettacolo di Alessandro Capezzuoli, dall’originale titolo Come una farfalla che si posa sulla testa, che vede protagonisti in scena e nella vita privata, essendo marito e moglie, Giorgio Carosi e Teresa Del Vecchio, qui anche regista dello spettacolo.

Il titolo è tratto da una fase contenuta in un monologo di Giorgio Gaber che diceva “un amore così strano come una farfalla che si posa sulla testa”. Ciò riassume il messaggio di questo spettacolo: sia l’amore che i momenti di felicità sono come una farfalla, ti sfiorano e vanno via. Ed è anche l’immagine della gioia, del colore, della bellezza, ma anche della fragilità e della precarietà. In fondo la farfalla vive un solo giorno.

Il messaggio di questo spettacolo

Teatro Cometa OffIn questo spettacolo si parla d’amore, e delle sue tante, variegate facce, tante quante sono gli amori vissuti nella vita di ognuno di noi. Un viaggio emotivo che conduce con delicatezza gli spettatori alla scoperta del sentimento più vero e inafferrabile che ci sia: l’amore, per l’appunto.

L’intento del protagonista Giorgio Carosi, bravissimo nel dividersi fra canto e monologhi, era quello di parlare d’amore, abbinando, per l’appunto, un percorso tra parola e musica attraverso delle canzoni d’autore.

Giorgio Carosi si divide tra canto e monologhi

Come una farfalla che si posa sulla testaBelle canzoni come Gigi, che apre lo spettacolo, di Fabio Concato, In questo preciso momento di Joe Barbieri, Scirocco di Francesco Guccini (brano accompagnato e arricchito da un pezzo di tango, ballato dai due protagonisti Giorgio Carosi e Teresa Del Vecchio), Fai male di Bruno Martino e Joe Barbieri, Voglio sapè di Gigi Finizio, Amore che vieni amore che vai di Fabrizio De Andrè, Amore caro amore bello di Bruno Lauzi.

Carosi, così, ha coinvolto un autore di narrativa e saggistica, Alessandro Capezzuoli, che ha scritto i diversi aspetti dell’amore: l’amore per i figli, l’amore per i genitori, l’amore tra una donna e un uomo, l’amore di un uomo che ama ancora la sua donna che l’ha lasciato con un messaggio sul cellulare, l’amore per il delicato tema della violenza sulle donne. Alla fine vengono fuori dei veri e propri monologhi che ben s’incastrano ai brani scelti.

Alessandro Capezzuoli, che ha scritto i diversi aspetti dell’amore

Teresa Del VecchioNella prima messa in scena di questo spettacolo, c’era solo un elemento maschile, che faceva vari monologhi sempre sull’amore ma era strutturato diversamente. Ora in questa seconda messa in scena Carosi ha voluto anche una presenza femminile, Teresa Del Vecchio, sua moglie, qui che cura anche una sapiente e ottimale regia.

Con due attori in scena si spiega meglio l’intenzione, il pensiero dell’autore: sottolineare l’incomunicabilità esistente tra l’uomo e la donna, incomunicabilità peggiorata con l’avvento dei cellulari. Non ci si guarda più negli occhi, e ciò traspare nella commedia, e tutto è filtrato attraverso lo schema del telefonino. Così anche se sul palco ci sono due attori, una coppia che s’incontra, ci si parla attraverso uno schermo, senza guardarsi mai negli occhi. S’instaura, dunque, un dialogo-non dialogo. L’idea dell’opera si basa sul genere umano che deve essere consapevole di essere in grado di poter stare da soli perché tutti in realtà si completano da soli.

L’incomunicabilità esistente tra l’uomo e la donna

Giorgio CarosiL’uomo potrebbe anche non aver bisogno di completarsi con un’altra persona, una donna. E’ questo che vuole sottolineare l’autore, ma bisogna scoprire ciò. Presa coscienza, ci si potrebbe anche unire con un’altra persona per intraprendere un percorso insieme, ma parallelo.

Bello il finale che vede Carosi e la Del Vecchio cantare insieme Amore caro amore bello, un testo che dice tutto, portata al successo da Bruno Lauzi.Quasi un finale pirandelliano dove ci viene mostrata l’ipocrisia dell’amore, che dura finchè durano le maschere indossate dai protagonisti, di un rapporto tenuto insieme per non deludere gli altri.

Giancarlo Leone

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