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Intervista a Christian Delorenzo curatore dell’antologia Toys

Una scatola piena di giocattoli animati, così si presenta Toys, la nuova raccolta di racconti curata da Christian Delorenzo edita da Einaudi. L’autore alla sua nona antologia, racconta a Visum il magico mondo dei giocattoli letterari. 

Pupazzi, bambole, soldatini, sono protagoniste di storie con bambini e adulti che incantano, incuriosiscono, divertono o inquietano. Dal noir, al giallo, al fantastico e al rosa i racconti coprono tanti generi letterari e leggendo l’antologia scopriamo quanti scrittori, big della letteratura mondiale e di tutti i tempi si sono cimentati in trame con giocattoli, da Agatha Christie a Luigi Pirandello, da Luigi Pirandello e Charles Baudelaire.

Christian Delorenzo alla sua nona antologia, racconta a Visum il magico mondo dei giocattoli letterari.

Christian Delorenzo

Christian ogni antologia curata da te è una sorpresa. Ti misuri ogni volta con un nuovo argomento?

Esatto. Ormai sono alla mia nona antologia curata per Einaudi. Il mio numero fortunato.

Del resto, quello dei racconti è un universo ricchissimo. All’inizio mi sono occupato soprattutto di gialli, con quattro volumi. Ma poi mi sono dedicato ai gatti, al Natale, al mare, alle isole. Infine, quest’anno, ai giocattoli”.

 

Pinocchio

Pinocchio è il burattino letterario più famoso, non è un giocattolo nella storia ma lo è diventato nella realtà e tutti i bambini ne hanno uno nella loro cameretta. I giocattoli quando cominciano a essere raccontati?

Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, i giocattoli smettono di essere semplici oggetti nel panorama letterario, e diventano protagonisti di storie e libri. A voler essere precisi, sono le bambole a conquistare per prime la scena. Fanno salotto, tengono diari, raccontano le loro vite. Sempre nella finzione. Poi, a poco a poco, appaiono anche gli altri”.

 

I giocattoli hanno fascino e ispirano tenerezza e buoni sentimenti nei film della Disney ma sanno coprire anche ruoli e misteriosi come succede nei film horror. E in letteratura?

Carlo Collodi

In letteratura, le cose non sono tanto diverse. Ci sono racconti struggenti come Il coniglietto di velluto di Margery Williams: un classico della letteratura angloamericana, dove si parla di un coniglietto, per l’appunto, che vuole diventare Vero. Prima parlavi di Pinocchio. Ecco, Il coniglietto di velluto ne ricorda un po’ la trama. Ma è molto più breve e commovente. Nella nostra cultura, purtroppo, non ha ricevuto molta attenzione, forse per una questione di concorrenza con il capolavoro di Collodi. Però merita davvero. Ecco perché ho voluto metterlo all’inizio di Toys, visto che non ce ne sono nemmeno altre edizioni in circolazione. E l’ho pure tradotto”. “Comunque, in Toys, ci sono anche testi più ‘neri’, come La Bambola della sarta di Agatha Christie. Uno tra i pochi racconti della ‘regina del crimine’ dove non c’è nessun crimine, ma solo una bambola inquietantissima, che sembra voler prendere possesso di una sartoria. Pure le bambole di Vernon Lee e Francis Marion Crawford non scherzano. Ma evito di fare spoiler”.

Hai diviso le storie in cinque gruppi. Qual è stato il tuo criterio?

La prima sezione è dedicata interamente alle fiabe. Non a caso si chiama: C’era una volta. La seconda, invece, si concentra sui soldatini. Mentre la terza e la quarta ci portano nel fantastico regno delle bambole, insieme con le loro case”.

 

A proposito di bambole e soldatini. Che differenze hai riscontrato nelle storie di cui sono protagoniste e protagonisti?

Copertina di Toys

Prima di tutto, una differenza quantitativa: in letteratura, ci sono molte più bambole che soldatini. E poi, una differenza di genere. Di genere letterario, intendo. I soldatini prendono parte a epiche minime, iliadi private, conflitti bambineschi. Persino in un racconto umoristico come quello di Saki, dove uno zio pensa di regalare alcuni ‘giocattoli della pace’ ai nipotini, che invece riescono a usarli per fare scoppiare una guerra. Anche questo testo, come gli altri che cito, è raccolto in Toys. È davvero divertente. 

 

 

Frances Hodgson Burnett

 

“Io, comunque, preferisco le bambole. Un po’ – per tornare alla domanda di prima – perché adoro gli horror. E poi perché le bambole offrono moltissimi spunti di riflessione, pure sociali o psicologici. Penso ai racconti di Frances Hodgson Burnett e Katherine Mansfield. Ma soprattutto a quello di A. S. Byatt, che ho scoperto in un’antologia inglese. Parla di un’insegnante che vive in una casa piena di bambole. Finché non arriva una sua collega che….”.

 

 

Che rapporto hai con i giocattoli?

Ottimo, direi. Non so se sia un bene o un male, alla mia età. Ma se ho pensato di dedicargli un’antologia, è perché li adoro. Devo ammettere che sono un fan dei pupazzi. Ne ho una quantità assurda, anche di quelli grandissimi. Mi vanto di essere un campione della pesca con il braccio meccanico. Ogni volta che entriamo in un centro commerciale, la mia fidanzata, Maria Antonietta, si mette le mani nei ricci. Quella che all’inizio era la mia stanza dei libri, ormai è diventata la mia stanza dei libri e dei pupazzi. I miei preferiti sono due: Piccolo Yeti, che in realtà è una riproduzione gigante del protagonista della Dreamworks, tipo mezzo metro. E una deliziosa topolina in accappatoio rosa, che amo: la tengo sempre lì vicino allo schermo del computer. La guardo, e non posso che sciogliermi”.

Cristina Marra

 

Cristina Marra: giornalista pubblicista, si occupa di critica letteraria da diversi anni con particolare riferimento alla narrativa giallo-poliziesca. È stata direttore artistico di numerosi festival tra Festival Lipari Noir, Arena Faletti di Ombre Festival, Calabria Noir Festival, Bologna on the road, le strade del noir, Festival del Giallo di Cosenza. È organizzatrice di diverse rassegne letterarie e ha scritto racconti noir presenti in diverse antologie.È Direttore della collana noir Emozioni d'inchiostro noir e Piccoli noir dell'editore Laruffa.