Un giovane musicista italiano spiega a Visum come nasce la colonna sonora di un film. Incontro con il compositore Jacopo Trifone.
Una volta il nostro era “Il paese della musica” per definizione. Chi conosce un minimo di storia in generale (meglio ancora se di storia della musica, da Guido d’Arezzo ai nostri tempi) sa bene che non si tratta solo di un modo di dire.
Tra queste realtà umane e creative, abbiamo scoperto quasi casualmente un giovane artista italiano, che lavora con l’industria cinematografica di Hollywood. E’ un musicista e compositore, si chiama Jacopo Trifone.
“Negli ultimi due anni e mezzo ho lavorato in un ristretto team alle colonne sonore di Tomb Rider, Mortal Engines, Alita, Sonic, Terminator Dark Fate, Scoobydoo. Ho quindi avuto l’occasione di collaborare con personaggi come James Cameron, produttore di Alita e regista di Titanic e Avatar, e Peter Jackson regista di Mortal Engines e del Signore degli Anelli Abbiamo spesso lavorato 7 giorni su 7 senza orari trascurando anche la vita privata, ma ne è valsa la pena. In precisa – in America la competizione è comunque molto dura, ma le soddisfazioni ripagano dei sacrifici; purtroppo in Italia difficilmente avrei avuto le stesse occasioni, considerando che ho solo 26 anni”.
“La colonna sonora è fin da subito parte integrante del film, non è relegata ad un ruolo secondario; il regista ed il produttore intervengono sulla colonna sonora che, talvolta, può a sua volta anche influenzare alcune scene del film; una volta che il connubio fra film e colonna sonora è perfetto, quest’ultima viene orchestrata passando in sala di registrazione: in pratica si preferisce per la versione definitiva l’imperfezione di un’orchestra alla freddezza del suono digitale prodotto al computer”. E anche questa è una risposta piuttosto interessante: un’orchestra vera al posto del… computer!!!!!
“Nel mio lavoro prima si usano le tecnologie digitali per comporre le melodie al computer, poi queste tracce vengono confrontate ed adattate alla pellicola (e viceversa) La tecnologia quindi aiuta moltissimo nella prima fase creativa – dice il compositore – ed è veramente molto spinta; si può ottenere qualunque suono sintetizzato, anche un coro. Poi, però, il tutto viene registrato con dei veri strumenti in uno studio: di solito usano quello della Fox a Los Angeles o Abbey Road (quello dei Beatles! ) a Londra”.
“A Hollywood la colonna sonora è considerata una parte importante del film; purtroppo in Italia non e’ più così dai tempi epici di Ennio Morricone e i budget ridotti delle produzioni non lasciano molto spazio alla musica… peccato, perché Cinecittà è conosciuta persino negli ambienti di Hollywood”.
“Mi piacerebbe lavorare in una produzione italo-americana; in fin dei conti il cinema italiano è molto quotato qui a Hollywood e sarebbe gratificante dare il mio contributo”.
Salvatore Scirè