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Un tram che si chiama desiderio al Quirino con una grande Mariangela D’Abbraccio

Una grande Mariangela D’Abbraccio interpreta la Blanche di “Un tram che si chiama desiderio” in scena al Teatro Quirino di Roma.

Un tram che si chiama desiderio al Quirino con una grande Mariangela D’Abbraccio.  Una grande Mariangela D’Abbraccio interpreta la Blanche di “Un tram che si chiama desiderio” in scena al Teatro Quirino di Roma.

Bella e sofisticata, terrorizzata ed insicura quanto basta, a rappresentare l’ansia, e la schizofrenia dominante all’interno della famiglia dell’autore di questa commedia drammatica, Mariangela D’Abbraccio, è immensa nel sua performance artistica.

Un tram che si chiama desiderio al Quirino con una immensa Mariangela D’Abbraccio

Riesce a trasmettere al pubblico tutta l’atmosfera triste e carica di violenze, oltre che di sesso, (dissimulato quanto basta a non renderlo volgare ) della quale è intriso il personaggio di Blanche. La D’Abbraccio imprime la straordinaria forza emotiva ed espressiva che caratterizza una donna psicologicamente fragile, ed enormemente sfortunata, dominata da mille sfaccettature e lacerata dalle contraddizioni.

Blanche un personaggio di Un tram che si chiama desiderio dai lati oscuri e intricati

Nella sua mente vuole essere rispettabile malgrado i suoi trascorsi non proprio limpidi, fatti, tra l’altro, di frequentazioni poco raccomandabili con minorenni, al solo fine di non far apparire il tempo che inesorabilmente trascorre. Allora trova rifugio vivendo in ambienti poco illuminati, per non mostrare l’età che avanza: perché Blanche vive in una costante ombra che intende rappresentare, l’ombra della vergogna, della menzogna, dell’illusione.

Una vita quella di Blanche all’insegna dei peggiori aspetti umani

Una vita, quella di Blanche – D’Abbraccio vissuta all’interno dei peggiori aspetti umani: l’ubriachezza, la fragilità psicologica, il realismo, l’ignoranza intellettuale del suo “nemicoStanley, il cognato in casa del quale cerca, inutilmente, rifugio. Trovando invece, una violenza maggiore di quella all’interno della quale aveva vissuto fino al momento, in cui ha dovuto rivolergersi per una aiuto, per un affetto, alla sorella Stella, la sfortunata, anch’essa, moglie di Stanley.

Scene di duro realismo, si alternano sul palcoscenico del Teatro Quirino in Un tram che si chiama desiderio

Scene di duro realismo, si alternano sul palcoscenico del Teatro Quirino, interpretate dal contraltare di Blanche, uno Stanley che Daniele Pecci sa interpretare, conferendo al personaggio tutta la durezza umana e psicologica necessaria, a renderlo concretamente antipatico, ma certamente sicuro delle sue mire in tema di modi di vivere.

Daniele Pecci ben rende i lati del personaggi Stanley

Da questo lavoro gli interpreti principali, con l’ausilio di Giorgia Salari, Eros Pascale, Erika Puddu, Massimo Odierna, Giorgio Sales, Francesco Tavassi e Stefania Bassino ( che danno vita  agli amici ed ai vicini di casa di Stanley e Stella ), riescono a far emergere particolari umani drammatici, usando le armi del sesso, del disagio mentale di Blanche, della omosessualità di suo marito, i quali, nell’insieme, individuano una famiglia assolutamente estranea ai concetti di accoglienza e di ospitalità, tipici dell’epoca degli anni ’40 dominanti nella New Orleans in cui la vicenda è ambientata.

 

Sembra quasi incredibile che un’attrice napoletanissima coma Mariangela D’Abbraccio riesca a fondersi nel personaggio che fu, inizialmente, di Vivian Leigh ma l’arte, la cura dei particolari che ella sfoggia, è tale da far dimenticare perfino la Filomena Marturano che rappresenta ed ha rappresentato il suo cavallo di battaglia.

Un eccellente Daniele Pecci in Un tram che si chiama desiderio

Di contro l’altro protagonista del lavoro di Williams, ora in scena al Quirino, Stanley, è intensamente vissuto da un eccellente Daniele Pecci che egregiamente interpreta, quasi con la stessa intensità espressiva, quel polacco che nel 1947 la cui interpretazione venne affidata a Marlon Brando.

Ottima la regia di Pier Luigi Pizzi

Ottima la regia di Pier Luigi Pizzi che si avvale delle appropriate e flebili luci di Luigi Ascione e delle musiche di Matteo D’Amico.

Lo spettacolo, tre atti tutti da godersi e da assimilarsi quali veri e propri insegnamenti di vita, resterà in scena fino al prossimo 6 febbraio.

Andrea Gentili

Andrea Gentili: