L’anno di Murillo a Siviglia

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La città di Siviglia rende omaggio a Murillo con tre importanti esposizioni. La prima ‘Murillo e i cappuccini a Siviglia’ si può seguire al Museo delle Belle Arti, fino al 1° aprile 2018, la seconda ‘Murillo e la sua estela a Siviglia’ al Centro Santa Clara, la terza ‘Itinerari Murillani’ al Centro storico della città.

E’ l’Anno di Murillo e Siviglia rende omaggio a uno dei grandi artisti del barocco spagnolo e il più rilevante nella lunga storia della scuola pittorica sivigliana.

Così, per commemorare il IV Centenario della nascita di Bartolomé Esteban Murillo (1617-1682), si offre una panoramica della sua produzione estesa alla creazione profana, che illumina gli spazi espositivi della seconda pinacoteca del paese e del Centro Santa Clara, insieme ad un itinerario.

 

Il Museo delle Belle Arti, epicentro, dell’efemeride, riunisce una serie di opere che il pittore realizzò per il Convento dei Cappuccini della città, considerato uno dei cicli più riusciti del Seicento spagnolo, data la sua quantità e qualità.

Tra un lungo periodo di interventi delle 24 opere di Murillo portati a termine dal prestigioso Museo, la mostra in questa sede include eccezionalmente ‘Il giubileo della Porziuncula’, una tela di grandi dimensioni, rientrata a Siviglia dopo due secoli grazie al prestito del Museo Wallraf-Richartz, che la cede al Belle Arti per un periodo di 10 anni a cambio del suo restauro.

Il suo arrivo alla città tedesca fu rocambolesca. Secondo Valme Muñoz, direttrice della pinacoteca e curatrice della mostra: “I frati cappuccini consegnarono la ‘Porziuncola’ al pittore Joaquin Cabral Bejarano, in pagamento per i suoi servizi. Questi, dopo averla messa sul mercato, contava fra i suoi compratori l’infante Gabriel de Borbon, i cui eredi la vendettero nel 1896 al Museo di Colonia, il suo attuale proprietario. La maggior parte delle opere emigrate avevano viaggiato sul fiume Guadalquivir, ma la Porziuncola, date le sue dimensioni, rimase sull’altare da dove fu strappata dalle truppe del maresciallo francese Soult, per poi essere trasferita a Madrid ad incrementare il museo di Giuseppe Bonaparte. Finita la guerra d’Indipendenza, rimase in Spagna, custodita all’Accademia di Belle Arti di San Fernando, che la restituì ai frati Cappuccini”.

O l’avventurosa vita dell’‘Arcangelo San Michele’: arrivato da Vienna – ora sfoggia al Belle Arti – è un altro triste esempio delle peripezie sofferte da alcune delle più belle opere di Murillo. Salpata in una nave per salvarsi dai napoleonici poi non fece più ritorno in patria. Si persero le sue tracce fino a quando un commerciante francese la vendette al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Si trattava dell’ultima parte che completava la pala dei Cappuccini, la commessa più importante, da tutti i punti di vista, di tutti gli incarichi ricevuti da Murillo.

 

L’allestimento di ‘Murillo e i Cappuccini di Siviglia’ rispetta la diposizione originale delle opere sulla pala per cui il ‘Santo Volto’ si esibisce come le altre opere all’altezza del cavalletto. Il quadro appartiene a una collezione privata inglese in deposito nel Ashmolean Museum de Oxford. Si sa che partì da Siviglia nel 1830 circa dopo il suo acquisto dal viaggiatore romantico Richard Ford.

 

L’ulteriore obiettivo di questa celebrazione è quello di far conoscere i risultati delle ricerche condotte e portate a termine dagli studiosi specializzati. E si spiega questo interesse: Murillo non è stato solo l’artista di contesti religiosi insistendo sulla Controriforma, ma quello che ha immortalato delle scene “costumbristas” (di genere), non molto bene apprezzate dalla Spagna di allora. Da ricordare che i trattati di pittura dell’epoca disprezzavano la figurazione di personaggi popolari, contrariamente a quello che accadeva nel Nord d’Europa, dove la rappresentazione della vita quotidiana riscuoteva grande successo, dando un senso di veridicità.

 

E Murillo, dal profondo Sud d’Europa, si azzardava a ritrattare con spontaneità delle scene di ragazzini che cercavano di cavarsela fra la più autentica miseria per la strada. La committenza proveniva dai numerosi investitori fiamminghi e olandesi residenti a Siviglia, attirati dalle spedizioni verso il Nuovo Mondo (il fiume Guadalquivir navigabile all’epoca contava con uno dei porti principali, anche se fluviale, del paese per l’imbarco e sbarco delle merci con le Americhe).

 

 

E questi quadri di Murillo costituiscono un vero documentario di quegli anni, paradossalmente i più sconosciuti in Spagna dato che arricchiscono le sale dei musei fuori dalla propria frontiera. Comunque, questo spossessamento ha permesso di far conoscere la sua arte all’estero, come è successo a tanti capolavori di autori italiani che popolano i migliori musei internazionali.

 

 

Murillo è un artista da scoprire nella visibilità delle sue immagini. La sua arte è decisamente illusoria perché sa fabbricare una eloquente rappresentazione. Fu un ribelle giacché seppe rompere con la tradizione precedente cercando il suo proprio linguaggio”, afferma il professore Benito Navarrete, curatore della mostra al Centro Santa Clara.

 

Mentre il professore Enrique Valdivieso, responsabile degli itinerari sulla vita cittadina dell’artista, che partiranno dalla Casa di Murillo nel centro storico, dichiara: “Risulta triste contemplare nell’attualità delle serie pittoriche, come quella realizzata per il convento di San Francisco a Siviglia, smembrate nei diversi musei del mondo e prive della loro antica cornice, ormai distrutta per sempre”. E aggiunge: “La dispersione del catalogo dell’artista costituisce il grande dramma culturale della sua città natale. Quindi, l’anno di Murillo, appena inaugurato restituisce temporaneamente quei capolavori finiti come bottino dell’invasione francese. E proprio questa sua produzione dispersa è la protagonista della mostra aperta al Bellas Artes, con prestiti dalla Germania, Austria, Regno Unito, unita ai propri fondi del Museo e della Cattedrale”.

L’apice delle celebrazioni avverrà poi col Convegno ‘Murillo di fronte al suo centenario’, che convocherà i principali specialisti e studiosi dell’artista per aggiornare e completare il suo catalogo nonché per conoscere meglio la biografia dell’uomo e la carriera dell’artista.

L’opera di Murillo, degnamente celebrata nella sua complessità viene accolta come il miglior regalo fatto ai sivigliani e ai numerosi visitatori nella città natale del grande artista barocco.

Carmen del Vando Blanco

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