Visum incontra Marco Simeoli

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Per il 13° anno consecutivo, al Globe Theatre a Villa Borghese, va in scena lo spettacolo diventato ormai un cult, Sogno di una notte di mezza estate, per l’appunto di William Shakespeare. Marco Simeoli, attore e regista, indossa ancora una volta i panni del simpatico e particolare, perché parla in dialetto napoletano, Peter Quince. A firma dell’indimenticabile e compianto Riccardo Cavallo, lo spettacolo racconta il tempo breve della felicità con un velo di malinconia. Visum lo ha incontrato.

Marco, cosa rappresenta per lei questo spettacolo, giunto quest’anno al 13° anno di rappresentazione?

E’ una festa che ancora continua. Ogni volta c’è quell’entusiasmo di riportarlo in scena, anche per la consapevolezza della grande affluenza di pubblico. Infatti questo spettacolo – spiega a Visum Marco Simeoli – ha visto il maggior numero di spettatori ad ogni stagione, si può capire, quindi, quanto sia grande la gioia nel rifarlo, perché noi ci divertiamo insieme al pubblico. C’è anche però un aspetto malinconico, da quando è scomparso nel 2013 il regista Riccardo Cavallo, che l’ha messo per la prima volta in scena. Era il suo fiore all’occhiello. Cerco di superarlo con questo consenso che lo spettacolo ancora riceve”.

Dopo la scomparsa di Cavallo, avete apportato dei cambiamenti?

No, nessun cambiamento. C’era la volontà di fare qualche modifica, ma pensata da lui quando era ancora in vita. Conseguentemente non ha sentito l’esigenza di sistemarlo, perché funzionava così com’era. Al progetto partecipa la moglie Claudia Balboni, che ormai da anni interpreta Titania, regina delle Fate, ed è anche responsabile dell’organizzazione. Andiamo avanti lasciandolo così com’è”.

Il Globe Theatre ha sempre raccolto molti consensi. Da che dipende questo successo?

Negli anni il Globe è diventato una grande realtà, laddove all’inizio è iniziato come una sfida. Pensavamo che Shakespeare d’estate, a Villa Borghese, avrebbe interessato poche persone. Invece così non è stato. Uno dei motivi del successo – conferma – la possibilità di offrire spettacoli ad un prezzo popolare. E per noi è una gioia vederlo sempre pieno di giovani”.

Ormai da anni lei lavora con Gigi Proietti, prima maestro e poi compagno di tanti spettacoli

Considero Gigi un padre artistico, lavoro con lui da circa 25 anni. Oltre ad essere stato un grande maestro, Proietti è stata un’iniezione continua di energia e spinta professionale. Molti maestri non dicono quello che pensano dei loro allievi – sottolinea –  mentre lui lo ha sempre fatto o comunque, me lo ha fatto arrivare anche indirettamente”.

Altri progetti imminenti di lavoro?

Appena termino qui al Globe questo spettacolo, mi potrete vedere al Teatro Marconi Festival nella divertente pièce Tutto in famiglia, di Murray Schisgal, con Francesca Nunzi, Felice Della Corte, che cura anche la regia, Marco Della Vecchia”.

Giancarlo Leone

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