Intervista a Raffaella Catalano e Giacomo Cacciatore, curatori della collana Le dalie nere di Ianieri editore

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Presentata ufficialmente al festival Una marina di libri a Palermo, la collana Le dalie nere edita da Ianieri

Presentata ufficialmente al Festival una marina di libri a Palermo, la collana Le dalie nere edita da Ianieri è nata all’inizio della primavera di quest’anno e sin dalle prime tre pubblicazioni, si impone per originalità e novità nel vasto panorama narrativo del genere giallo e noir. Curano Le dalie nere due pezzi forti del mondo editoriale, l’editor Raffaella Catalano e lo scrittore Giacomo Cacciatore. Visum li ha intervistati.

Raffaella Catalano

Fresca e diretta, dalla grafica e dal formato accattivanti, per le copertine la collana sceglie il colore del poliziesco nostrano, il giallo della tradizione che incontra l’innovazione. Curano Le dalie nere due pezzi forti del mondo editoriale, l’editor Raffaella Catalano e lo scrittore Giacomo Cacciatore, a questa coppia che mastica scrittura e indaga l’universo della narrativa da oltre venti anni, si è affidato Mario Ianieri, editore che si distingue per la vasta pubblicazione di libri di studi dannunziani e che ha scelto di puntare sul noir, con la consapevolezza di quanto questo genere sia in evoluzione costante e meriti nuovi spazi.

Raffaelle e Giacomo, la collana Le dalie nere nasce all’inizio di questo anno in piena pandemia. Quanto coraggio ci vuole per un editore e i curatori a intraprendere una nuova avventura? A che lettori punta la collana? E quando avete pensato al progetto editoriale?

Giacomo Cacciatore

Per l’editore Ianieri, sicuramente c’è voluto molto coraggio. Per noi curatori, meno. Dati i nostri contatti ventennali con numerosi scrittori e aspiranti tali, durante la pandemia abbiamo avuto contezza che in tanti avessero avuto voglia di scrivere e lo avessero fatto, per ragioni diverse: per il tempo reso forzatamente libero dal lockdown; per allontanare dalla mente, con l’impegno creativo, la terribile situazione che si stava (e in parte si sta) vivendo; per raccogliere le inquietanti suggestioni di un virus sconosciuto che pian piano ha invaso il mondo e trasferirle nella scrittura. Quindi, noi curatori abbiamo ricevuto svariati inediti da leggere e valutare. E da lì abbiamo dato avvio alla collana con la prima delle nostre scelte: ‘La strantuliata’ di Fabrizio Escheri, un bellissimo romanzo d’esordio che ci ha regalato e ci regala ancora grandi soddisfazioni.

Fabrizio Escheri

“La collana che curiamo per Ianieri Edizioni punta a lettori variegati, tant’è che l’abbiamo definita non una collana di gialli, ma anche di noir, di true crime e di contaminazioni. Non ci fermiamo al whodunit classico. Tutt’altro. Passiamo dal giallo storico al thriller siculo, dal noir psicologico alla storia giudiziaria. E nuove variazioni arriveranno con i prossimi volumi. Il progetto editoriale, nato – come detto – poco dopo l’inizio della pandemia, si impernia proprio sulla differenziazione dell’offerta, dei temi, ma prima di tutto sulla qualità delle storie e della scrittura”.

James Elroy

Il nome è un omaggio al capolavoro di Ellroy. Il territorio e la cronaca sono i punti di forza dei romanzi che scegliete?

“Il nome della collana è ispirato a ‘Dalia nera’ di James Ellroy, proprio perché Ellroy ha fatto della contaminazione tra i generi letterari il suo punto di forza, sia nel romanzo appena citato, sia – per esempio – in un altro suo capolavoro: ‘I miei luoghi oscuri’. È un autore che amiamo, nonché il padre del neo-noir di forte impronta anche realistica e autobiografica. Quanto alla cronaca e alla territorialità, no, non sono necessariamente criteri di selezione. Anzi”.

 

Sono usciti già tre titoli e l’impronta siciliana è evidente. Quanta originalità trovate negli autori siciliani? Il progetto editoriale intende approfondire ancora la scrittura dell’isola?

Margherita Gobbi La spirale delle vite perdute

“Non è una scelta quella di aver pubblicato, al momento, due autori siciliani su tre. Anche se altri siciliani arriveranno, teniamo a sottolineare che non amiamo i confini, né regionali, né quelli troppi stringenti del genere letterario. Come detto, il nostro unico criterio di selezione è la qualità: della storia e della scrittura. Cerchiamo trame e voci originali, con carattere. È capitato che i primi due libri che ci hanno convinti fossero di autori della nostra isola. Poi, con il terzo romanzo, è arrivata l’Emilia Romagna, con l’esordio di Margherita Gobbi e del suo sorprendente ‘La spirale delle vite perdute’, che però è ambientato in Valle d’Aosta. Riguardo agli autori isolani, notiamo un ritorno all’espressione di individualità che si sono emancipate dal modello camilleriano, il quale inevitabilmente aveva prodotto negli anni delle pallide imitazioni. Di Camilleri ce n’è stato uno solo ed era un grande. Gli emuli lasciamoli perdere. Questo periodo di ‘scimmiottamento’, sembra tramontato a vantaggio di una narrativa più sentita e riconoscibile nella sua originalità e indipendenza dalle mode”.

La strantuliata di Fabrizio di Escheri

Una nuova collana nel vasto panorama nazionale di pubblicazioni poliziesche che “strantuliata” (scossone) può dare al genere?

“Non sta a noi dirlo, crediamo. Comunque, le nostre non sono solo pubblicazioni “poliziesche”. Non ci illudiamo, in ogni caso, che Le dalie nere possano, nell’immediatezza, ‘strantuliare’ (ossia scuotere) l’intero panorama nazionale. Sarebbe presuntuoso e irrealistico pensarlo. Da parte nostra e dell’editore ci sono impegno, passione e cura nelle scelte e nel seguire la vita dei libri. Le recensioni, per ora, ci hanno premiati. Per il resto… si vedrà”.

 

Escheri, Barbieri e Gobbi, sono i primi tre autori della collana. Cosa vi ha colpito nei loro romanzi?

Tre di Carlo Barbieri

“In Fabrizio Escheri, la scrittura molto personale e l’ambientazione sulle Madonie, zona che lui conosce benissimo e che narra con amore e competenza, portando con sé i lettori in quei luoghi per trasferire loro tutto il fascino che esercitano su di lui. Senza tralasciare la ricostruzione di un delitto che spiegherà molte cose e produrrà scossoni su scossoni. In ‘Tre’ di Carlo Barbieri, la vivacità dei personaggi, tutti ben delineati e credibili, la sua Palermo, che è anche la nostra, nel senso che è perfettamente riconoscibile, e la ricerca storica che caratterizza il romanzo, il quale infatti va molto al di là della storia da giallo classico, offrendo spunti di approfondimento culturale”.

 

“Di Margherita Gobbi, con ‘La spirale delle vite perdute’, ci ha folgorati il progetto imponente che si è prefissata l’autrice esordiente: un’opera corale, complessa, stratificata e ambientata in epoche diverse. Abbiamo voluto premiare, con un buon sostegno, un’opera molto complessa per chi, come lei, è alle prime armi”.

Festival una marina di Libri di Palermo

La psicologia dei personaggi e la doppiezza ricorrono in tutti e tre i romanzi, sbaglio?

“Beh, la costruzione di una credibile psicologia dei personaggi riteniamo sia imprescindibile in qualsiasi buon romanzo. E la doppiezza, se intesa come esistenza di sfumature, di luci e ombre, di bene e male, è insita in ogni essere umano. Quindi se un personaggio è ben delineato, deve avere queste caratteristiche”.

La serialità sembra essere diventata elemento distintivo del giallo nostrano, cosa ne pensate?

“Non bisogna forzare la mano con la serialità. Se per un autore è naturale, ben venga. Ma se diventa una forzatura per sfruttare un successo o per cavalcare le mode, no: meglio evitarla. Suonerebbe artificiosa e non la apprezzeremmo”.

Festival una marina di libri a Palermo

Editor e scrittori, secondo voi l’effetto della pandemia quanto cambierà il modo di scrivere?

“Non in maniera significativa. Come dicevamo, forse ha incrementato il desiderio di scrivere, di evadere grazie alla creatività, di sondare il proprio inconscio e mettere inquietudini su carta, ma non crediamo che influenzerà lo stile. Di certo, stile a parte, non apprezziamo la quantità spropositata di narrativa a tema Covid che è stata prodotta”.

Un’anticipazione sulla prossima uscita?

Festival una marina di libri di Palermo

“I prossimi tre autori saranno ancora siciliani, due di Palermo e uno no. Su tre, due sono giornalisti, tra i quali una donna, che per fortuna arricchirà una collana che, al momento, annovera solo un’altra autrice. Saranno tre romanzi molto diversi: il primo è un thriller mozzafiato ambientato tra Palermo e New York con la mafia a fare da sfondo e una difficilissima scelta di vita come molla di tutta la storia. Il secondo si potrebbe definire un ‘romanzo civile’ nel quale certe questioni giuridiche sono il perno di una vicenda familiare, sociale e politica. Infine, il terzo rievoca una tragedia reale, accaduta in una miniera sicula, cercando di individuare retroscena e interessi di quella che forse non è stata una disgrazia imprevedibile e imprevista. È un libro che trae fascino dal contrasto tra la vita alla luce del sole e quella nelle profondità della terra”.

Cristina Marra

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