A Villa Medici di Roma sede dell’Accademia di Francia c’è un’interessante mostra dell’artista fiammingo Johan Creten. E’ aperta e lo rimarrà fino al 31 gennaio 2013, curata da Noele Tissier.
Praticamente sconosciuto al pubblico italiano Johan Creten è noto in tutto il mondo. Presenta a Roma all’Accademia di Francia la sua prima mostra, benchè sia stato artista n residenza sempre a Villa Medici nel 1996, cinquantacinque opere in ceramica, bronzo e resina unite ad alcune opere della sua collezione di artisti del XVI-XVII secolo, come Lucas Van Leyden, Hans Baldung, Jacque Callot, Barthel Behan, e Paul van Vianen. Johan Creten vive e lavora a Parigi.
Nato nel 1963 è’ noto come il miglior interprete innovativo delle opere in ceramica e anche in bronzo ed effettivamente queste esposte a Villa Medici, sono straordinarie interessanti anche per le loro dimensioni. Nei giardini è esposta la grande opera in bronzo De Vieermuis-Il pipistrello, dove si vede la sua virtuosità nella progettazione delle sculture monumentali. Johahn Creten è un artista che non segue alcuna corrente contemporanea, con le sue idee innovative si distingue da tutti gli altri per i sentimenti che esprime nelle sue opere che sono molto valide. Le creazioni realizzate appositamente per quest’esposizione sono del 2019-2020 e come detto sono abbinate ad arazzi, stampe e bassorilievi di artisti del XVI-XVII secolo della sua collezione privata.
Il titolo “I peccati” riferito alle realizzazioni di Johan Creten si può dire che siano peccati veniali, perchè creati mediante un ritorno all’introspezione. Con i riferimenti alle opere storiche l’artista riesce a mutare la nostra percezione in diversi modi fino a mettere in discussione il futuro dell’umanità attraverso il passato. Proprio per questo Johan Creten ha posizionato una nuova serie di Bolders in gres smaltato lungo il percorso della mostra affinchè il pubblico sedendosi possa scoprire le connessioni e immergersi scoprendo i significati nascosti, meditando.
Il percorso si snoda nella prima sala con le creazioni concettuali del 1996 create durante la sua permanenza in residenza con le due opere significative “Présentoir d’Orange” e “Planstok”. Questa sala mette in discussione il rapporto con noi stessi e il tema del paradiso perduto. Nella seconda sala c’è la monumentale opera in resina Muses et Meduses iniziata nel 2015 e finita nel 2019 che si rapporta con la serie “Odore di femmina” che parla della seduzione, dell’ambiguità dei sentimenti e delle relative relazioni. Nella terza sezione ci sono le opere politiche tra le quali il bronzo “Il prezzo della Liberta’” e la serie di ceramiche “ Wargame” .
Sulla bella scalinata c’è la serie di bronzi che parlano della società in continuo mutamento e la scultura alta 5 metri “ The Herring”, domina la fine del percorso. Per la prima volta poi una nuova scultura in porcellana di Doccia è presentata ai visitatori.
Una mostra differente da tutte quelle già viste che è certamente da non mancare.
Emilia Dodi