Jean Michel Basquiat in mostra a Roma

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La mostra di Jean Michel Basquiat al Chiostro del Bramantedi Roma in accordo con la Mugrabi Fondation mette in luce un decennio di arte di questo giovane artista celebratissimo e nel contempo contestato della New York degli anni tra il 1981 e l’ 87, con la sua opera che può sembrare ingenua e fanciullesca, mentre presenta il suo rifiuto di ogni razzismo, l’orgoglio della sua razza e la sua frenesia del disegnare, dipingere e soprattutto esprimersi con la scrittura che colma spesso le sue realizzazioni. E’ curata da Gianni Mercurio con Mirella Panepinto. Organizzata da DART Chiostro del Bramante con Arthemisia Group in collaborazione con Mugrabi Collection di New York. Catalogo Skira.

 

Negli anni 2000 ci sono state altre esposizioni a Roma di Jean Michel Basquiat, nessuna però così esaustiva che tocca tutti i rami dell’arte nel quale questo giovane, che nasce come graffitista, si è espresso nel poco tempo della sua vita stroncato da un overdose a soli 27 anni.

 

 

 

 

I suoi primi esordi sono nati con il nome SAMO con il quale firmava le sue opere nelle strade di New York e che metteva in atto nelle vicinanze della più importanti gallerie newyorchesi in unione con un altro artista dal quale si separò quando decise di lasciare la strada per esporre nelle gallerie. Fin da piccolo desiderava dipingere e amava incondizionatamente la musica cosa che gli era stata inculcata dai nonni materni, così come l’amore per l’arte gli derivava dalla madre che lo accompagnava a visitare i musei.

 

Quando ancora bambino ebbe un incidente e restò in ospedale, la madre gli portò un libro di anatomia che l’artista tramutò poi nelle sue opere in molte rappresentazioni di organi interni. In mostra c’è una sala a questi dedicati, così come sono esposti una serie di piatti in ceramica dove sono disegnati alcuni ritratti di amici.

 

La sua amicizia con Andy Wharol che lo portò a dipingere insieme risale ai tempi nei quali Wahrol aveva lasciato la pittura per riprenderla poi. L’artista fu sempre interessato ai grandi sportivi e ai grandi musicisti neri. Notissimo il suo amore per il Jazz Black che in mostra è evidenziato con più opere. La sua arte è un misto di espressionalità e insieme dalla concettualità, quindi un mix tra figurazione e astrattismo.

 

La corona dorata che compare in molte delle sue realizzazioni è un segno distintivo e per questo nella parte alta del Chiostro è realizzata con il neon. Gli artisti che lo hanno più influenzato sono stati Cy Twombly, Franz Kline e il nostro Leonardo, ma anche i disegni rupestri.
La morte è molto presente nell’opera di Basquiat e i teschi sembrano far comprendere l’ossessione per questa tematica.

Nelle scritte che occupano i lavori ci sono molti riferimenti agli scritti di Leonardo da Vinci, così come in alcuni disegni. In mostra c’è l’opera che l’artista aveva realizzato per la tomba di Warhol dove tutto il suo dolore per la perdita dell’amico e mentore, si esplica in Grovestone dove a sinistra c’è una porta con la croce e un fiore e a destra un teschio al centro di un cuore, mentre in quella più grande la parola perishable. E’ un trittico che sembra voler mostrare come dopo la morte ci sia un’altra vita.
Una mostra forse non facile da comprendere, ma interessante perché fa vedere il percorso di Basquiat dal graffitismo alla vera opera d’arte. Per questo l’esposizione è dotata gratis di audioguida.

Emilia Dodi

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