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    Categories: Spettacolo

Va in scena l’opera incompiuta di Pirandello

Anche quest’anno, come è ormai consuetudine, all’interno della manifestazione Estate Romana 2018, la Pirandelliana si conferma come appuntamento tra i più importanti. Si conclude il prossimo 12 agosto. Qui di seguito la recensione de I Giganti della montagna.

I Giganti della montagna, che quest’anno si alterna con Il berretto a sonagli, nella Rassegna Pirandelliana, nella splendida cornice del Giardino della Basilica di Sant’Alessio all’Aventino, a Roma, è un’opera incompiuta e raramente rappresentata. Si presenta subito come un lavoro “meta teatrale”, forse uguagliando i Sei personaggi in cerca d’autore. L’opera, datata 1933, si svolge in un tempo ed un luogo indefiniti, in quella particolare condizioni di rimandi tra finzione e realtà che spesso contraddistingue il teatro del drammaturgo siciliano.

Cotrone, a cui dà vita Marcello Amici, anche regista del dramma, come Prospero ne La tempesta di Shakespeare, è un Mago che gestisce il potere assoluto in questa “isola” che è la villa sperduta scena dell’opera pirandelliana. Lo scopo del Mago è quello di fornire l’essenza dei sogni a sei “Scalognati”, ospiti, per l’appunto, di una villa misteriosa ubicata in un’isola “abbacinata dal sole”, quasi a dimostrare che l’unico modo per salvarsi dalla degenerazione totalizzante e devastatrice è quella di rifugiarsi nella fantasia che si dimostra talvolta molto più vera della stessa realtà. Ma ad inquietare questo equilibrio, come nei Sei personaggi in cerca d’autore, ci penserà una compagnia di attori allo sbando che, con la loro irruzione sull’isola, generano un turbamento negli “Scalognati” che grazie al convincimento del Mago Cotrone, accetteranno i nuovi ospiti.

Lo scopo della compagnia di questi sbandati, in particolare quella di Ilse la contessa, è quella di rappresentare “La favola del figlio cambiato”, che un poeta, morto suicida, ha scritto per lei. Nonostante non abbia riscosso nessun consenso nel pubblico, la contessa è fortemente determinata nel portare questo dramma in giro per il mondo e in particolare in un paese sopra una montagna abitata da misteriosi “Giganti” nonostante i tentativi del Mago Cotrone di dissuaderla. Il Mago cerca di convincerla mostrandole i prodigi che possono avvenire nel luogo dove vive grazie ad un semplice richiamo di voce, con effetti di luce che appaiono all’improvviso generando fantastiche immaginazioni; in più propone alla contessa di far rappresentare il dramma fra gli “Scalognati”, ma la contessa rifiuta in quanto convinta che l’opera debba vivere tra gli uomini. Nonostante le perplessità, il Mago si mette a disposizione nell’aiutare la compagnia nell’allestimento del dramma presso i giganti e così s’incamminano nel viaggio.

Come nei Sei personaggi in cerca d’autore, le figure create dal poeta sono frutto dell’immaginazione ma non per questo meno reali: si riaffermano come nate dalla fantasia e vivono di vita proprie se evocate dalla messa in scena. Ma ciò è possibile solo in questo luogo magico fuori del tempo. Al di fuori di esso, gli attori continueranno sempre di tentare di rappresentare il loro dramma.

L’ottima regia segue minuziosamente le indicazioni dell’autore, mentre tra giochi di identità e maschere la storia si sviluppa secondo un percorso meta teatrale dove scena e realtà si fondono insieme confondendosi e gli attori si mescolano ai personaggi e viceversa. Il linguaggio certo è dell’epoca, fortemente datato specie quello della contessa Ilse, mentre sembra attuale e ricco di verve quello di Cromo. Le scene sono ottimali e la logica che sostiene quest’opera ha un fascino che non tramonta mai, è un universo parallelo sospeso tra sogno e realtà.

 

La messa in scena ha dei picchi notevoli nei momenti metateatrali, soprattutto nella coreografica mascherata dove gli attori-fantoccio ai comandi di un Cotrone burattinaio, si muovono quasi fossero dei robot telecomandati. Il surreale universo pirandelliano si riconferma come una metafora della vita che passa attraverso il teatro e anche teatro evocato dalla vita stessa. E’ un circolo chiuso dove si parte dalla fantasia per tornare inevitabilmente ad essa esplorando l’animo umano attraverso i personaggi creati dall’autore. E’ un mondo dove tutto è possibile, dove non esistono bugie ma verità inventate e ciascuno non è mai quel che crede di essere, ma in qualche modo immagine nascosta negli altri.

 

 

Ottimo tutto il cast che ha interpretato I Giganti della montagna, a cominciare da Cotrone, un ottimo protagonista e regista Marcello Amici. Tiziana Narciso nel ruolo di Ilse, la contessa, Anna Varlese nel ruolo di Diamante.

 

 

Bravo e simpatico Maurizio Sparano, nei panni di Battaglia, generico-donna. Così all’altezza della situazione, Marco Sicari (Spizzi, l’attor giovane), Marco Vincenzetti (Cromo, il caratterista). Tra gli “Scalognati”, gli abitanti dell’isola, ottima interpretazione di Lucilla Di Pasquale, nel ruolo de La Sgricia, che nel suo monologo interpretato con dolcezza intessuta da grande intensità, è riuscita a conquistare tutti gli spettatori fino a strappare applausi a scena aperta. Brava Barbara Pizzuco, nel ruolo di Mara-Mara, detta la Scozzese. Bella, muta ma espressiva, Giulia Crescente, nella parte di Maddalena. Una rappresentazione affascinante. Da vedere.

Giancarlo Leone

 

Giancarlo Leone: Giornalista specializzato in teatro