Intervista a Anna Vera Viva autrice di Questioni di sangue

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Intervista a Anna Vera Viva autrice di Questioni di sangueAnna Vera Viva è autrice del romanzo intitolato Questioni di sangue edito da Garzanti. Un giallo ambientato a Napoli nel rione Sanità. Visum l’ha intervistata. 

Intervista a Anna Vera Viva autrice di Questioni di sangueDopo quarant’anni trascorsi a Roma, Raffaele Annunziata ritorna al rione Sanità di Napoli da dove, rimasto orfano, era stato strappato e dato in adozione, aveva pochi anni e adesso in quel quartiere dove non c’erano distanza tra gli interlocutori. Non c’erano barriere tra i ruoli. Nel frastuono, udiva brandelli di conversazioni, scrutava i dialoghi tra gli ambulanti e i clienti, e si avvide che regnava una totale assenza di gerarchia…lo percepì subito quel rapporto viscerale che scorreva tra le persone, pensò che era unico, come uniche erano quelle antiche viscere della città.

 

Intervista a Anna Vera Viva autrice di Questioni di sangue

Intervista a Anna Vera Viva Raffaele, protagonista di “Questioni di sangue” di Anna Vera Viva, rientra nella sua Napoli come don Raffaele Iacono, nuovo parroco della basilica di Santa Maria alla Sanità e assorbe nuovamente odori, umori e suggestioni del suo quartiere, nel quale ha lasciato anche il fratello maggiore, Peppino, ora boss temuto e rispettato. Il legame del sangue non si è interrotto e quando un crimine stravolge il rione, quel richiamo non sfugge e i due fratelli si ritroveranno coinvolti in un’indagine che è anche psicologica e dell’anima. Anna Vera Viva, scrittrice e viaggiatrice esperta di arte racconta un rione con i suoi mille volti ma da un cuore solo che batte in ogni persona che lo popola.

 

Anna Vera, è il primo romanzo della tua serialità pubblicato da Garzanti, perché hai scelto di ambientarlo nel rione Sanità?

Anna Vera Viva autrice di Questioni di sangue“Perché è un rione di un fascino complesso e indiscutibile. Colmo di magia, leggende, culti seducenti e che affonda le sue antichissime radici in epoche buie ma anche in periodi di fasti e ricchezza. Prima luogo salubre abitato da aristocratici, poi cimitero, lazzaretto per appestati, fossa comune. È un luogo così denso di vita e di morte che non può che incantare un narratore”.

 

Sei napoletana di adozione, quanto porti di Napoli nelle vene?

Molto. Napoli non è una città che possa lasciarti indifferente, che ti scivoli addosso. Troppa storia, troppa ricchezza culturale, troppa passione e troppi problemi. Impossibile mantenere il distacco, non esserne contaminati, soprattutto dopo tanti anni”.

Raffaele e Peppino, fratelli diversissimi ma legati dallo stesso sangue, possiamo considerarli la doppia faccia dello stesso personaggio?

Forse, addirittura, lo stesso personaggio. In qualche modo, Raffaele e Peppino, sono composti dalla stessa sostanza, dagli stessi tasselli che, però, hanno sviluppato due forme differenti. Nessuno dei due è perfettamente buono o cattivo, giusto o ingiusto. Non ci sono confini netti tra le loro anime e, a volte, anche i rispettivi ruoli si confondono. È la complessità dell’essere umano, che raramente può definirsi con sicurezza bianco o nero ma, più spesso, è tutto questo nello stesso tempo. E, tra i due don, questo gioco delle parti, diventa un elemento che li fa vacillare, che li tormenta”.

Questione di sangue è un romanzo giallo ambientato al Quartiere Sanità

Indaghi un rione che diventa un macrocosmo sociale, le indagini pescano nelle famiglie, nei rapporti di sangue e niente è come appare. Il romanzo è anche una storia di formazione?

Si lo è senz’altro, le trasformazioni e la crescita dei personaggi nel dipanarsi del romanzo attendono sicuramente a questo genere ma, purtroppo, la presenza del crimine, che è solo uno dei tanti elementi che compongono la narrazione, portano a una semplicistica quanto moderna classificazione in noir o giallo che dir si voglia. Alla quale sarebbe giusto affiliare solo quegli scritti, dove il rompicapo è l’unico elemento del racconto. Per tutti gli altri dove, per l’appunto, oltre al delitto c’è una ricerca antropologica, un’analisi dell’animo umano e, comunque, uno spettro più complesso e ricco d’osservazione, bisognerebbe forse trovare un termine nuovo anche se, a mio avviso, con il classico “romanzo” non si sbaglia mai . Nel mio caso, ad esempio, il delitto è un pretesto per studiare l’animo umano fuori dalla zona di confort. Di analizzarlo quando un evento ha rotto l’ordine precostituito e quando non si può più vivere per automatismi ma tutte le passioni e le risorse a nostra disposizione devono essere messe in gioco”.

Questione di sangue: intervista a Anna Vera Viva

Un omicidio scuote il rione e subentra l’ispettore Carmine Vitiello, un uomo solitario e un randagio, che rapporto instaura con don Raffaele e in cosa si assomigliano?

L’ispettore Vitiello è un uomo deluso da un sistema non sempre retto e che ha provato, per tutta la vita, a percorrere comunque la strada giusta, a discapito della carriera e della sua vita privata. Ma è un uomo che non ha più energie per sostenere altre battaglie. Raffaele gli somiglia solo per questo senso di giustizia innato che non deve mai prescindere dall’etica ma, a sua differenza, è pieno di slancio e voglia di combattere”.

 

Che rapporto hanno i tuoi protagonisti con i libri?

Ottimo, almeno Peppino e Raffaele. Per quanto riguarda Raffaele è più naturale che un uomo vissuto in una famiglia colta si trovi ad amare la lettura,  Peppino, invece, sorprende, perché è inusuale che un uomo di malavita abbia un bel rapporto con la cultura. Poi si scopre che è un’eredità della prima moglie, l’ennesimo segno tracciato dall’amore”.

Cristina Marra

 

 

 

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